«La Sindone è intatta, grazie a Dio»

«La Sindone è intatta, grazie a Pio» Torino: per tre ore il sacro lino è stato esaminato in arcivescovado dagli esperti «La Sindone è intatta, grazie a Pio» // cardinale scioglie i dubbi dopo l'esame TORINO. Eccola la sacra Sindone. Eccola, dopo la grande paura. Srotolata sul tavolo della stanza dei vescovi, al primo piano dell'Arcivescovado. Tutt'attorno, appesi alle pareti, i medaglioni con i volti dei 99 cardinali di Torino, da San Massimo ad Anastasio Ballestrero, gran parte dei quali hanno protetto e venerato il sacro lino dal 1578 fino ad oggi, prima che fosse consegnato alla custodia del cardinale Saldarini. Sono passate da poco le 9. Nella stanza dei vescovi ci si prepara all'ispezione per verificare che la Sacra Sindone non sia stata danneggiata. All'ingresso della Curia, a due isolati da via Roma inondata di traffico, arrivano una dopo l'altra le poche, pochissime persone che presenzieranno a quest'ostensione privata. Fuori dal palazzo, tenuti rigorosamente lontani, alcuni giornalisti attendono il verdetto. L'emozione è intensa, il momento quasi solenne. Il fuoco che venerdì ha distrutto la cappella del Guarini ha danneggiato anche il sacro lino? E l'acqua dei pompieri: ha inondato la teca? Davanti al Duomo violentato, in piazza San Giovanni, fedeli raccolti a gruppi pregano da un'ora: dopo le immagini del rogo della cupola, questo è il momento la speranza: che almeno l'immagine del Cristo deposto non sia stata intaccata. Le 9,20. Serve più luce nella stanza. Si accendono anche quelle dei lampadari. E' l'ora. Ad assistere ci sono il professor Pierluigi Baima Bollone, la Soprintendente ai Beni Artistici e Storici del Piemonte, Carla Enrica Spantigati, il professor Bruno Barberis, presidente del Centro internazionale di Sindolo- già, e altri membri della Commissione per la conservazione della Sindone. Alle 9,25 sul tavolone al centro della stanza viene posata la teca in argento e legno che contiene il lino da ispezionare. Nessuno, tranne il cardinale Saldarini, sa dove sia stata tenuta in questi giorni. Né dove verrà riportata, subito dopo l'esame, per essere custodita. Il cardinale recita una preghiera: «Signore, tu che ci hai concesso la grazia...». Poi richiude il libro e indica i due sigilli per dire che si può procedere. C'è un silenzio irreale, nello stanzone. Mentre si sciolgono i timbri di ceralacca, l'arcivescovo porta le mani giunte al petto, in segno di preghiera. La teca è intatta, perfettamente asciutta. E' un buon segno: si esamina attentamente il coperchio, poi le pareti, e il fondo. Asciutti. Il nastro che avvolge la teca viene sfilato e raccolto in un angolo del tavolo. Si spalanca l'involucro. Gli esperti osservano e toccano il panno rosso protetto anch'esso dai sigilli che racchiude la Sindone. E' l'ultima «barriera» alla verità. Torna in mente lo stesso ri- to compiuto nel '92, quando in Curia, in questa stessa stanza, si controllò lo stato di conservazione della Sindone dopo il prelievo di tre campioni da analizzare per stabilirne la datazione. La commozione è intensa quando la stesura completa del lino rivela ancora una volta quella che per i credenti è l'icona del corpo di Gesù. I segni delle bruciature sono quelli antichi. «E' intatta», sussurra il cardinale con un sospiro liberatorio. «Perfettamente intatta», sottolinea il professor Baima Bollone. Né il fuoco, né l'acqua hanno profanato la reliquia. Il cardinale si avvicina ancora di più al tavolo e controlla, passo passo, tutti i 4 metri e 36 centimetri del lenzuolo. Poi in larghezza. Nessun segno. Sotto, i giornalisti attendono una parola che non arriva. Davanti al Duomo si continua a pregare. Dura fino a mezzogiorno, quest'ostensione privata. Alle 11 un raggio di sole attraversa i finestroni e illumina un lembo di lenzuolo, mentre si comincia a riarrotolare. E' un'operazione delicata, forse più dello srotolamento: il lino che la tradizione e la fede dicono abbia avvolto il corpo di Cristo si raccoglie at- torno a un cilindro in legno e alla fine viene ricoperto dal tessuto rosso porpora con apposti i sigilli dell'Arcivescovado. Anche l'involucro di argento e legno è richiuso e sigillato. La verifica è finita. Gli esperti lasciano la stanza dei Vescovi e la Sindone scampata al rogo torna al sicuro, accompagnata solo dal cardinale. Mezzogiorno e mezzo. Dalla curia l'atteso comunicato ai giornali e al mondo. «La Sindone non è stata danneggiata». Per grazia ricevuta. Marco Accossato Prima di dare il via al consulto Saldarini si è raccolto in preghiera. Poi ha esaminato i 4 metri e 36 centimetri del lenzuolo Sgarbi: un'agonia senza fine. I neobarbari hanno devastato tutto con i casermoni Fazio: nessuno si preoccupa della manutenzione ordinaria di chiese e monumenti apertura della cassaforte di cristallo che proteggeva la teca con Sindone era regolata da un sistema sicuro e laborioso realizzato 4 anni fa dall'architetto Andrea Bruno a teca era protetta da tre lastre parallele di ristallo spesse ciascuna quattro centimetri Per liberarla occorreva fare scorrere la prima lastra azionando in erfetta sincronìa quattro manovelle inserite nel etro, un'operazione che richiede mezz'ora e manovelle sono state comunque date dal sacrestano ai vigili del fuoco, i quali hanno iniziato ad azionarle, cendo scorrere la lastra cristallo. Ma gli eventi ono precipitati: uno dei istalli si e incrinato per la differenza di mperatura tra l'interno fuocato del Duomo e il quido a meno 20 gradi pruzzato da un estintore e il meccanismo si è inceppato..Inoltre, si è infittita la caduta delle macerie econdo ivigili del fuoco non c'era quindi altra oluzione che rompere i cristalli con la mazza a cassaforte di cristallo aleva 300 milioni di lire, offerti dalla Regione LA CASSAFORTE DELLA SINDONE L'apertura della cassaforte di cristallo che proteggeva la teca con la Sindone era regolata da un sistema sicuro e laborioso realizzato 4 anni fa dall'architetto Andrea Bruno La teca era protetta da tre lastre parallele di cristallo spesse ciascuna quattro centimetri Per liberarla occorreva fare scorrere la prima lastra azionando in perfetta sincronìa quattro manovelle inserite nel vetro, un'operazione che richiede mezz'ora Le manovelle sono state comunque date dal sacrestano ai vigili del fuoco, i quali hanno iniziato ad azionarle, facendo scorrere la lastra di cristallo. Ma gli eventi sono precipitati: uno dei cristalli si e incrinato per la differenza di temperatura tra l'interno infuocato del Duomo e il liquido a meno 20 gradi spruzzato da un estintore e il meccanismo si è inceppato..Inoltre, si è infittita la caduta delle macerie Secondo ivigili del fuoco non c'era quindi altra soluzione che rompere i LA CASSAFORTE DELLA SINDONE II cardinale di Torino Giovanni Saldarini. Ieri ha esaminato la reliquia per verificare che non abbia subito danni dall'incendio. Sotto: la cappella del Guarini

Luoghi citati: Piemonte, San Massimo, Torino