LùJia sul podio della Rai D'Avalos per la Filarmonica di Leonardo Osella
ORCHESTRE ORCHESTRE A TUTTO BRAHMS LùJia sul podio della Rai D'Avalosper la Filarmonica che ha messo in programma in maggio la sua «Grabstein fùr Stephan» con i Berliner Philharmoniker diretti da Claudio Abbado. Questa «Stele», eseguita per la prima volta in Italia a Venezia nel 1995, è per grande orchestra e richiede, tra l'altro, Liijia dirigerà la pianista Zilberstein in un concerto di Saint-Saens l'impiego di sei flauti, quattro tube wagneriane, il cymbalon ungherese, un pianoforte a quattro mani e un pianoforte verticale, tutta la gamma di percussioni. Anche l'Orchestra Filarmonica di Torino propone Brahms. Gli appuntamenti sono i tre consueti al Conservatorio: domenica 13 alle 18 con la prova generale aperta (ingresso a 10 mila lire), lunedì 14 e martedì 15 alle 21 per i concerti veri e propri. Per l'occasione torna a Torino il direttore Francesco D'Avalos, che avrà accanto a sé due solisti valenti come Massimo Marin e Dario De Stefano. Infatti una delle due pagine brahmsiane previste è il «Concerto in la minore per violino, violoncello e orchestra op. 102». Il brano sancì la riconciliazione di Brahms con il violinista Joseph Joachim, la cui amicizia si era raffreddata a causa dell'intromissione del compositore in una disputa tra Joachim e la moglie Amalie. In precedenza sarà ancora Brahms a tenere campo con la «Ouverture tragica in re minore op. 81». L'opera fu scritta, in un certo senso, come rovescio di una medaglia il cui recto era costituito dalla «Ouverture accademica op. 80». Il carattere festoso dell'«Accademica» aveva suscitato nell'autore un'esigenza estetica di equilibrio, che l'aveva indotto a creare subito di seguito una partitura di carattere completamente opposto, un po' livida e nebbiosa, spia di quel mondo nordico cui Brahms, nato e vissuto a lungo ad Amburgo, restò legato per tutta la vita. Si chiude con la poco eseguita «Sinfonia in re maggiore op. 107» di Mendelssohn, detta «La riforma» perché destinata alle celebrazioni per la Riforma e la Confessione di Augusta. Ne è tema ricorrente il cosiddetto «Amen di Dresda», immortalato anche da Wagner nel «Parsifal». Leonardo Osella
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