Veltroni: «Verifica seria»

Veltroni; «Verifica seria» Visi scuri nell'Ulivo. Marini: questa partita l'ha vinta Fausto Veltroni; «Verifica seria» Adesso tocca alla riforma del Welfare ROMA. «Questa partita l'ha vinta Bertinotti. Ma adesso bisogna fare qualcosa, anche se non so bene che cosa...». Ore 18, circa: Franco Marini, segretario del ppi, si sfoga così con qualche collega di partito in uno dei corridoi di Montecitorio. Ore 18,30 in punto. Il leader dei popolari incrocia Massimo D'Alema in pieno Transatlantico. Il numero uno del pds non sembra in uno dei suoi giorni migliori. «Come va?», gli chiede Marini, stringendogli la mano. «Male», risponde laconico il segretario della Quercia, che poi domanda a sua volta: «E tu, come stai?». «Insomma», mormora il capo del ppi. Stesso luogo, ossia la Camera dei deputati, parecchie ore prima. Qualche parlamentare della Quercia discetta sulle future prospettive politiche. Si andrà ad un governo con Forza Italia? E' li anche Walter Veltroni, abbronzato e sorridente. Scuote il capo di fronte a questa ipotesi, e spiega: «Il pds, per la sua geografia interna, non è nelle condizioni di percorrere questa strada, e, comunque, un governo di larghe intese presupporrebbe pure la presenza di An, perché Berlusconi non è in grado di mollare Fini». Ancora la Camera, ventiquattr'ore prima. Achille Occhetto si stuzzica i baffi e con un balenio ironico negli oc; chi dice: «Siamo davanti al crollo di quello che D'Alema defini- va il suo capolavoro. Ma quale capolavoro? Lui ha messo insieme delle forze che erano unite solo dal fatto di essere ostili a Berlusconi». Scene da Montecitorio. Scene che rivelano la difficoltà in cui versano quei partiti che avevano deciso di mettere all'angolo Fausto Bertinotti, di fargli pagar pegno per la posizione assunta sulla missione albanese. I visi scuri di Marini e D'Alema, contrapposti a quelli sorridenti di Veltroni e Occhetto danno un'idea di quale sia la situazione molto più di quanto possano farlo fiumi e fiumi di dichiarazioni. Certo, il vicepresidente del Consiglio si è arrabbiato anche lui con il leader di Rifondazione e l'altro ieri notte gli ha fatto una telefonata di fuoco: ma ora, dopo che il governo in qualche modo si è salvato, tira un sospiro di sollievo e torna a tessere la tela con Rifondazione. D'Alema invece è ancora scuro in volto. Il segretario del pds, come Veltroni e Prodi, ha provato, l'altro ieri notte, a sfondare le resistenze di Bertinotti. Con una telefonata a tarda ora, a conclusione della quale il leader della Quercia ha salutato così il capo di Rifondazione: «Bene, abbiamo fatto un pezzo di strada insieme, ora è finita». Ma finita non è. D'Alema lo sa. «Già, Massimo non è messo troppo bene», ammette Gloria Buffo, tirando le somme di questa interminabile giornata. E Marini? Anche lui non sprizza gioia. Tra l'altro, martedì ha dovuto affrontare l'ira di una parte dei suoi. Di Sergio Mattarella e di Rosa Russo Jervolino. Cioè di quanti, nel suo partito, avevano criticato in questi giorni la sua strategia, quella del «governo di minoranza», che non ha portato i frutti sperati, visto che Rifondazione ha votato contro la missione italiana ed è rimasto abbarbicato a questa maggioranza. «L'eccessiva drammatizzazione di questa vicenda - spiega il ppi Giovanni Bianchi - ha messo il governo nelle mani non più del solo Ber¬ tinotti, ma anche di Berlusconi». E ora Marini, e soprattutto D'Alema si preparano ad una nuova sfida con il segretario del Prc. Quella sulla riforma dello Stato sociale. Lì, sperano i due, o si inchioda il leader di Rifondazione, o si rompe, e allora nuovi scenari politici si aprono all'orizzonte. «Ma il Welfare - commenta il deputato pidiessino Sergio Sabattini - non sarà dirompente». Dini è con loro: «Serve una fiducia impegnativa e seria», avverte, «con impegni precisi e qualificanti». Chi avrà ragione? Veltroni sembra dare una mano a Bertinotti: «La prossima tappa - dice - è la riforma dello Stato sociale: lavoreremo per trovare un punto d'intesa con il Prc, visto che noi non parliamo di tagli». E Bertinotti, spiazzando i potenziali avversari, annuncia: «Sullo Stato sociale propongo una sfida a tutti, prendendo per buone le indicazioni che vengono dalla Cgil». Facendosi scudo di Cofferati, il segretario di Rifondazione rende più difficile a D'Alema anche questa battaglia. «Sul Welfare, il problema di Massimo è la Cgil: con il sindacato lui non può rompere», diceva ieri pomeriggio Famiano Crucianelli, senza conoscere ancora le intenzioni di Bertinotti. E il capo dei comunisti unitari non sapeva quanto fossero profetiche le sue parole. Maria Teresa Meli Fabio Mussi

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