Pillitteri, carcere in casa

Pillitteri, carcere in casa L'ex sindaco di Milano deve scontare il residuo di condanna per tangenti Pillitteri, carcere in casa Pena definitiva: 2 anni e mezzo MILANO. Negli Anni Ottanta erano una famiglia assai potente: l'uno segretario del psi e presidente del Consiglio, l'altro, «il cognato», per anni sindaco di Milano. Adesso l'uno, Bettino Craxi, vive «esule» ad Hammamet, in Tunisia con sul capo condanne e mandati di cattura; l'altro, Paolo Pillitteri, da ieri è agli arresti domiciliari. Una situazione, la sua, risultato di una condanna definitiva a quattro anni e mezzo per reati quali corruzione e ricettazione. La vicenda è una delle prime di Tangentopoli: le tangenti pagate per gli appalti all'Aem (azienda energetica municipale). Imputati due ex sindaci: Pillitteri, appunto, e il suo predecessore Carlo Tognoli. Entrambi socialisti ed entrambi tirati in ballo da Mario Cbiesa. Ad accusarli, oltre alle sue parole, un misterioso foglietto su cui era appuntato l'elenco delle tangenti e che sparì dal fascicolo per essere poi ritrovato, a processo avvenuto, nell'ufficio di Antonio Di Pietro. Foglietto o meno, resta il fatto che Pillitteri ammise il suo coinvolgimento nel «sistema del finanziamento della politica». Un'ammissione troppo generica, secondo i giudici che lo hanno condannato e anche secondo il tribunale di sorveglianza che lo ha spedito agli arresti domiciliari per scontare il residuo di pena: tolto il condono, a Pillitteri resterebbero due anni e mezzo da scontare a casa sua (a Tognoli, invece, condannato a tre anni e tre mesi la pena è stata tutta condonata). «Un provvedimento profondamente ingiusto e incomprensibilmente severo»: così definisce la decisione del tribunale di sorveglianza Vinicio Nardo, uno degli avvocati di Pillitteri. «Noi - spiega - avevamo chiesto l'affidamento ai sei-vizi sociali ed era la soluzione più logica. Perché significa la possibilità di reinserirsi socialmente, di lavorare e di affrontare con serenità i gravi problemi di salute del nostro assistito». Pillitteri ha infatti seri problemi cardiaci. ((Altro che problemi sbotta al telefono sua moglie Rosilde Craxi -, ha avuto due infarti e vive con un by-pass. Si rende conto di cosa significa questo colpo?». Un colpo, una sorpresa anche per i suoi avvocati, non solo per l'ex sindaco: «Basti pensare spiega Nardo - che la stessa procura generale aveva chiesto un differimento della pena. Sempre per problemi di salute, documentati da una perizia d'ufficio molto chiara. Si spiega infatti che la situazione di Pillitteri è seria sia sotto il profilo fisico che psicologico e che solo un alleviamento dello stato depressivo potrebbe favorirgli il miglioramento della sindrome cardiaca. Con simile perizia eravamo sicuri della possibilità dell'affidamento, invece scopriamo che è servita soltanto a evitargli la galera». Secondo Nardo vi è poi una contraddizione nella sentenza del tribunale: «Si rimprovera a Pillitteri di non aver provveduto ai risarcimenti e contemporaneamente gli si impedisce di percepire un reddito da lavoro che renderebbe possibile quei risarcimenti». Infatti, da poco l'ex sindaco aveva trovato un posto: critico cinematografico al giornale «L'opinione»; attività che è un po' difficile proseguire da casa. Ma come vivrà da adesso Pillitteri? Nello stesso studio di Nardo lavora suo figlio Stefano, che però preferisce non parlare, e anche la signora Rosilde non va oltre la considerazione sul suo stato di salute (l'altra figlia è all'estero per lavoro). Si sa soltanto che la famiglia continua ad abitare in via Marcona: «Un normale appartamento - commenta ancora l'avvocato - non certo una villa. Perché Pillitteri non si è arricchito, al contrario di altri che, con un patteggiamento, hanno salvato anche i conti all'estero». E si sa che Pillitteri qualche uscita la potrà fare senz'altro: per gli altri tre processi (uno, Enimont, in appello; gli altri in primo grado) che ancora lo aspettano. [s. mar.] L'ex sindaco socialista di Milano Paolo Pillitteri

Luoghi citati: Hammamet, Milano, Tunisia