«Abbiate il coraggio di intervenire»

«Abbiale il coraggio di intervenire» Il Pontefice: «Chi governa sappia che la pace non è solo assenza di guerra» «Abbiale il coraggio di intervenire» Appello del Papa all'Angelus CITTA' DEL VATICANO. 1 potenti della Terra devono intervenire nei punti di crisi mondiale, finché è possibile una soluzione, per scongiurare altri drammi Giovanni Paolo II ha fatte risuonare ieri il suo appello da Piazza San Pietro, nel consueto discorso di mezzogiorno dalla finestra del suo studio privato. Non ha fatto nomi, il Pontefice; ma Zaire e Albania sono sempre presenti alla sua mente, e spesso anche nei suoi discorsi di questi giorni. Sia in un caso sia nell'altro il Pontefice, o ['«Ossei-vatore Romano», o alti prelati hanno avuto modo di lamentare le incertezze, le indecisioni e i calcoli sovente meschini che hanno contribuito a far incancrenire le situazioni di crisi. «La pace non è solo assenza di guerra - ha aperto il suo discorso ai pellegrini il Pontefice - ma comunione piena con Dio e con i fratelli». Ricorda il «Pace a voi», «l'abituale saluto ebraico» che Cristo risorto rivolse agli apostoli. «Possa questo saluto echeggiare in ogni angolo della Terra ha proseguito, con voce un po' incerta - in questo nostro tempo ancora così provato dalla violenza». La pace, ha detto ancora, è possibile, e il messaggio cristiano «ce ne dà insieme il segreto e la forza». Il Papa lanciava, con fermezza ma quasi sottovoce, un messaggio profetico, legato alla figura del Cristo. «Egli viene a snidarci da quel pessimismo di comodo, che talvolta ci fa pensan che la guerra e la violenza siano ineluttabili, e ci fa arroccare dentro le nostre sicurezze e i nostri confini, quasi che la sofferenza dei fratelli lontani non ci appartenga, e si possa lecitamente abbandonarli al proprio destino». A questo punte la voce del Pontefice si è alzata quasi in un grido: «No! Non è così! La pace offerta da Cristo è un compito che ci investe tutti, e ci impegna ad avere un cuore veramente universale». E' possibile creare un mondo riconciliato, secondo Wojtyla, che ha concluso chiedendo che la Madre di Dio «ispiri a quanti hanno responsabilità di governo, nelle sedi nazionali e internazionali, il coraggio necessario a intervenire con tempestiva saggezza nelle situazioni difficili, prima che si giunga all'irreparabile, e altro sangue venga inutilmente versato». L'appuntamento dell'Angelus o del Regina Coeli è sempre di più il momento in cui il Papa espone «ex abundantia cordis», perché il cuore è troppo pieno, il suo pensiero su un tema che sente con forza particolare. In questa luce «personale» si leggono con più chiarezza gli attacchi dell'«Osservatore Romano» alla lentezza internazionale nella crisi dei Balcani, e le critiche alla passività dell'Occi- dente di fronte alla «catastrofe umanitaria» che sta avvenendo in Zaire. «Nessun governo pensa ad intervenire» sottolineava sa¬ bato il giornale. «Le potenze occidentali si limitano ad inviare contingenti di truppe nei Paesi confinanti in vista di un eventuale sgombero di connazionali. Oggi, dunque, l'Occidente è disposto a correre rischi connessi a un intervento militale per salvare poche migliaia di persone, laddove quattro mesi fa si tirò indietro quando si trattava di soccorrere migliaia di profughi». Ma subito dopo il primo appello, Giovanni Paolo II ne ha lanciato ieri un secondo, altrettanto pressante, «ai responsabili della vita politica e sociale, affinché, ispirandosi ai principi della morale e del diritto, impediscano in ogni modo che i bam- bini diventino protagonisti delle guerre, costretti ad imbracciare le armi e a uccidere i loro simili». Sono le prime vittime della violenza e della guerra, ha concluso Giovanni Paolo II, che si sta preparando a partire, sabato prossimo, per una visita di ventiquattro ore a Sarajevo. L'ha ricordato sabato sera: «A Dio piacendo, - ha detto - tra una settimana mi troverò a Sarajevo, per l'incontro tanto deisderato con la popolazione di quella città, che è divenuta quasi simbolo di questo nostro secolo, segnato da drammatici conflitti ed aperto a prospettive di speranza». E l'ha ripetuto ieri, salutando: «Buon viaggio a Sarajevo». Marco Tosarti Nella foto in aito Papa Giovanni Paolo II

Persone citate: Giovanni Paolo Ii, Wojtyla

Luoghi citati: Albania, Citta' Del Vaticano, Sarajevo, Zaire