La guerra dei «lupi grigi» contro il treno

La guerra dei «lupi grigi» contro il freno Il gruppo agisce in un raggio di 20 chilometri, le rivendicazioni servono a confondere le tracce La guerra dei «lupi grigi» contro il freno Val Susa, nove attentati perfermare l'alta velocità BUSSOLENO DAL NOSTRO INVIATO I «lupi grigi» abitano qui, su questa montagna aspra che sale verso il Rocciamelone. Qui hanno messo a segno i loro colpi più audaci, qui scompaiono dopo ogni attentato, qui sembrano conoscere ogni anfratto ed ogni vallone. Sono quelli di Valsusa Libera, movimento etereo, difficilmente riconducibile ad una ideologia o ad una bandiera. Hanno un rivale solo: il «treno ad alta velocità» che potrebbe un giorno attraversare la valle, una bomba da 300 chilometri all'ora. Nove attentati in otto mesi portano la loro firma ufficiale, per altri episodi c'è solo un sospetto. Fra gli obiettivi una trivella, il portale di una chiesa, una cabina elettrica dell'Enel, il ripetitore della Rai, persino un Pendolino. Ultima impresa martedì notte, quando è stato fatto letteralmente esplodere il cavo a fibre ottiche della Telecom, tagliando fuori dal mondo la media ed alta valle. Tutte azioni concentrate in un raggio di 20 chilometri, tutte con soli danni materiali. I «lupi grigi», sino ad oggi, non hanno fatto male nemmeno ad una mosca. Quasi novelli Robin Hood alla ricerca del consenso della gente della valle. Il gruppo ha avuto il suo battesimo del fuoco, dopo cauti volantinaggi in giro per la valle, il 23 agosto dell'anno passato: una molotov contro una trivella della Alpetunnel, la società francese che sta com¬ piendo carotaggi sulla montagna di Mompantero per studiare la fattibilità di un tunnel ferroviario, lungo 54 chilometri, da Venaus a St. Jean de la Maurienne. Un tunnel che non piace ai «lupi grigi» perché diretta emanazione della superlinea ferroviaria da Torino a Susa. Gli altri attentati hanno poi seguito un copione preciso, messi a segno sfruttando le ore notturne, utilizzando molotov o rudimentah ordigni a polvere da cava, qualche volta «aiutati» dall'esplosione di colpi di fucile, il più delle volte a palla unica. Lavori artigianali, però sempre condotti con grande attenzione, per non lasciare tracce materiali. E cercando di confondere anche quelle ideologiche, affiancando sigle disparate. Così dai generici slogan contro il tav, si è arrivati alla firma Valsusa Libera, e più recentemente alla dizione «lupi grigi» che, se ricordano gli attentatori del Papa, ben si sposano idealmente alle asperità di questo territorio. L'ultima rivendicazione, quella dell'attentato alla Telecom, è la più interessante per gli investigatori. Anche se spazia dai partigiani a frate Dolcino (un monaco finito sul rogo, nel '300, per aver preteso una Chiesa più vicina al popolo) sino a Battiato (evocando il ritorno delibera del cinghiale bianco», immaginifico status di benessere cantato in un brano di 18 anni fa). L'hanno compiuta inchiodando sul tronco di una quercia tre volantini. Il primo ricorda Alessio Maf- liodo, Pietro Cavallero e Carlo Trattenero (tre personaggi dai percorsi di vita molto diversi, ma con in comune la militanza partigiana) e si scaglia contro tav, Sitaf, Telecom, Rai, ex de, ex pei, an, Forza Italia e poi anche contro Fuschi, Lazzaro, Bellicardi, Lopresti, la mafia. In¬ somma, l'universo vaisusino. Il secondo, dopo aver ricordato Età ed Ira, fa riferimento a frate Dolcino e al cinghiale bianco di Battiato (senza però che la lettura attenta del testo possa offrire elementi in più, anche solo ideologici). Il terzo volantino è la fotocopia di un articolo pubblicato da Spirito Libero, il foglio dei giovani comunisti di Bussoleno, in cui i «lupi grigi» contestano (a colpi di punti esclamativi) le critiche alla validità dell'azione terroristica. Dove cercare? Eco-terroristi, servizi deviati, rimasugli di Prima Linea (qui un tempo fortissima) o solo contadini esaperati dal pensare i loro poderi sconvolti dal supertreno? I carabinieri tengono le bocche cucite, ma la sensazione è che le indagini siano tutt'altro che ferme. Si starebbe lavorando su un ristretto numero di persone, presumibilmente una decina. Con sospetti «robusti», ma con prove «piuttosto aleatorie». Sarebbe stata ricostruita la rete che lega queste persone, ed anche un identikit. «Adesso abbiamo bisogno di un pizzico di fortuna» ammetteva l'altra mattina un investigatore. E la valle? Qui vive gente abituata a ritrovarsi sulle prime pagine dei giornali: la mafia a Bardonecchia, le esecuzioni della 'ndrangheta, il colpo miliardario alle Poste di Torino e la fuga dei responsabili (valsusini) in Albania, i minorenni che uccidono gli amici per un pugno di banconote, la violenza e gli omicidi commessi dagli albanesi, i misteri ed i delitti dell'ex agente segreto Franco Fuschi. Una suite di violenza concentrata in pochi, pochissimi mesi. Così non stupiscono nemmeno i botti di Valsusa Libera. Con la differenza che almeno questi hanno im obiettivo chiaro: quel tre¬ no ad alta velocità che potrebbe dimezzare ancora il valore di immobili già impoveriti dai rumori dell'autostrada. Non c'è, ovviamente, condivisione, ma la presa di distanza da questi fatti sembra essere molto più decisa nei rappresentanti dell'ufficialità che non nella gente della strada, che ha già assistito allo stravolgimento del territorio con l'avvento dell'autostrada. Non piace soprattutto la sicurezza del presidente della Regione Piemonte, Enzo Ghigo, che si dice certo che «la linea di treni super-veloci da Barcellona a Kiev passerà per la nostra regione, con evidenti ricadute sulla economia del territorio». Ma di questa ricaduta, fatta di cemento e di frastuono, hanno paura quasi tutti i sindaci della bassa valle, capitanati dal presidente della comunità montana, Luciano Frigerr '(Chi butta le bombe non deve essere nemmeno considerato. Però è vero che l'alta velocità fa paura, soprattutto perché non riusciamo a disporre di un progetto serio sul quale discutere. La gente della valle continua a sentirsi presa in giro». Così desta solo curiosità l'ultima voce incontrollata: quella che parla di un lunghissimo trincerone dentro il quale far correre Tgv e pendolini. Potrebbe rendere minimo l'impatto ambientale, accontentare gli ambientalisti, ma chissà se la vivacissima Dora Riparia sarà d'accordo? Angelo Conti Gli investigatori avrebbero un identikit I contadini esasperati perché temono che i loro poderi siano violati dalla linea L'ultima impresa martedì notte contro i cavi della Telecom Tre volantini che mescolano Battiato e Piero Cavallero Gli amministratori locali «Quelle bombe non ci appartengono. Ma il progetto qui fa paura e ci sentiamo presi in giro» Da otto mesi la Valle di Susa è nel mirino degli attentati di un gruppo che si oppone all'alta velocità