A Milano si danza la crudeltà di Luigi Rossi

A Milano si danza la crudeltà La nuova creazione alla Scuola Grassi, poi al Comunale di Ferrara A Milano si danza la crudeltà La tragica vita della pittrice Frida Kahlo MILANO. Come in teatro, c'è anche una danza della crudeltà e il suo maggiore esponente non poteva che uscire dall'area espressionista. Si tratta dell'austriaco Johann Kresnik, attualmente attivo a Berlino e spesso operante accanto al danzatore nero Ismael Ivo protagonista anche in Italia di uno sconvolgente «Otello». Kresnik ha presentato a Milano, alla Scuola d'arte drammatica Paolo Grassi, la sua nuova creazione dedicata alla pittrice messicana Frida Kahlo, poi in scena al Teatro Comunale di Ferrara. Durante l'incontro milanese Kresnik ha passato in rassegna la sua galleria di eroine tragiche, come Frida contrassegnate da esistenze tempestose; Ulrike Meinhof, la poetessa Sylvia Plath e Rosa Luxemburg. La sua formula di Tanztheater si discosta notevolmente da quella della più nota Pina Bausch e semmai risale alle radici dell'espressionismo tedesco di Kurt Jooss, il cui manifesto, dichiaratamente politico e pacifista, è il famoso «Tavolo verde». Anche quel classico degli Anni Trenta non lesinava immagini crude come la «totentanz» di scheletri che voleva rappresentare i «disastri della guerra» derivati dai vaniloqui diplomatici attorno al tavolo del titolo. In Kresnik figure cruente al limite del sadismo sono frequenti, come nella macelleria in cui si consuma la tragedia di Otello o nei corpi stravolti del balletto su Francis Bacon. Anche Frida Kahlo non risparmia tormenti e sangue suggeriti dalla drammatica biografia della pittrice che fu tra le eroine della rivoluzione messicana, accanto agli artisti celebri per i loro «murales» violentemente ideologici. Vittima di uno straziante incidente ancora giovanissima, Frida subì molteplici operazioni chirurgiche e l'amputazione di una gamba che la costrinse a vivere in carrozzella. Ma queste sventure non riuscirono a frenarne il prorompente vitalismo e neppure a spegnerne la creatività artistica. Oggi i suoi quadri hanno raggiunto quotazioni altissime e il suo nome si inscrive tra i grandi pittori «rivoluzionari» messicani come Rivera, Siqueiros e Orozco. Una danza di sangue quella che Kresnik ci propone nuovamente in «Frida Kahlo», perché il coreografo tedesco odia tutto quanto è grazioso e armonico nel balletto classico, dal quale pure proviene, per farsi paladino dei tormenti del corpo e dell'anima che contrassegnano la nostra epoca. Luigi Rossi Frida Kahlo (qui in un autoritratto) fu vittima di un incidente giovanissima, e subì l'amputazione di una gamba

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