In agricoltura di Luca Mercalli

In agricoltura In agricoltura Sono i cereali le prime vittime ROMA. Quali gli effetti della carenza idrica sull'agricoltura? Il momento è delicato, in quanto la vegetazione è in precoce ripresa a causa dei calori anticipati dell'inverno (il più caldo da quando esistono misure certe, ovvero poco più di un secolo) e di marzo (terzo caso per elevate temperature in 130 anni). I forti venti di caduta che si generano a ridosso dell'arco alpino per i continui impulsi frontali da Nord e Nord-Ovest, riducono fortemente l'umidità dell'aria, favorendo l'evaporazione sia da parte del suolo, sia da parte degli apparati foliari dei vegetali. Sono soprattutto i cereali a manifestale i primi segni di stress idrico, in quanto il loro apparato radicale superficiale non è in grado di approvigionarsi alla falda profonda, per il momento ancora ben provvista d'acqua. Tra qualche giorno il problema si riproporrà per le semine del mais, che più che avvenire in un terreno propizio alla germinazione, si svolgeranno nella polvere. L'irrigazione in fase di semina pone d'altra parte problemi d'ordine logistico ed economico. Non possiamo fare altro che aspettare, riflettendo nel frattempo su quanta parte in questi eventi meteorologici estremi sia dovuta alla naturale variabilità del clima o costituisca un primo segnale di alterazioni dell'equilibrio atmosferico causato dall'uomo. La siccità è un «non fenomeno»: conquista e stringe d'assedio il territorio giorno dopo giorno semplicemente sospendendo l'apporto di precipitazioni cui una certa regione è, per così dire, abituata. Non mancano altri esempi passati alla storia, per il momento ancora detentori del primato di durata: il 1921 fu il più gravoso e interessò buona parte della Francia e dell'Italia del Nord, dove si ebbero 85 giorni consecutivi senza pioggia. Poi, molto di recente, il 1988-89 con 83 giorni. Luca Mercalli Gruppo Agrometeorologico Regione Piemonte

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