Chi paga e chi no di Lietta Tornabuoni
Chipaga e chi no PERSONE Chipaga e chi no Nella discussione su quella riforma o revisione dello Stato sociale che parrebbe soprattutto una legittimazione dello slogan «paga e non avrai nulla», dato che si parla moltissimo di quanto togliere ai cittadini e non si parla mai di riduzione dei contributi versati dai cittadini, interviene di nuovo il ministro della Sanità. Dice che i ticket sui medicinali, i neo-ticket sui ricoveri in ospedale e le cure al Pronto Soccorso, aumenteranno di prezzo a seconda del censo, diventeranno cari o più cari per chi ha un reddito maggiore. Dice che i più ricchi debbono pagare di più, che è giusto così. Sembrerebbe un discorso ragionevole, invece non lo è. Come si accerta il reddito maggiore o minore? Attraverso la denuncia dei redditi, naturalmente: altri mezzi non esistono. Ma chi fa ogni anno la denuncia dei redditi senza mentire? I lavoratori dipendenti, naturalmente: del resto, non potrebbero agire altrimenti. Si comportano in modo diverso gli innumerevoli evasori fiscali, e non si tratta soltanto di miliardari imbroglioni o di professionisti disonesti, si tratta pure degli infiniti lavoratori in nero, di proprietari di piccole aziende ^semi-individuali, di - artigiani, personale domestico eccetera. Tra costoro, i molti che falsano la denuncia non risultano avere un reddito controllabile: oltre ad evadere le tasse, a sottrarsi a una tassazione che è fra le più feroci e inique d'Europa, sono quindi felicemente esenti da ogni aumento richiesto per la Sanità, per l'Università o per altri servizi. A pagare, a venir schiacciati, rimangono anche stavolta i soliti lavoratori dipendenti, dalle cui tasche deve arrivare tutto quanto lo Stato esige in misura sempre crescente. L'ingiustizia d'una simile condizione è così bruciante, dura da così I lungo tempo, pare susciI tare così scarsa attenzio- ne dei governanti, va avanti in una così grande indifferenza e inerzia: è quasi un miracolo che non ne sia nata alcuna concreta rivolta fiscale. Ed è vergognoso che un governo di centrosinistra si dimostri su questo punto non differente dai suoi predecessori, che decreti aumenti e nuove regole come se questa situazione non esistesse, che si lasci intimidire soltanto dalle proteste degli evasori o dei para-evasori, che non preveda azioni riequilibratrici, che non s'interessi a un'offesa del senso di giustizia capace di dividere i cittadini in vittime e privilegiati, in dannati e salvati. RUTELLI Che spettacolo, l'altra sera al telegiornale, il sindaco di Roma Rutelli, furente contro gli autoferrotranvieri della capitale scesi in sciopero selvaggio. Che spettacolo vederlo, con la mascella irrigi-^ dita e la voce fremente, invocare un licenziamento degli organizzatori dello sciopero che la legge non consente, declamare shakespearianamente «ho visto l'ira sul volto dei miei concittadini», ignorare del tutto le ragioni d'una azione sindacale certo dannosa per la collettività ma non immotivata. Anche se i due personaggi non si somigliano, era difficile non ricordare un altro sindaco, di Milano, in atto d'aggredire gli scioperanti selvaggi dei trasporti urbani quasi venendo alle mani, con la virulenza un po' disperata di chi teme di perdere il posto e magari di non poter più giocare al golf: Paolo Pillitteri, il cognato di Craxi. Lietta Tornabuoni
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