Netanyahu da Clinton rilancia la sua pace di Franco Pantarelli
Netanyahu da Clinton rilancia la sua pace «Terra in cambio del quartiere ebraico» Netanyahu da Clinton rilancia la sua pace Ma su Gerusalemme i palestinesi non cedono: «E' un accordo truffa» NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Viene a chiedere «una nuova Camp David», il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che oggi incontra Bill Clinton alla Casa Bianca. Negli Stati Uniti è già arrivato ieri, ma la giornata domenicale l'ha trascorsa nel Minnesota, per una visita a re Hussein di Giordania che lì si è sottoposto a un'operazione alla prostata. La sua idea non è ancora chiarissima, ma alcuni dei suoi elementi erano già noti ieri, grazie a delle indiscrezioni. Sostanzialmente si tratterebbe di darsi una scadenza di sei mesi per un accordo «globale» che dovrebbe sancire lo sgombero immediato, subito dopo la firma, del 20 per cento del territorio cisgiordano da parte delle truppe israeliane. In cambio, Netanyahu chiederebbe una specie di approvazione ad andare avanti con l'insediamento che si sta costruendo a Har Homa, la collina nella zona Est di Gerusalemme che i palestinesi chiamano Jabal Abu Ghneim e rivendicano da sempre. Al momento di partire, Netanyahu ha spiegato che quei lavori andranno avanti e il suo ambasciatore a Washington, Elianh Ben-Elissar, ha detto di non avere ricevuto nessuna «pressione» da parte del governo americano perché vengano sospesi. Anzi, «se devo essere sincero, credo proprio che di pressioni non ce ne saranno». In Israele, dove la tensione provocata dall'inizio di quei lavori rimane fortissima, vari giornali commentano che è a dir poco strano che Netanyahu «offra» una cosa come il ritiro dalla Cisgiordania, che in base agli accordi esistenti sarebbe già tenuto a fare, in cambio di una cosa nuova, appunto l'insediamento sulla collina di Har Horna. Negli accordi di Oslo, che avevano volutamente tralasciato il problema dell'assetto di Gerusalemme perché troppo spinoso, c'era co¬ Il premier israel munque la tacita intesa che di questo si discutesse in futuro e che nel frattempo non si facesse nulla per turbare il delicato equilibrio. E' per questa «violazione di fatto» degli accordi di Oslo che Yasser Arafat, che ieri se n'è andato in India per partecipare alla riunione dei Paesi non-allineati e chiedere la loro solidarietà, adesso si rifiuta di incontrare Netanyahu, ed è per questo che in contemporanea con Netanyahu oggi a Washington ci sarà anche la signora Hanan Ashrawi, la famosa negoziatnce no Netanyahu palestinese, per spiegare al dipartimento di Stato la loro «versione dei fatti». Non è chiaro come l'amministrazione Clinton intenda rispondere all'idea di un «nuova Camp David» (il riferimento è alla trattativa ad oltranza avvenuta nel 1978, per l'appunto nella tenuta di campagna presidenziale, che portò alla pace fra Egitto e Israele). Ieri comunque c'era chi diceva che Clinton potrebbe sentirsi «tentato» dalla possibilità di realizzare un accordo «storico» come quello di 19 anni fa a Camp David e che quindi è possibile che ce la metta tutta per convincere i palestinesi a riprendere i colloqui con la controparte israeliana, anche senza l'interruzione dei lavori sulla collina di Har Homa. A mostrarsi poco impressionati dall'idea di Netanyahu sono invece i giornali israeliani, secondo i quali quella del primo ministro è una specie di fuga in avanti con la quale spera di guadagnare tempo e continuare a ignorare gli accordi di Oslo. Ieri a Gerusalemme c'è stata anche una manifestazione di quelli che gli accordi di Oslo li hanno firmati, e cioè i laburisti di Shimon Peres. Di fronte a migliaia di suoi sostenitori, l'ex premier ha denunciato con durezza tutte le «mancanze» di Netanyahu, chiedendo che i colloqui di pace, interrotti ormai da un mese, riprendano al più presto. Franco Pantarelli Il premier israeliano Netanyahu
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