Duomo, due piste per un disastro

Duomo, due piste per un disastro L'inchiesta deve chiarire anche alcuni misteri, come i 30 invitati in più al banchetta Duomo, due piste per un disastro Forse un corto circuito, non escluso il dolo TORINO. Otto ore di fuoco, decine di miliardi di danni: la ricostruzione sarà lunga, complessa ed onerosa. Mentre l'indagine della Procura della Repubblica è ai primi passi (l'ipotesi di reato è comunque quella di semplice incendio colposo), si cercano almeno spiegazioni tecnicamente plausibili, ipotesi sulle quali lavorare. Qual è stato il meccanismo che ha innescato l'incendio e, soprattutto, qual è stato il percorso del fuoco? Sono domande che troveranno risposte solo nelle ponderose inchieste promosse dalla magistratura, mentre cominciano ad affiorare i primi misteri. Come i trenta invitati in più presentatisi al banchetto a Palazzo Reale (che ora si sta cercando di identificare con assoluta precisione) o come quella misteriosa telefonata, giunta al centralino dei vigili mezz'ora prima del rogo, in cui si parlava vagamente della possibilità di un incendio. Le indagini partono da prime, sommarie, valutazioni tecniche. Intanto qual è stato il «punto d'attacco»? Pur fra qualche incertezza sembra assodato che il fuoco sia partito dalla cupola del Guarini, probabilmente da uno dei ponteggi esterni posti a corollario della cupoletta di destra, ad un'altezza di almeno 20 metri da terra, nell'area confinante con il Palazzo Reale. Sullo scoppio dell'incendio esistono alcuni riscontri, anche testimoniali (compresa la versione fornita dal custode della reggia sabauda), clie parlano prima dì una luce intensa, di colore azzurro, e poi di fiamme in estensione molto rapida intorno alla cupola del Guarini. Il rogo ha interessato, immediatamente dopo i ponteggi, anche l'intento della cupoletta destra, che sovrasta l'organo. Qui il fuoco ha trovato in numerosi infissi lignei, lo slancio per aggredire il tetto e subito dopo la cupola centrale, quella che sovrasta l'altare della Sindone. «Percorso» che spiega come mai, già pochissimi minuti dopo l'allarme, fosse possibile scorgere la cupola avvolta da fiamme altissime. Quasi contemporaneamente, percorrendo ponteggi e sottotetti, il fuoco sarebbe arrivato al Palazzo Reale, aggredendo prima le soffitte e poi l'ultimo piano, adibito a magazzino. E le misure di sicurezza? Un sistema antintrusione per la cappella della Sindone e un sistema antincendio per Palazzo Reale erano i dispositivi in funzione al momento dell'incendio. E sono stati proprio i sensori antifumo della residenza dei Savoia che hanno fatto scattare l'allarme: un custode è salito ai piani superiori, ma non ha visto le fiamme all'interno del palazzo bensì dei bagliori provenire dalla adiacente cappella. E' in quel momento, alle 23,35 che è partito l'allarme. Insieme a quella del custode, ai vigili del fuoco erano anche arrivata altre telefonate, di cittadini della zona. Nella cappella della Sindone non ci sono sistemi antincendio. Esisteva però un antifurto, per evitare le intrusioni dai tetti. E l'urna d'argento con dentro la Sindone? Dopo essere stata spostata dietro l'altare maggiore, nel febbraio del 1993, era stata collocata in una teca di cristallo antiproiettile. A controllare la sacra reliquia, contenuta in una struttura considerata dagli esperti inattaccabile (ma facilmente distrutta da un vigile del fuoco armato di una piccola mazza) c'era solo una telecamera a circuito chiuso. Quali sono le ipotesi possibili, a questo punto delle indagini? Apparentemente due: un corto circuito o la mano dell'uomo. Il corto circuito potrebbe avere una spiegazione nei molti cavi elettrici che correvano in quella zona. Quelli sul lato del Duomo servivano ad aumentare alcuni faretti, utilizzati anche per rendere più agevole l'opera dei restauratori; quelb dal lato del Palazzo Reale erano in gran parte cavi volanti, piazzati soltanto l'altro giorno, in occasione della cena di gala con il segretario dell'Onu. Servivano a collegare una centralina dell'Enel (che l'ente elettrico dichiara assolutamente estranea alle fiamme) con la cucina elettrica e con sei riscaldatori d'aria sistemati nel salone delle Guardie Svizzere e nella Galleria della Sacra Sindone. Parecchi di questi cavi risultano ora bruciati: è stato il loro surriscaldamento ad innescare l'incendio? La ditta che stava curando il restauro della cupola (valore dell'appalto tre miliardi), la Fantino di Cuneo, ha intanto fatto sapere che il programma di restauro era ormai agli sgoccioli: entro un paio di giorni un'azienda specializzata avrebbe provveduto a smontare i ponteggi andati distrutti nell'incendio. Alberto Fantino, titolare della ditta che dà lavoro a 80 dipendenti per un fatturato annuo di 20 miliardi, nega che possa esserci una relazione fra rogo e restauri: «Al piano terra - ha commentato - ci sono due quadri elettrici che non sono bruciati e sui ponteggi c'erano solo le lampade dei restauratori, che però stavano lavorando in basso e quindi non possono essere state causa dell'incendio». L'ipotesi dell'attentato è per la Digos «fantasiosa», mentre non viene esclusa dalla magistratura. Nella sua storia recente, il Duomo non ha subito sfregi o contestazioni palesi, se si eccettuano quelle messe in atto dai punk anarchici che lo hanno colpito, nell'agosto scorso, con un lancio di uova alla vernice, a cui era seguita lo scorso dicembre anche una momentanea occupazione dei tetti. Quattrocento autonomi, proprio venerdì a Torino, avevano infine dato vita ad una manifestazione contro l'intervento in Albania, invece caldeggiato dal segretario dell'Onu, presente a Palazzo Reale. «Semplici coincidenze» per gli investigatori. Angelo Conti Forse un corto circuito, non escluso il dolo TORINO. Otto ore di fuoco, decine di miliardi di danni: la ricostruzione sarà lunga, complessa ed onerosa. Mentre l'indagine della Procura della Repubblica è ai primi passi (l'ipotesi di reato è comunque quella di semplice incendio colposo), si cercano almeno spiegazioni tecnicamente plausibili, ipotesi sulle quali lavorare. Qual è stato il meccanismo che ha innescato l'incendio e, soprattutto, qual è stato il percorso del fuoco? Sono domande che troveranno risposte solo nelle ponderose inchieste promosse dalla magistratura, mentre cominciano ad affiorare i primi misteri. Come i trenta invitati in più presentatisi al banchetto a Palazzo Reale (che ora si sta cercando di identificare con assoluta precisione) o come quella misteriosa telefonata, giunta al centralino dei vigili mezz'ora prima del rogo, in cui si parlava vagamente della possibilità di un incendio. Le indagini partono da prime, sommarie, valutazioni tecniche. Intanto qual è stato il «punto d'attacco»? Pur fra qualche incertezza sembra assodato che il fuoco sia partito dalla cupola del Guarini, probabilmente da uno dei ponteggi esterni posti a corollario della cupoletta di destra, ad un'altezza di almeno 20 metri da terra, nell'area confinante con il Palazzo Reale. Sullo scoppio dell'incendio esistono alcuni riscontri, anche testimoniali (compresa la versione fornita dal custode della reggia sabauda), clie parlano prima dì una luce intensa, di colore azzurro, e poi di fiamme in estensione molto rapida intorno alla cupola del Guarini. Il rogo ha interessato, immediatamente dopo i ponteggi, anche l'intento della cupoletta destra, che sovrasta l'organo. Qui il fuoco ha trovato in numerosi infissi lignei, lo slancio per aggredire il tetto e subito dopo la cupola centrale, Un vigile del fuoco stanco dopo le ore di lavoro frenetico per spegnere l'incendio del Duomo quella che sovrasta l'altare della Sindone. «Percorso» che spiega come mai, già pochissimi minuti dopo l'allarme, fosse possibile scorgere la cupola avvolta da fiamme altissime. Quasi contemporaneamente, percorrendo ponteggi e sottotetti, il fuoco sarebbe arrivato al Palazzo Reale, aggredendo prima le soffitte e poi l'ultimo piano, adibito a magazzino. E le misure di sicurezza? Un sistema antintrusione per la cappella della Sindone e un sistema antincendio per Palazzo Reale erano i dispositivi in funzione al momento dell'incendio. E sono stati proprio i sensori antifumo della residenza dei Savoia che hanno fatto scattare l'allarme: un custode è salito ai piani superiori, ma non ha visto le fiamme all'interno del palazzo bensì dei bagliori provenire dalla adiacente cappella. E' in quel momento, alle 23,35 che è partito l'allarme. Insieme a quella del custode, ai vigili del fuoco erano anche arrivata altre telefonate, di cittadini della zona. Nella cappella della Sindone non ci sono sistemi antincendio. Esisteva però un antifurto, per evitare le intrusioni dai tetti. E l'urna d'argento con dentro la Sindone? Dopo essere stata spostata dietro l'altare maggiore, nel febbraio del 1993, era stata collocata in una teca di cristallo antiproiettile. A controllare la sacra reliquia, contenuta in una struttura considerata dagli esperti inattaccabile DUOMO Danneggiato I altare maggiore: sono andati persi tutti gli elementi decorativi lignei e i marmi del lato rivolto al pubblico Anneriti gli arazzi a fianco al coro Da ripulire la tribuna reale e l'organo (che sono comunque indenni) PALAZZO REALE Opera del Castellamonte, voluto da Cristina di Francia dopo il 1640. Danni stimati fino a 10 miliardi (sono stati distrutti i due decimi del Palazzo) (ma facilmente distrutta da un vigile del fuoco armato di una piccola mazza) c'era solo una telecamera a circuito chiuso. Quali sono le ipotesi possibili, a questo punto delle indagini? Apparentemente due: un corto circuito o la mano dell'uomo. Il corto circuito potrebbe avere una spiegazione nei molti cavi elettrici che correvano in quella zona. Quelli sul lato del Duomo servivano ad aumentare alcuni faretti, utilizzati anche per rendere più agevole l'opera dei restauratori; quelb dal lato del Palazzo Reale erano in gran parte cavi volanti, piazzati soltanto l'altro giorno, in occasione della cena di gala con il segretario dell'Onu. Servivano a collegare una centralina dell'Enel (che l'ente elettrico dichiara assolutamente estranea alle fiamme) con la cucina elettrica e con sei riscaldatori d'aria sistemati nel salone delle Guardie Svizzere e nella Galleria della Sacra Sindone. Parecchi di questi cavi risultano ora bruciati: è stato il loro surriscaldamento ad innescare l'incendio? La ditta che stava curando il restauro della cupola (valore dell'appalto tre miliardi), la Fantino di Cuneo, ha intanto fatto sapere che il programma di restauro era ormai agli sgoccioli: entro un paio di giorni un'azienda specializzata avrebbe provveduto a smontare i ponteggi andati distrutti nell'incendio. Alberto Fantino, titolare della ditta che dà lavoro a 80 dipendenti per un fatturato annuo di 20 miliardi, nega che possa esserci una relazione fra rogo e restauri: «Al piano terra - ha commentato - ci sono due quadri elettrici che non sono bruciati e sui ponteggi c'erano solo le lampade dei restauratori, che però stavano lavorando in basso e quindi non possono essere state causa dell'incendio». L'ipotesi dell'attentato è per la LA SINDONE Posta tradizionalmente nell'altare della Cappella del Guarini, si trovava, da circa 2 anni, nel Duomo in seguito ai lavori di restauro ed era conservata in una teca di cristallo sistemata dietro l'altare maggiore Digos «fantasiosa», mentre non viene esclusa dalla magistratura. Nella sua storia recente, il Duomo non ha subito sfregi o contestazioni palesi, se si eccettuano quelle messe in atto dai punk anarchici che lo hanno colpito, nell'agosto scorso, con un lancio di uova alla vernice, a cui era seguita lo scorso dicembre anche una momentanea occupazione dei tetti. Quattrocento autonomi, proprio venerdì a Torino, avevano infine dato vita ad una manifestazione contro l'intervento in Albania, invece caldeggiato dal segretario dell'Onu, presente a Palazzo Reale. «Semplici coincidenze» per gli investigatori. Angelo Conti Le fiamme partite da una cupoletta della cattedrale Accertamenti sui cavi elettrici impiegati per i restauri e il gala CAPPELLA DEL GUARINI Danni stimati per almeno 30 miliardi. Il fuoco ha distrutto tutti i simboli dell'architettura guariniana, compresi decori, stucchi, bronzi, balaustre Calcificate in profondità le pietre e i marmi della struttura del timpano Bruciati i tetti, gli infissi, coro e l'organo Esplosi i finestroni Devastato il colonnato, danneggiati i grandi arconi inferiori Probabilmente distrutte le statue interne tiDevastata la parte contigua alla cappella: in questa zona (il padiglione Ovest) piano superiore è andato completamente distrutto. Qui erano depositate varie tele e cornici ne è stato recuperato solo il 40%) Salone degli Svizzeri: si teme per la sua stabilità a causa delle infiltrazioni e delle macerie soprastanti. E' minacciato uno degli affreschi del '600 di Gian Francesco e Antonio Fea Campanile della Cattedrale quattrocentesca termina con la cuspide barocca dello Juvarra Cattedrale di S. Giovanni: costruita dal cardinale Della Rovere alla fine del '400 al posto delle tre Chiese paleocristiane Francesco Corni, 42 anni modenese di nascita, torinese di adozione, vive e lavora a Strambino con moglie, cinque figli. I due disegni che riproducono lo spaccato del Duomo e di Palazzo Reale, fanno parte di una serie di immagini che correderanno un libro su Torino urbanistica, da Emanuele Filiberto all'unità d'Italia. Dall'85 collabora ai periodici Mondadori «Bell'Italia» e «Bell Europa». Ha illustrato numerose opere didattiche De Agostini e la Collana per ragazzi Jaca Book. Un vigile del fuoco stanco dopo le ore di lavoro frenetico per spegnere l'incendio del Duomo Le fiamme partite da una cupoletta della cattedrale Accertamenti sui cavi elettrici impiegati per i restauri e il gala