«Il padre di Elisa ha mentito»

«Il padre di Elisa ha meotito» «E sono state falsificate le perizie. Mi hanno arrestato forse perché ho colpito degli intoccabili» «Il padre di Elisa ha meotito» Delitto di Latina, l'ex sospettato attacca LATINA. E' un fiume in piena Massimiliano Placidi, il ventottenne di Cori che ha trascorso oltre venti giorni in isolamento nel carcere di Latina con la pesante accusa di essere il presunto assassino di Patrizio Gianni Bovi e della sua fidanzata Elisa Marafini. Dalle ore immediatamente seguite alla sua libertà decretata dal tribunale del riesame e per un giorno intero Massimiliano, ormai per tutti «Citozza», non ha fatto altro che soddisfare le richieste dei giornalisti di tutta Italia. Ed ogni volta Placidi ha ribadito le sue posizioni, le sue valutazioni sulle metodologie seguite dagli inquirenti nel condurre le indagini sul duplice omicidio di Cori. «Non hanno valutato tutte le piste - ha sostenuto di fronte alle telecamere -, hanno tralasciato di considerare molti elementi. Mi sembra strano, ad esempio, che il padre di Elisa abbia affermato che quando si è recato a casa di Gianni, erano le 20,30, era tutto in silenzio, mentre tre testimoni polacchi hanno poi sostenuto che dalle 20,30 alle 21 avevano sentito provenire dalla casa di via Della Fortuna musica a tutto volume. Ora sta a voi decifrare queste incongruenze». Ma perché gli investigatori avrebbero tralasciato questa pista che invece Massimiliano sostiene pubblicamente con tanta convinzione? «Questo non lo so davvero ha detto ancora "Citozza" -, credo che abbiano falsificato la perizia in diversi punti, quando ad esempio parlano della capienza idrica del boiler della mia doccia. Io ho sempre dato molte indicazioni, elementi precisi su nomi e fatti; forse ho colpito persone che non dovevo toccare. Questo non significa - ha proseguito ancora Massimiliano - che io non sia più disposto a collaborare con gli investigatori. Tutt'altro. Voglio vendicare la morte atroce del mio migliore amico e voglio che questo accada con la mia collaborazione». E non mancano riferimenti alla lettera inviata da Elisa a Gianni dove la ragazza parlava di un amico geloso che si frapponeva tra loro e che gli inquirenti hanno individuato nella persona di Massimiliano. «Ma in quella lettera il mio nome non è mai stato fatto, si è solo parlato di un amico geloso». E mentre Massimiliano Placidi è impegnato a smontare pubblicamente il castello di accuse che gli inquirenti hanno costruito per dare valore alla loro tesi, proseguono a ritmo pieno le indagini per arrivare a individuare il responsabile della morte di Gianni ed Elisa. Ieri i carabinieri, coordinati dal colonnello Vittorio Tomasone, hanno ascoltato nuove persone. Riserbo viene mantenuto sulle dichiarazioni fatte da Placidi a proposito di presunti maltrattamenti. «Lo abbiamo già denunciato per calunnia - ha detto Tomasone - non ho altro da aggiungere». A fare luce su questo terrificante assassinio saranno ora la perizia medica del professor Picciocchi, nominato dalla procura di Latina, e gli esami del Dna. Per la prima si potrebbe prospettare un risultato anche nella giornata di oggi, assieme alle motivazioni dell'ordinanza del tribunale del riesame, per il Dna, invece, si dovrà aspettare la prossima settimana. Ma non saranno solo elementi scientifici a fornire un quadro preciso del delitto. Sarà anche il contenuto del memoriale di trenta pagine che domani l'avvocato Gallinella legale di Angelo Marafini, il padre di Elisa, depositerà presso i carabinieri di Latina. «Ci sono valutazioni sull'intera vicenda - ha dichiarato Gallinelli - lui è arrivato ad una soluzione diversa. Il memoriale contiene elementi esplicativi, anche determinanti, che saranno d'aiuto agli stessi inquirenti». Una dettagliata ricostruzione, insomma, con tanto di nomi e cognomi. «Questo delitto - ha detto ancora Massimiliano - si è trasformato in una strage degli innocenti. Gianni, Elisa ed io». Cristiana Pumpo Interrogate ieri altre persone Fra una settimana i risultati degli esami del Dna A destra Massimiliano Placidi, mentre esce dal carcere Sopra Patrizio Gianni Bovi, a destra Elisa Marafini. Sono stati massacrati a coltellate

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