Italia a una svolta
Italia a una svolta Italia a una svolta mia disgrazia è la sorella nera e la sorella nera oggi è venuta, nera nera». Così cantano la morte, e su al piccolo cimitero ci sono due buche nella terra e Jolsa e Dituri le faranno calare lì dentro trascinandole giù con le mani. Su mi muro avevano scritto: «Berisha sta tranquilllo. Ti impiccheremo». Bandiere d'Albania strappate sui tetti delle case. Un uomo seduto sulla ferrovia, il mitra appoggiato sui binari. Dall'ombra dei cipressi si guardano le lacrime e il dolore, il padre che s'inginocchia a baciare la bara prima di farla scendere nella buca e grida «l'Italia ti ha ridato a noi. Sei morta in Italia come volevi tu». Alle spalle del camposanto, corrono le colline degli ulivi. Non c'è un prete, fra questa gente. Ma l'unico che non piange è l'uomo con la vanga, sta in piedi e la tiene appoggiata al mento con indifferenza. Farà il suo lavoro con calma, come la sorella nera, quando tutti se ne saranno andati. E alla fine, mentre le bare sono già in fondo alla buca, Mustafa Kachupi, il babbo, dice: «Questa è una disgrazia e io sto piangendo le mie figlie. Ma io vi ringrazio di essere tutti qui e ringrazio anche gli italiani che sono venuti. Io verrò il giorno delle nozze a casa vostra, verrò solo per la vostra felicità». E' quasi mezzogiorno, il sole è una carezza. In fondo alla valle, c'è un blindato vicmo a una casrina. A qualche chilometro da qui, c'era mia caserma. L'haimo assaltata i contadini del posto, e l'hanno bruciata dopo averla svuotata tutta. Hanno preso anche i blindati come quello che sta nel cortile della casa. Ecco che Paese è diventato l'Albania. Adesso, dice il padre, venite tutti con me al nostro pranzo. «E' un peccato se non venite», dice. E allora si sale dall'altra parte, si passa di nuovo la ferrovia. Il fratello non piange più. Sulla porta del ristorante, pende mi agnello scuoiato. Ma perché siete andati via, Astrid? Questa terra è casa vostra. Lui non solleva nemmeno il capo: «Ma non lo vedi qui com'è? E' mi inferno». E ripete che tornerà di nuovo da noi. ((Anche a morire», dice, anche a crepare.
Persone citate: Berisha, Mustafa Kachupi
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