Poliziotti contro Io «manomorta » di Luigi Grassia
Poliziotti contro Io «manomorta » GIAPPONE Impegnati 70 agenti. Una pornorivista indicava le linee con più donne Poliziotti contro Io «manomorta » Tokyo, campagna di repressione in metropolitana «Scappo dall'Italia. Posto schifoso, qui gli uomini non l'anno che palpeggiarmi» aveva protestato (con vasta eco giornalistica e tv) un'inglesina quindici giorni fa. Speriamo che non abbia concluso le sue vacanze in Giappone. Dalla padella nella brace. Educati, sorridenti, in apparenza un tantino repressi, i giapponesi sono in preda a una mania palpeggiatoria che ha spinto la polizia a prendere misure speciali contro il fenomeno, in particolare nella metropolitana di Tokyo dove tutta quella gente stipata nei vagoni dagli «spingitori» in guanti bianchi sembra indurre in tentazione anche i più morigerati. Nelle due stazioni principali della capitale, la Centrale e la Shinjuku, sono stati istituiti appositi uffici con agenti di sesso femminile a cui le donne possono rivolgersi per chiedere aiuto o sporgere denuncia. E 70 poliziotti in borghese, uomini e donne, sono continuamente in giro per i treni cercando di «pizzicare» i pizzicatori. Risultato? Ne vengono fermati in media sei al giorno. In genere ci si limita a prenderne il nome e a segnalare il fatto alla famiglia o al datore di lavoro (cosa che in un Paese occidentale sarebbe illegittima). La vergogna di essere stati scoperti basta in genere a redimere il palpeggiatore. Ma più o meno un terzo delle persone fermate sono recidive. In questi casi scatta la denuncia. «Molti dicono "è stata una cosa assurda, non lo faccio più". Ma parecchi li ripeschiamo più e più volte, come se non potessero farne a meno» è la testimonianza di una poliziotta, il sergente Yumi Kakisako, in un rapporto redatto per meglio pianificare le future campagne di repressione. C'è da chiedersi perché mai il Giappone dovrebbe essere peggio di altri Paesi per l'abitudine alla «manomorta». E in effetti probabilmente non lo è. Ma il problema è venuto alla luce più o meno all'improvviso. Ancora la poliziotta Kakisako: «Fatica a farsi strada la consapevolezza che si tratta di un crimine. Le donne tendono a non reagire, e gli uomini molestatori a pensare che se la donna sta zitta, vuol dire che le piace». Discorso che può valere per tutto il mondo. Ma è in Giappone che un certo Samu Yamamoto ha venduto 50 mila copie con l'autobiografico «Diario di un pervertito» in cui racconta le sue imprese di allungatore di mani (e fra l'altro riferisce di aver fatto conoscenza proprio così, sulla metropolitana, con la sua attuale moglie). Ed è sempre qui che si pubblicava persino una pornorivista con suggerimenti sulle linee migliori, frequentate da più donne giovani (studentesse, impiegate), da toccare. Ma proprio questo mese ha chiuso. Luigi Grassia
Persone citate: Yamamoto, Yumi Kakisako
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