Valona, Prodi ricuce lo strappo albanese

Vqlonq, Prodi ricuce lo strappo albanese Il blitz del presidente del Consiglio: «Vi porteremo la pace. E poi, subito le elezioni» Vqlonq, Prodi ricuce lo strappo albanese Chiede alla folla: un minuto di silenzio per le vittime VALONA DAL NOSTRO INVIATO Brividi di Vietnam e diplomazia del sorriso, per Romano Prodi in trasferta nella terra di nessuno. Alla vigilia dello sbarco militare multinazionale, il presidente del Consiglio si precipita nella città dove è nata la rivolta albanese e subito dopo va a rendere omaggio al presidente Sali Berisha, barricato nel suo palazzo di Tirana, oggetto della. rivolta medesima. Una sortita in sei ore che ha dell'avventuroso: in elicottero, tra mitragliatrici brandeggiate nel vuoto, incursori che si preparano al peggio, giubbetti antiproiettili, kalashnikov, macchine scassale e insorti armati. Lui, Prodi, incurante di tutto, con impermeabile blu e vestito ministeriale, sembra girare per i portici di Bologna e dispensa buonismo: «Qui manca solo la concordia. Vi aiuteremo a ritrovarla. Il resto viene da sé». Ed è subito bagno di folla. Diecimila persone osannanti si affollano lungo la strada, fanno ala al passaggio delle macchine, applaudono la sua apparizione alla finestra. Accanto a Prodi non manca mai il premier albanese Fino. UN MINUTO DI SILENZIO. Prodi a Valona è atteso da mezzo governo albanese, il comitato degli insorti, i politici locali, un paio di padri che hanno perso i figli nel disastro del canale di Otranto, il sindaco e il pope. C'è da sanare la ferita del naufragio, visto che la barca albanese era partita da qui, da Valona. Ed ecco che Prodi, non appena incontra la delegazione, balza in piedi: «Un minuto di silenzio per le vittime». Ma dai sentimenti si passa rapidamente alla politica. Non è un mistero che Valona è insorta innanzitutto contro Berisha. Per ricordarlo al meglio, anzi, a migliaia intonano, come hanno imparato dalla televisione italiana, un sonoro: «Sali, Sali, vaf-fan-cu-lo!». L'ecp arriva fin dentro il palazzo della prefettura, dove quattro paracadutisti del Col Moschin e una ventina di insorti dalle maniere spicce proteggono il colloquio tra Prodi e Fino. Spiffe ra Dhashamir Beja, uno dei capi della rivolta: «Garantiamo noi la sicurezza. Ho messo in giro cento uo mini armati». Prodi ha soprattutto un messag gio da lanciare agli albanesi. «Bisogna arrivare alle elezioni presto e serenamente». Si pensa anche a un piano di rimborso. Prodi chiederà a Fino, nel colloquio a quattr'occhi, se «ci sono in giro le ricevute» di quelle famose finanziarie piramidali che hanno gettato sul lastrico tanta gente. Si avanza il nome di Ortensio Zecchino, senatore dei po polari, come di un possibile com missario agli aiuti. Poi un pizzico di retorica: il premier sfodera una bandiera italiana che s'è portato dietro, la regala al sindaco della città per ricordare che «la missione non ha funzione di guerra, ma aiuterà la rinascita di un Paese vicino e amico». Finito l'incontro, Prodi e Fino, ormai diventati due amiconi, si affacciano da una finestra della prefettura «okkupata» e parlano al popolo. «Vi invito alla pace, basta con le armi», dice l'italiano tra gli applausi. E l'albanese: «Prodi è il mi¬ glior amico dell'Albania. Lo ringrazio due volte perché ha rischiato di cadere per aiutare l'Albania». QUASI MEGLIO DI UN FILM. In una confusione indescrivibile, e per fortuna che nessuno spara più, Prodi lascia Valona. Dietro di lui, una nuvola di polvere e di speranze. Con lui, ci sono i soliti dodici incursori di scorta, i cento (?) albanesi armati, l'ambasciatore Paolo Foresti che è andato a prenderlo con l'auto blindata e Bashkim Fino. Tutti insieme corrono alla salina, a cinque chilometri dal paese, dove sono gli elicotteri italiani. Se nel primo tratto - da Brindisi a Valona - è stato sufficiente un elicottero dell'esercito, ora - da Valona a Tirana, in territorio albanese - ci sono tre velivoli della Marina, più quattro di scorta. Tutti insieme appassionatamente, i sette elicotteri prendono il volo, evitano di passare sopra Saranda per precauzione, risalgono l'Albania dal mare. A bordo si vivono momenti di tensione, con i portelloni aperti, le mitra¬ gtacingrucsdUS gliatrici cariche, i soldati che scrutano l'esterno. E' a questo punto che Prodi lancia un mazzo di fiori in acqua, in segno di cordoglio per gli 89 morti del naufragio. NELLA TANA DEL LUPO. Si corre a Tirana per andare a casa Berisha, uno che sta alla finestra ma non cessa di mandare segnali minacciosi contro chi volesse rimettere in discussione il potere in Albania. Un'ora dopo, Prodi e Fino tengono l'ennesima conferenza stampa. E questa volta di aiuti quasi non si parla più, quanto di nuove elezioni. Il passaggio, evidentemente, è delicato. Non foss'altro per il putiferio che è seguito alle parole di Fassino. Prodi scandisce le parole: «Ho chiesto al presidente della Repubblica albanese e al presidente del Consiglio di preparare rapide elezioni, democratiche, corrette e tras-pa-ren-ti. La missione inter¬ nazionale parte anche per questi obiettivi. La rapidità è essenziale perché nel frattempo gli investimenti sono sospesi». Ma ce la faranno gli albanesi a votare entro giugno? Risposta diplomatica di Fino: «Faremo il prima possibile». UNA MISSIONE A DUE FACCE. «Stamattina ho salutato i soldati che stanno per partire. Ma ora vado a incontrare i volontari che verranno ad operare qui. Perché ci tengo a ri¬ badire che la missione militare è strumentale a quella civile». Per tutta la conferenza stampa di Tirana, Romano Prodi è stato attento a ribadire i capisaldi di questa missione: «Non veniamo qui per immischiarci nella politica interna albanese. La missione è innanzitutto civile. Non veniamo a fare da polizia, ma ad aiutare la ricostruzione della polizia albanese». Non sarà un caso, allora, se alla visita sull'incrociatore Vittorio Veneto vengono destinati cinque minuti e all'incontro con i volontari delle Organizzazioni non governative più di un'ora. Con i reggimenti della fanteria di marina e dei bersaglieri schierati sul ponte dell'ammiraglia, Prodi va subito al sodo: «Sono orgoglioso di voi. Grazie, soldati d'Italia». Nel pomeriggio incontra rappresentanti di Caritas e di Lega antirazzista. Poi si ferma con i superstiti del naufragio: «A meno di problemi tecnici, ma non dovrebbero essercene, farò recuperare il relitto non appena la magistratura mi darà il nullaosta». lauto blindata e Bashkim Fino. Tutti insieme corrono alla salina, a cinque chilometri dal paese, dove sono gli elicotteri italiani. Se nel primo tratto - da Brindisi a Valona - è stato sufficiente un elicottero dell'esercito, ora - da Valona a Tirana, in territorio albanese - ci sono tre velivoli della Marina, più quattro di scorta. Tutti insieme appassionatamente, i sette elicotteri prendono il volo, evitano di passare sopra Saranda per precauzione, risalgono l'Albania dal mare. A bordo si vivono momenti di tensione, con i portelloni aperti, le mitra¬ SALUTO Al SOLDATI A BRINDISI «Grazie a nome del governo. Sono orgoglioso di voi. Sono certo che farete il vostro dovere con efficacia e dedizione» dice Prodi ai soldati italiani in partenza visita sullincrociatore Vittorio Veneto vengono destinati cinque minuti e all'incontro con i volontari delle Organizzazioni non governative più di un'ora. Con i reggimenti della fanteria di marina e dei bersaglieri schierati sul ponte dell'ammiraglia, Prodi va subito al sodo: «Sono orgoglioso di voi. Grazie, soldati d'Italia». Nel pomeriggio incontra rappresentanti di Caritas e di Lega antirazzista. Poi si ferma con i superstiti del naufragio: «A meno di problemi tecnici, ma non dovrebbero essercene, farò recuperare il relitto non appena la magistratura mi darà il nullaosta». A VALONA FRA I KALASHNIKOV Prodi arriva a Valona accolto da una folla festante che urla slogan contro il presidente Berisha mentre gli uomini del Comitato di salvezza brandiscono i Kalashnikov L'INCONTRO COL PREMIER FINO Dopo un colloquio con Fino, Prodi prende parte nell'aula magna dell'università a un incontro pubblico con i familiari delle vittime della tragedia del Canale d'Otranto