BERTINOTTI IERI OGGI E DOMANI di Edmondo Berselli

BERTINOTTI IERI OGGI E DOMANI BERTINOTTI IERI OGGI E DOMANI ni della sinistra post-comunista, il pds e Rifondazione, è giunta a un livello insostenibile. D'Alema definisce gli atteggiamenti di Bertinotti «narcisismo, immaturità politica, cinismo elettoralistico». Tradotto senza coloriture moralistiche tutto ciò equivale a una dichiarazione di guerra politica. Nel pds si è ormai affermata l'idea che Rifondazione comunista è il nemico, o comunque è un concorrente con cui non ci si può accordare e che quindi va spinto al margine del mercato politico. Per questo, prima ancora di cercare di capire quali sono le possibilità residue di ricomposizione dell'alleanza con l'Ulivo, conviene mettere a fuoco quali saranno i futuri punti di crisi su cui, passata la tempesta del voto sulla missione in Albania e rappezzata alla meglio la coalizione, la maggioranza potrebbe di nuovo saltare per aria. Le valutazioni correnti indicano come terreno minato tutta l'area designata dalla ristrutturazione dello Stato sociale. Ma per quanto le pensioni e la sanità rappresentino argomenti su cui Berti¬ notti sa produrre straordinarie [ prestazioni retoriche, il Welfare è anche un tema che si presta al negoziato. Bisogna anche ricordare che Rifondazione comunista è anti-maastrichtiana e favorevole a politiche espansive basate sulla spesa pubblica, ma non di meno ha contribuito ad approvare le misure «monetariste» di riaggiustamento finanziario del governo Prodi-Ciampi. Sullo Stato sociale pertanto Bertinotti può trattare, e soprattutto può cercare di condurre un negoziato per tutelare il più possibile i ceti che intende rappresentare. Occorre allora cercare altrove il luogo in cui si annida una minaccia insopportabile per Rifondazione. Questo luogo, non dovrebbe essere un mistero, è la Commissione bicamerale. E' nella Bicamerale che possono prendere forma progetti di razionalizzazione del sistema politico intollerabili per i neocomunisti. E' nel combinato della fonna di governo con il sistema elettorale che si può nascondere l'insidia mortale per Bertinotti. E si capisce: l'obiettivo politico che D'Alema, segretario del pds e presidente della Bicamerale, deve perseguire è la stabilizzazione del bipolarismo, ma soprattutto l'abbattimento del potere di veto e della rendita politica di Bertinotti. Quest'ultimo non ha avuto esitazioni, come si è visto, a silurare il primo governo con la sinistra al potere. Figurarsi pertanto se avrà remore a colpire la Bicamerale e le riforme istituzionali, cioè un bersaglio molto più domestico, molto meno internazionale, molto più «freddo» che non la tragedia albanese. Bertinotti è in una posizione di massima forza e nello stesso tempo di massima debolezza. Ha avuto un enorme potere di veto e di condizionamento sul governo attuale, ma dovrebbe anche sapere che questo potere può essere azzerato da uno sbrigativo accordo fra D'Alema e Berlusconi. Su questa striminzita terra di nessuno che si stende fra ricatti simmetrici si basano le ultime possibilità di sopravvivenza e di operatività del governo Prodi. Ma si misura anche la dimensione politica di Bertinotti e di Rifondazione, che dovranno decidere se mettere a profitto il loro potere per influenzare e orientare il governo, oppure giocare sino in fondo il ruolo di forza «irresponsabile», capacissima di mandare all'aria un governo perché non è abbastanza di sinistra e contribuire alla vittoria elettorale della destra per poi poter fare, clùssà, una vivacissima, ideologicamente elegante ed esteticamente impeccabile opposizione. Edmondo Berselli

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