Neanche un milanese vada a Tirana di Vittorio Feltri
« « Neanche un milanese vada a Tirana » Formentini sfida palazzo Chigi: troppi pericoli MILANO. Nessun albanese a Milano e nessun meneghino in divisa in Albania. Marco Formentini, sindaco della metropoli lombarda, rivendica così la sua formula per sterilizzare Milano e i milanesi di fronte ai problemi di Tirana. E per dimostrare che fa sul serio, Formentini ha preso carta e penna e ha scritto di suo pugno a Romano Prodi che «in queste condizioni, con la stessa fermezza con la quale ho rifiutato di prestare collaborazione allo sparpagliamento su tutto il territorio nazionale degli albanesi sbarcati illegalmente sulle coste adriatiche negando strutture di accoglienza del Comune di Milano, chiedo al governo centrale che nemmeno un giovane milanese venga inviato in Albania per effetto di costrizione susseguente ad ordine». Via libera solo ai «lombard» volontari, insomma. E Prodi? Alla prosa infiammata del primo cittadino di Milano il presidente del Consiglio risponde più con stupore che con ironia. «Al di là di ogni altra opportuna considerazione - recita la missiva in arrivo da Palazzo Chigi - si fa presente che non è nelle possibilità né di un sindaco, né di un presidente del Consiglio scegliere in base alla provenienza geografica quali militari debbano prestare o meno un determinato servizio». Replica scontata e prevista da Formentini. Del resto, è risaputo che l'obiettivo del governo è proprio quello di inviare in Albania truppe scelte, per la massima parte composte di volontari. Ma in tempi di campagna elettorale ogni argomento può tornar buono, soprattutto se viene tirata in ballo l'incolumità dei figli in divisa; e così Formentini ieri si è intrattenuto a lungo sulla proposta. «E' impossibile non rilevare - ha detto ripetendo il tenore della lettera a Prodi - l'alto grado di pericolosità che in¬ combe su tutti coloro che saranno chiamati a parteciparvi». In quella regione, ammonisce il sindaco di Milano, «avviene di tutto: scontri fra bande armate, traffico di armi, contrabbando e persino coltivazione di sostanze di base per stupefacenti. Una specie di Colombia... La situazione è incontrollata e incontrollabile». Un argomento, quindi, di sicura presa e che potrebbe giovare al candidato Formentini impegnato in una difficile rincorsa contro i candidati del Polo e dell'Ulivo. Formentini non è domo e proprio ieri ha chiesto un confronto «serio, chiaro e su temi concreti in una piazza di Milano» con i due candidati maggiori. Un vero duello nell'arena. «E stavolta - ammonisce con un ghigno Formentini - nessuno dovrà arrivare al confronto leggendo i bigliettini che qualcuno gli ha scritto». L'arbitro? Vittorio Feltri, il direttore del «Giornale». Il sindaco leghista di Milano Marco Formentini
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