DIVINE-WATERS

DIVINE-WATERS DIVINE-WATERS Un omaggio al travestito più eccessivo d'America EL 1982 una grande retrospettiva organizzata a Milano circolò poi nei cineclub e fece scoprire a un pubblico molto ampio che il cinema americano interessante continuava ad essere girato lontano da Hollywood. La rassegna si intitolava semplicemente «Cinema indipendente americano» e al suo interno c'era un po' di tutto: registi intellettuali poi diventati famosi (Jim Jarmusch) e altri poi quasi dimenticati (Amos Poe), sperimentatori d'avanguardia (Scott e Beth B.) e esteti dello splatter (lo straordinario «Bloodsucking Freaks»). Ma la star della rassegna era stata una sola: Divine, interprete delle divertenti follie di John Waters. Divine (foto a fianco), cui viene dedicato un omaggio dal festival «Da Sodoma a Hollywood», era eccessiva in tutto: a partire dal peso (sicuramente superiore al quintale), per continuare con i vestiti coloratissimi e volutamente camp, per finire con la cotonatura esagerata che le coronava la testa e che richiamava volutamente le virginali bellocce dei film giovanilisti Anni 60. Ma Divine di virginale aveva ben poco, visto che era un travestito, il primo a sfondare decisamente il pregiudizio che escludeva tale sessualità dal cinema commerciale. I film di Waters erano piccole perle di cultura pop, ancora più eversiva nel momento in cui sembrava che gli yuppies imponessero i loro tabulati come nuovo immaginario collettivo. Un italiano, Vito Zagarrio, si recò in America a girare un documentario che intitolò «Divine Waters», che significa «Acque divine» ma è anche il nome del regista e della sua interprete preferita. Divine scompare all'improvviso, e quasi contemporaneamente a John Belushi: una fine maledetta sulla quale fu difficile però piangere, tanto forte era il divertimento che quei due avevano portato nei tristissimi «anni di rucola». [s. d. e]

Luoghi citati: America, Hollywood, Milano