«Gerusalemme appartiene a tutti»

«Gerusalemme appartiene a tutti» Il Papa: deve essere simbolo della convivenza tra fedi e razze diverse «Gerusalemme appartiene a tutti» Giovanni Paolo II al nuovo ambasciatore d'Israele CITTA' DEL VATICANO. Il Papa è preoccupato per quello che sta accadendo in Israele e nei territori occupati, e lo ha detto piuttosto chiaramente ieri mattina al nuovo ambasciatore presso la Santa Sede, Aharon Lopez. Preoccupato non solo per le tensioni crescenti, ma anche per il futuro di Gerusalemme, di cui ha sottolineato «il carattere unico». Giovanni Paolo II partirà domani per una visita di due giorni a Sarajevo, un'altra delle città in cui diverse religioni e razze convivono, una delle «città simbolo» della convivenza, nella visione wojtyliana; una convivenza che il Papa vede minacciata anche a Gerusalemme. «La Città Santa, la Città della Pace - ha detto resta parte del patrimonio comune dell'intera umanità, e deve essere preservata e salvaguardata per tutte le generazioni». Il Papa ha ammonito che nessuno può rivendicare quella città come interamente sua: «Popoli differenti ha detto - si identificano con le parole del salmo: "Prega per la pace di Gerusalemme"». E ha ribadito la posizione della Santa Sede sul problema: «La Chiesa cattolica continuerà a fare la sua parte nel curare la vocazione e la missione che il Dio della Rivelazione in persona ha affidato alla Città Santa nella sua storia complessa e varia. E quando pensiamo alla pace che Dio desidera, non possiamo dimenticare che essa richiede giustizia, rispetto per la dignità di ogni persona e volontà di capire gli altri». Non è stato meno chiaro, il Papa, per quanto riguarda lo stato delle cose in Medio Oriente. «Rinnovo l'espressione della grave preoccupazione con cui la Santa Sede e l'intera comunità intemazionale hanno notato la recente crescita di tensione in una situazione già instabile e delicata». Se si vuole la pace bisogna uscire, ha detto, «dalla spirale apparentemente infinita di «azione, reazione e controreazione. Questo è in effetti un circolo vizioso da cui non ci può essere liberazione a meno che tutte le parti non agiscano con una reale buona volontà e solidarietà». Ebrei, cristiani, musulmani, arabi e israeliani, credenti e non credenti sono chiamati da papa Wojtyla a intavolare «un dialogo sincero fra partner eguali, nel rispetto della storia e dell'identità dell'altro». La pace può basarsi solo «sul diritto dei popoli alla libera auto-determinazione del proprio destino, sulla loro indipendenza e sicurezza». Un appello speciale ha rivolto alle autorità israeliane e alle loro controparti palestinesi per il Giubileo. La preghiera di Giovanni Paolo II è che «facciano tutto quello che possono per garantire a coloro che verranno a visitare i luoghi santi e i siti storici legati alle tre grandi fedi monoteistiche che saranno accolti benevolmente in imo spirito di rispetto e di amicizia». E ha contato anche se stesso, nel numero: «E' mia fervente speranza di essere fra coloro che compiranno tale pellegrinaggio, e sono grato per i gentili inviti che continuo a ricevere». Marco Tosarti

Persone citate: Aharon Lopez, Città Santa, Giovanni Paolo Ii, Wojtyla

Luoghi citati: Gerusalemme, Israele, Medio Oriente, Sarajevo