Inganno e letteratura nel Novecento

QUANDO BUGIA E'VERITÀ' QUANDO BUGIA E'VERITÀ' Inganno e letteratura nel Novecento Giovedì 10 aprile, alle ore 17, per il ciclo «Le trame degli inganni» organizzato da Uciim e il Capitello al liceo D'Azeglio di via Parini 8, Massimo Romano parla su «Il gioco dell'inganno nella letteratura del Novecento». Romano anticipa per TorinoSette alcuni spunti del suo intervento. LETTERATURA come menzogna»: così Giorgio Manganelli trent'anni fa intitolò una geniale raccolta di saggi. Da tremila anni il tessuto della scrittura è intrecciato con la tela deh'inganno: se la menzogna è innanzitutto un atto linguistico, è praticamente impossibile parlare e scrivere senza mentire. Dopo vent'anni di lontananza, Ulisse torna a Itaca e narra la storia del suo viaggio al porcaro Eumeo, al figlio Telemaco, al Re dei Feaci Antinoo e alla moglie Penelope. Travestito dalla dea Atena in un vecchio mendicante coperto di stracci e reso quindi irriconoscibile, con i suoi racconti bugiardi diventa un maestro dell'inganno. L'unica regola che lo scrittore ha sempre rispettato è il criterio della verosimiglianza, di un'illusione di realtà dove spesso la menzogna è più verosimile della verità. «La verità - diceva Dostoevskij - non è mai verosimile». Nel Novecento, con le teorie di Freud, il discorso si complica: la psicoanalisi si basa su un postulato, che il paziente, anche

Persone citate: D'azeglio, Dostoevskij, Freud, Giorgio Manganelli, Massimo Romano, Penelope