Ultime notizie da «Medea» E' un uomo, recita al cinema di Osvaldo Guerrieri

Ultime notizie da «Medea» E7 un uomo, recita al cinema Un grande Franco Branciaroli al Carignano con la regia di Ronconi Ultime notizie da «Medea» E7 un uomo, recita al cinema TORINO. Mentre Umberto Bossi, ! in piazza, arringava al voto leghista un manipolo di ascoltatori, pochi metri più in là, nel chiuso del Teatro Carignano, andava in scena una delle più straordinarie riletture di «Medea» cui abbiamo mai assistito. Collisione tra due mondi. Proprio come nella tragedia di Euripide, dove la barbara natura della principessa della Colchide si scontra con le logiche politiche e opportunistiche di Giasone e della gente di Corinto; proprio come nello spettacolo di Luca Ronconi, che mescola arcaicità e contemporaneità in una sintesi non sempre persuasiva, ma densa di segnali e di artifici utilissimi a riconsiderare un mito oscuramente minaccioso. Ronconi, al suo secondo appuntamento con «Medea» dopo una lontana messinscena di Zurigo ambientata in un ospedale, colloca ora la tragedia in un casamento sbrecciato che, per la presenza degli schermi e delle poltrone di legno, potrebbe anche essere un vecchio cinema di periferia. Sembra quasi che il regista vogba dirci: attenti, sto per offrirvi una spettacolarità di riporto. E sugli schernii appaiono filmati fine a se stessi e di sicuro disturbanti. Ma la sorpresa vera arriva con Medea. L'eroina notturna e maga, che abbandonata da Giasone uccide i propri figb, non è interpretata da una donna. Medea è Franco Branciaroli, vestito con una sottoveste nera e con scarpe dal tacco alto. L'apparizione è straordinaria e sconvolgente. Branciaroli non cerca alcuna mùnesi femminile, né tenta di ridurre il personaggio a un melanconico travestito. Lui uomo, e recitando da uomo, ci porta nella diversità e nella natura ingannatrice di Medea. Quest'ulthno aspetto emerge con potenza dal rapporto tra l'e¬ roina e il Coro: le donne di Corinto, che Ronconi rappresenta come massaie contemporanee, dedite al cicaleccio, al faccendare con gli elettrodomestici e pronte ad alleggerirsi il cuore canticchiando. E in realtà fa un certo effetto sentir cantare i versi di Euripide sull'aria di «A Whiter Shade of Pale» dei Procol Harum. Ma Ronconi non vuol procedere a una svalutazione della tragedia. Tutt'altro. Una simile caratura del Coro dà un peso enorme all'azione di Medea, alle sue simulazioni, al suo delitto orrendo concepito non come punizione ma come sacrificio, alla sua trasfigurazione finale, quando in abito bianco di nozze, con la maschera sul volto e con i figli uccisi tenuti per mano, incede verso la platea, verso di noi, che simboleggiamo gli spettatori ateniesi del quinto secolo avanti Cristo. In questo spettacolo appena raggelato dall'eccesso di artificio, Branciaroli è strepitoso. La sua interpretazione, bilanciata tra auliche e linguaggio quotidiano (splendida la traduzione di Umberto Albini), è sotto ogni aspetto grandiosa. Manieristicamente pasoliniano, in calzoni e canottiera, è il Giasone di Alfonso Veneroso. Bravo Leonardo De Cannine nel doppiopetto scuro di Creonte. Massimiliano Allocco, il re Egeo in tunica e coturni, fa da ponte tra attualità e antichità. Alla prima, molti applausi e numerose chiamate finali. Si replica fino a domenica. Osvaldo Guerrieri Franco Branciaroli

Luoghi citati: Medea, Torino, Whiter, Zurigo