«Assegni più leggeri» E' la riforma di Kehl di Emanuele Novazio

«Assegni più leggeri» E' ics riferitici di Kehi «Assegni più leggeri» E' ics riferitici di Kehi L'ESEMPIO TEDESCO BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Le pensioni tedesche diventeranno piìi leggere. Anche se per gradi, scenderanno - per i «salariati medi» - dall'attuale 70 per cento al 64 per cento del salario netto, secondo un progetto messo a punto dai partiti della coalizione di governo, che ha subito sollevato la protesta dell'opposizione socialdemocratica e dei sindacati (un'associazione per l'assistenza sociale ha perfino minacciato il ricorso alla Corte Costituzionale, se la riforma andrà in porto). Chi sceglierà di andare in pensione prima dei 65 anni, inoltre, subirà una riduzione del 3,6 per cento l'anno. Il compromesso fra i partiti della maggioranza arriva alla vigilia di un importante vertice con le forze d'opposizione - previsto per oggi - dedicato alla riforma fiscale: una riforma considerata dal cancelliere Kohl condizione indispensabile per una concreta diminuzione della disoccupazione - ancora a livelli record, 4 milioni e mezzo di senza lavoro, nonostante la lieve flessione registrata il mese scorso - grazie alla liberazione di risorse per decine di miliardi e a sgravi per le imprese. Di certo, le polemiche sulla revisione delle pensioni graveranno sull'incontro. Ieri, il leader socialdemocratico Oskar Lafontaine ha ricordato la disponibilità a rivedere il sistema-pensioni, gravato da oneri che - secondo il governo - mettono a repentaglio «la tranquillità dei giovani d'oggi» una volta che saranno usciti dal mondo produttivo. Ma la via imboccata dal gabinetto Kohl non è quella giusta, accusa Lafontaine: perché non rivedere il sistema di finanziamento delle pensioni attraverso un adeguato e complessivo intervento sul sistema fiscale, si chiede l'Spd, invece di abbassarne la percentuale rispetto al salario? Il progetto del governo sembra offrire tuttavia un buon margine alla trattativa e al compromesso: la chiave è in una «formula» calcolata in base alle «aspettative di vita». Quanto più queste aumentano, tanto più le pensioni diminuiscono. Il progetto del governo prevede di completare il passaggio al nuovo sistema entro il 2030 - quando la popolazione superiore ai 65 anni dovrebbe salire dal 15 al 34 per cento del totale - anche se gli alleati liberali vorrebbero affrettare i tempi e chiude- re il periodo di transizione nel 2015. La contrapposizione nasce per l'appunto dalle diverse valutazioni sulle «aspettative di vita» per i tedeschi di età superiore ai 65 anni: fra il 1983 e il 1993, sono salite di un anno e quattro mesi, come dire di 1,7 mesi l'anno. Gli esperti del governo ritengono che questa ten- denza rallenterà nel prossimo futuro. Per completare la transizione entro il 2015 come chiedono i liberali, invece, l'aumento dovrebbe essere di 2,4 mesi l'anno. Ma si tratta, naturalmente, di previsioni volatili e suscettibili di errore, intorno alle quali potrebbe crearsi una approssimazione sufficiente a garantire un compromesso con l'opposizione socialdemocratica. Lo stesso ministro del Lavoro Norbert Bluem, in un'intervista che appare stamane su un quotidiano di Bonn, sembra alludere a questa possibilità: governo e Spd «non sono più molto lontani», afferma. La riforma prevede anche una diminuzione di un punto della percentuale dei contributi che le aziende devono pagare allo Stato, oggi al 20,3 per cento. Per compensare questa diminuzione, il governo creerà un fondo aggiuntivo di quindici miliardi di marchi: che andrà però a sua volta finanziato, e che è un'altra occasione di contrasto all'interno del governo, dal momento che i liberali sono sfavorevoli a un aumento dell'Iva e in generale a ogni ritocco fiscale - al quale preferiscono una metodica «politica del risparmio» - mentre il partito del cancelliere Kohl, la Cdu, sembra decisa ad intervenire in tal senso. Emanuele Novazio

Persone citate: Kohl, Lafontaine, Norbert Bluem, Oskar Lafontaine

Luoghi citati: Bonn