Prodi in Albania di Igor Man

Blitz del premier da Berisha e Fino Blitz del premier da Berisha e Fino Prodi in Albania «Pace e elezioni» MISSIONE DIFFICILE A TIRANA PARTONO i (nostri) bastimenti per «terre assai lontane», ancorché geograficamente vicine. Sbarcano i soldati (italiani) del primo contingente, «accolti festosamente» dalla popolazione di Durazzo, ma poi si scopre che la città è allegra perché cade la Giornata nazionale degli Aquiloni, vale a dire la festa della libertà. Cinquantotto anni fa, sempre di venerdì, sempre a Durazzo e sempre in aprile, principiava la cosiddetta «operazione OMT» (Oltremare Tirana) che nelle intenzioni di Mussolini e di Ciano doveva «esaltare la potenza militare dell'Italia fascista»; e invece ci guadagnò sarcasmi e sdegnate accuse: prima fra tutte quella di aver «maramaldeggiato», per di più «nel segno della confusione e della jattanza». Cinque mesi dopo quell'invasione sinistramente pasticciona, l'attacco nazista alla Polonia avrebbe aperto la lunga tragedia chiamata seconda guerra mondiale. Allora l'Albania era un piccolo regno, il cui sovrano, Zog, fuggì insieme con la consorte Geraldine e il principino di soli due giorni di età, Leka I; espatriarono protetti dai servizi fascisti. Sessant'anni dopo (circa), Leka I è di nuovo a Tirana, nella suite 405 al quarto piano dell'albergo Rogner dove riceve fedeli della prima e della presente ora. I nostri valorosi cronisti ci informano che Leka I ha parlato in un clima di «delirante speranza gioiosa» ad almeno duemila persone, promettendo in caso di vittoria dei monarchici nel referendum da collegarsi con le elezioni politiche di giugno, una «grande Albania etnica». Si vuole che sarebbe stato proprio il presidente Berisha a proporre il referendum «in un empito di Igor Man CONTINUA A PAG. 10 SECONDA COLONNA VALONA. Alla vigilia dello sbarco militare multinazionale, il presidente del Consiglio italiano Romano Prodi è andato a Valona, la città dove è nata la rivolta e dove era atteso da mezzo governo albanese, dal comitato degli insorti, dai politici locali, da un paio di padri che hanno perso i figli nel disastro del Canale di Otranto, dal sindaco e dal pope. Il premier italiano, non appena incontra la delegazione, chiede un minuto di silenzio perle vittime. Poi, accompagnato dal suo collega albanese Fino, si reca in visita al presidente Sali Berisha, barricato nel suo palazzo di Tirana, oggetto della rivolta medesima. Tra Valona e Tirana, una sortita di sei ore in elicottero, tra mitragliatrici, incursori che si preparano al peggio, giubbetti antiproiettili, kalashnikov, macchine scassate e insorti armati. Ma Prodi non si scompone, consiglia pace e elezioni: «Qui manca solo la concordia. Vi aiuteremo a ritrovarla. Il resto viene da sé». Grigitetti e Tessandori A PAG. 7

Persone citate: Berisha, Ciano, Mussolini, Prodi, Romano Prodi, Sali Berisha, Tessandori