La vendetta dell'Imputato Eccellente ha il volto di «Woody» Gamberale di Massimo Gramellini

La vendetta dell'Imputato Eccellente ha il volto di «Woody» Gamberale PROCESSB m TV La vendetta dell'Imputato Eccellente ha il volto di «Woody» Gamberale E, un'Italia ribaltata dove ' anche i Berlusconi piangono e i D'Alema scendono in piazza contro se stessi. Ma è con le discusse immagini del processo Gamberale, proiettate ien sera alla vigilia del giudizio d'appello, che la tv ha offerto l'ultimo e definitivo rovesciamento dei ruoli: l'imputato di Tangentopoli che diventa eroe. La trasmissione della svolta si intitola «Un giorno in pretura». Negli anni d'oro di Mani pulite e di Raitre era il telefilm di maggior successo della similrivoluzione italiana. Ascolti garantiti dalla novità delle situazioni (i potenti alla gogna), dalla bontà dei primi piani (la bava alla bocca di Forlani) e dall'arma vincente dei grandi serial: la ripetitività della trama. Il buono vestito da pipistrello con l'accento molisano e l'indice puntato era sempre il Pubblico Ministero. Poi appariva il cattivo, accasciato su una sedia, lo sguardo spento e torbido da ex arrogante ridotto a giustificarsi e a pregare: l'Imputato Eccellente. Si è andati avanti così per alcuni anni, nella memoria già molto lontani. La storia, come tutte le storie, ha cominciato ad annoiare (soprattutto gli imputati) e le repliche sono state sospese in attesa che agli sceneggiatori venisse un'altra idea. Gli è venuta. Adesso il Potente non ha più la coda fra le gambe né lo sguardo fiero ma algido di Cusani. Era impossibile tifare per loro. Mentre è quasi spontaneo simpatizzare con la faccia spaurita e gli occhialoni alla Woody Alien di Vito Gamberale, l'amministratore delegato della Telecom accusato da un intercettazione telefonica (e già questa sembra una trovata di Totò) per l'eterna storia di raccomandazioni, che al processo chiamano «sensibilizzazione sui processi occupazionali della Campania»: un tocco di genialità del copione. Il film si apre con Gamberale seduto sotto la foto di un estintore che racconta ai giudici e agli italiani la sua infanzia povera, riscattata da una borsa di studio e da una carriera onorata. Altro che boiardo del psi! Un'«appartenenza ideale», spiega lui, che non riesce neppure a pronunciare per intero il nome di Craxi («Cr, Crrr...»). E che sì, ricevette una «sensibilizzazione occupazionale» dal socialista Di Donato, ma la passò all'Ufficio Personale «e quando al telefono Di Donato si congedò con un "uè, ciao", io neanche lo contraccambiai». A questo punto, colpo di scena: Woody Gamberale estrae dalla tasca un diagramma per dimostrare «cartesianamente» la sua innocenza e si capisce subito che nel linguaggio simbolico della tv quel foglio colorato è un atout che ricorda quelli esibiti da Di Pietro e in un certo senso ne prende il posto. «Mi arrestarono alle 20 e 45», dice, indicando una riga rossa. «Ma adesso guardate qua» e ne mostra una blu: «Chi mi accusava fece il mio nome solo alle 22, un'ora dopo l'arresto!». Il pm borbotta qualcosa ma è un baffuto senza mordente, subito dimenticato, mentre restano impressi i coimputati che hanno ritrovato la fede in carcere, le loro mogli piangenti e il difensore che chiude l'arringa con la più italiana delle frasi: «Gamberale prima che un cliente è un amico». Assolto in aula. E in molte case, c'è da scommetterlo. Massimo Gramellini lini |

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