Sì alla missione, ma Prodi è alle corde

Sì alla missione, ma Prodi è alle corde Larga maggioranza alla mozione unitaria Polo-Ulivo, si oppongono solo Rifondazione e Lega Sì alla missione, ma Prodi è alle corde Scalfaro «congela» la crisi, stasera fiducia al Senato ROMA. Parte la missione umanitaria (con supporto di militari) per portare aiuto agli albanesi. Ma con un plateale rovesciamento del fronte politico interno. Si va in Albania grazie ad una mozione concordata alla Camera tra l'Ulivo e l'opposizione del Polo (votata a sera con 503 sì contro 83 no di Rifondazione comunista e Lega). E così l'Italia salva la sua immagine di fronte agli spettatori esteri che già temevano una marcia indietro. Ma la maggioranza di governo esce dalla prova sfiancata e sull'orlo della crisi. A sera, dopo che i deputati hanno approvato la mozione congiuta Ulivo-Polo, Prodi è andato dal capo dello Stato per riferirgli sulla rottura nella sua maggioranza. Una «visita» che il Polo aveva posto come condizione obbligata per concedergli l'autorizzazione alla missione umanitaria. Stando ai normali canoni politici, da ieri il governo avrebbe potuto essere considerato in crisi visto che uno dei suoi sostenitori, Rifondazione comunista, gli ha negato il voto su un importante provvedimento di politica estera. Di crisi non si è parlato ma Scalfaro, dopo un'ora di colloquio, ha congedato il presidente del Consiglio invitandolo «a promuovere l'indispensabile chiarimento politico» in Parlamento. E così, oggi stesso, Prodi andrà a chiedere una rinnovata fiducia alla sua divisa maggioranza che sarà votata stasera al Senato (dove è garantita anche senza Rifondazione comunista) e poi alla Camera. E' qui che si gioca ora !a partita più importante per il governo. D'Alema, Dini, Marini sperano di convincere Prodi a fare oggi un discorso che contenga impegni seri sulla riforma dello Stato sociale, sulle pensioni, sulla Finan¬ ziaria. Il voto di fiducia è l'occasione per mettere Rifondazione comunista con le spalle al muro. «E' finita la manfrina» dice a Prodi Famiano Crucianelli, capogruppo dei comunisti unitari. «Il presidente del Consiglio indichi un percorso chiaro per almeno un anno. Il voto di fiducia va dato su qualcosa. Occorre un atto politico rilevante, impegnativo, un discorso chiaro - spiega Fabio Mussi in aula a Prodi, mentre al suo fianco D'Alema ad occhi bassi fa barchette di carta . La maggioranza oggi si spacca e non su bazzecole. Rifondazione ha messo maggioranza e governo in un angolo con risultati politici enormi per l'Italia e per la sinistra italiana. Ora il programma deve essere forte e certo e la maggioranza affidabile e sicura». Sfiancati dal lungo gioco di palleggio tra Prodi e Bertinotti, pds e popolari cercano di cogliere l'attimo fuggente dell'inciampo di Prodi sull'Albania per spingerlo a muoversi lungo una linea retta. «C'è uno strappo, una lacerazione nella maggioranza» spiegava Sergio Mattarella, capogruppo dei popolari. Prima, D'Alema aveva spiegato a Prodi che d'ora in poi non gli lascerà più la possibilità di giocare il pds facendo sponda con Bertinotti. «Noi non parteciperemo più a vertici dell'Ulivo per poi mediare con Rifondazione. Se li facciano pure senza il maggior partito italiano. I giochini sono finiti» spiegava in Transatlantico ai cronisti il portavoce del segre¬ tario del pds, Fabrizio Rondolino. In effetti, ieri Prodi si è accorto di essere finito in un vicolo cieco a forza di assecondare con mosse tattiche Bertinotti. Il suo discorso alla Camera è stato del tono che il Polo si aspettava, secondo gli accordi presi in mattinata. Lo stesso D'Alema aveva telefonato a Berlusconi, riunito con i suoi, per spiegargli quel che il presidente del Consiglio avrebbe detto da lì a poche ore a Montecitorio. Alle 12 Prodi non ripeteva più il passaggio critico verso il Polo, letto al Senato e ammetteva che ci sono «problemi interni alla maggioranza». «Io dichiaro fin d'ora che se il dissenso del gruppo di Rifondazione comunista permarrà, mi recherò immediatamente dal Capo dello Stato per informarlo ufficialmente della situazione, rimettendomi alle sue valutazioni». Fini assentiva col capo, soddisfatto mentre dai banchi del Polo si levava un «oooh» che significava: finalmente l'hai detto. Al Polo Prodi chiede «di non permettere che le nostre differenziazioni sul piano della politica interna prevalgano oggi sulla nostra sostanziale identità di vedute sugli impegni da assumere». «Con le sue dichiarazione Prodi ha certificato il dissolvimento politico della maggioranza» diceva il presidente di An. Che, però, a sera, prima del voto, assicurava che An non ha fretta, che non spinge per fare cadere il governo subito. Così come ripeteva anche Silvio Berlusconi. Non vuole la crisi oggi D'Alema perché prima vuole far finire i lavori alla «sua» Bicamerale. Non la vuole neanche Berlusconi, perché non saprebbe cosa farsene, al momento. Il Polo, comunque, è incerto nell'analisi del prossimo futuro. Teme che, alla fino, Prodi esca più forte del previste da questa vicenda e a tarda sera ha cominciato ad alzare il tono della polemica. «O c'è una proposta di governo decente o si va alle elezioni» ha detto Berlusconi. Le ricette si sovrappongono. Per Buttiglionc ci vuole un governo di minoranza che prende i voti di chi glieli dà, come è avvenuto ieri. Si è parlato di governo istituzionale mentre Rifondazione comunista cerca di evitare la sua emarginazione. Che, comunque, anche se ci sarà, non è imminente. «Il governo non cade, ma si abbassa sempre più» era la conclusione che tirava a sera Marco Taradash di Forza Italia. Alberto Rapisarda IL TESTO DELLA MOZIONE POLO-ULIVO «PRESO ATTO DELLA RISOLUZIONE 1101 DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELLE NAZIONI UNITE; DELLA DELIBERA DEL CONSIGLIO PERMANENTE DELL'OSCE PER L'INVIO DI MISSIONI CIVILI IN ALBANIA; DELL'APPREZZAMENTO ESPRESSO DALL'UNIONE EUROPEA; DELLE ODIERNE DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SUGLI OBIETTIVI, I MEZZI E LE MODALITÀ' DI SVOLGIMENTO DELLA MISSIONE DI AIUTO E DI SICUREZZA CON PARTECIPAZIONE MILITARE MULTINAZIONALE A GUIDA ITALIANA IN ALBANIA, IMPEGNA IL GOVERNO A DARE IMMEDIATA ESECUZIONE A TALI DELIBERATI ED ASSUMERE LE INIZIATIVE PREVISTE» FIRMATA DA MUSSI, PISANU, TATARELLA, MATTARELLA, GI0VANARDI, MANCA, PAISSAN, SANZA, CREMA, MASI IL VOTO A MONT6CITORIO MOZIONE RIFONDAZIONE MOZIONE POLO-UUVO MOZIONE LEGA PRESENTI 592 PRESENTI 595 PRESENTI 592 VOTANTI 590 VOTANTI 588 VOTANTI 591 ASTENUTI 2 ASTENUTI 7 ASTENUTI 1 MAGGIORANZA 296 MAGGIORANZA 295 MAGGIORANZA 296 SI' 34 SI' 503 SI' 50 NO 556 NO 85 NO 541 Nella foto grande a sinistra il presidente del Consiglio Romano Prodi Nella foto in basso il segretario di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti D'Alema al premier «Il pds dice basta ai vertici dell'Ulivo per poi mediare con Rifondazione»

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