La Hollywood democratica molla il partito di Lorenzo Soria

La Hollywood democratica molla il partito Sciolto il maggior gruppo di supporter per suscitare un dibattito sullo scandalo dei finanziamenti elettorali La Hollywood democratica molla il partito «Basta con la politica, è troppo venale» LOS ANGELES NOSTRO SERVIZIO Sin da quando è stato fondato nel 1984 da un gruppo di attrici come Barbra Streisand e Jane Fonda, lo «Hollywood Women's Politicai Committee» si è imposto come la più potente e influente organizzazione politica della capitale del cinema. Per oltre un decennio ha raccolto denaro e offerto l'immagine delle stelle di Hollywood a favore di varie cause «liberal» e di candidati democratici. Nel '92, come nel '96, ha sostenuto con milioni di dollari la campagna di Bill Clinton. Ma sabato l'organizzazione ha deciso di intervenire nel dibattito sull'influenza del denaro nel processo politico americano con un gesto drammatico: l'autoscioglimento. «Non intendiamo più collaborare con un sistema che promuove la compera e la vendita delle cariche pubbliche», ha fatto sapere in un comunicato. Gli attori, i registi, gli executives degli Studios che compongono lo Hollywood Women's Politicai Committee erano divisi da mesi sull'opportunità di continuare a raccogliere quantità di denaro sempre più ingenti per candidati che suscitano sempre meno entusiasmo. La decisione di Clinton di firmare la legge che riforma il sistema di assistenza sociale, in particolare, aveva suscitato molto malumore. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso sono stati gli scandali finanziari che hanno circondato il partito democratico in questi ultimi mesi. «Non so di un ricco democratico che non si senta un po' schifato», sostiene Margery Tabankin, ex direttrice esecutiva. Tanto che l'organizzazione ha deciso il suicidio, nella speranza che il gesto possa aprire un dibattito sulla questione del finanziamento ai partiti e sul potere esercitato dai vari gruppi di interesse. «Il prezzo sempre più alto della politica ha alienato la vasta maggioranza degli americani che non possono contribuire con grandi somme al processo politico», continua il comunicato. «Con il risultato che chi non dispone di un patrimonio personale o non è legato a grandi fortune non può più venire eletto». Lo Hollywood Women's Politicai Committee venne fondato nel 1984 per sostenere la campagna alla vicepresidenza di Geraldnie Ferraro. Una campagna persa, ma l'organizzazione restò in vita continuando a organizzare raccolte di fondi, marce e seminari a favore di varie cause liberal, dalla difesa del diritto all'aborto alla lotta contro la destra cristiana fondamentalista. Agli inizi del '92, quando la sua candidatura alla «nomination» democratica era ancora in alto mare, l'organizzazione decise di gettare il peso della propria influenza su Clhiton, organizzando per lui concerti con la Streisand e con gli Eagles e cene da 100 mila dollari a testa con attori come Tom Hanks e Whoopi Goldberg, Warren Beatty e Dustin Hoffman, Harrison Ford e Robin Williams. Anche l'anno scorso, sia Barbra Streisand e Jane Fonda, due esponenti storiche del gruppo sciolto pure con meno entusiasmo, l'organizzazione si è dedicata attivamente alla rielezione di Clinton. Ma adesso ha detto basta, nella speranza di costringere il Paese a un serio dibattito. Una prospettiva piuttosto dubbia. La maggioranza dei senatori e dei deputati democratici e repubblicani non ha in realtà alcuna intenzione di riformare quel sistema che li ha eletti. Sabato, proprio mentre l'organizzazione hollywoodiana decretava la propria fine in segno di protesta, Mitch McConnell, il senatore repubblicano incaricato delle campagne per il suo partito, ha latto sapere che i vari progetti di riforma dei finanziamenti ai partiti attualmente all'esame del Congresso sono «morti in partenza». L'unico fatto certo sembra insomma che Clinton e i democratici hanno perso un alleato ricco e potente. E che le stelle di Hollywood si ritroveranno con un po' più di tempo per giocare a gol! e con un po' più di soldi nei loro già pingui conti bancari. Lorenzo Soria

Luoghi citati: Hollywood, Los Angeles