«Giardino degli orrori» due condanne di R. Cri.
Roma, padre e figlio Roma, padre e figlio «Giardino degli orrori» due condonne ROMA. Ventiquattro anni per Elvino Gargiulo e 16 per il figlio Mario, a cui sono state concesse le attenuanti generiche ed è stato riconosciuto il vizio parziale di mente. Interdizione perpetua dai pubblici uffici per entrambi. Questa la pena inflitta ieri dalla II Corte d'assise di Roma, dopo cinque ore e mezzo di camera di consiglio, ai due imputati, accusati di omicidio e distruzione di cadavere. Per i giudici della Corte, l'anziano stracciarolo Elvino e suo figlio Mario hanno ucciso, nell'estate del '91, Luigina Giumento, di 52 anni, e la nipotina Valentina, di 11 anni. Padre e figlio sono stati riconosciuti colpevoli di aver poi bruciato i corpi delle due vittime, sotterrandone i resti nel giardino della loro abitazione, una baracca nel quartiere Quadraro a Roma. «Non ci credo - ha esclamato Elvino Gargiulo dopo la lettura della sentenza - e io come faccio adesso con 24 anni?». Mario invece non ha fatto nemmeno in tempo a commentare la condanna. Qualcuno dal pubblico gli ha chiesto ad alta voce: «Ti dispiace?». Lui ha risposto con una smorfia e ha allargato le braccia. Subito dopo, i carabinieri hanno trascinato entrambi gli imputati fuori dall'aula. Elvino, però, aveva fatto in tempo ad esprimersi prima che la Corte rientrasse per la lettura della sentenza. «Non mi fido più di nessuno - aveva detto quasi in lacrime ad uno dei suoi legali -, mi stanno mettendo in mezzo, sono tutte bugie. Tutte bugie». Anche Mario aveva parlato: «Sono teso, molto teso. Secondo me non mi assolvono». In aula, come in tutte le altre udienze, non c'erano i parenti delle vittime. Per Patrizio Spinelli, uno dei due legali di Elvino Gargiulo, il verdetto «era prevedibile. Fin dall'inizio del dibattimento il presidente ha dimostrato di dar peso agli elementi sostenuti dall'accusa. Ricorreremo in appello, ma prima aspettiamo di leggere quale delle tante versioni di Mario la Corte ha recepito». Elisabetta Macrina, legale di Mario, ha detto di essere in parte soddisfatta. «La Corte non ha accolto totalmente le richieste del pm ed ha ridotto la condanna al mio assistito. Ormai mi aspettavo una condanna; se i giudici però avessero tenuto conto delle prove processuali, Mario sarebbe stato assolto. Ora, naturalmente, ricorreremo in appello». «Non posso dirmi soddisfatto - ha commentato il pm Piero De Crescenzo - perché una sentenza di condanna non soddisfa mai. La Corte però ha deciso secondo criteri che hanno una ragionevolezza e durante tutto il processo sono stati garantiti anche gli interessi della difesa». Quando gli è stato chiesto se contro Elvino Gargiulo verrà aperto un secondo procedimento per la scomparsa di Luca Amorese, il ragazzino di 14 anni conosciuto come «il Pelè del Quadraro», scomparso nel novembre del '94, il pm ha scosso la testa: «Su quella vicenda le indagini non sono ancora chiuse», [r. cri.]
Persone citate: Amorese, Elisabetta Macrina, Gargiulo, Patrizio Spinelli, Pelè, Piero De Crescenzo, Quadraro
Luoghi citati: Roma
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