L'Onu benedice la missione di Prodi di Raffaello Masci

L'Onu benedice la missione di Prodi Polo e Ulivo potrebbero presentare due mozioni simili: ognuno voterebbe la propria e si asterrebbe sull'altra L'Onu benedice la missione di Prodi Ma Rifondaziorw boicotta la riunione dei capigruppo ROMA, Per sanare i dissapori nella maggioranza sulla missione albanese, a Prodi una mano l'ha data Kofi Annan, il segretario generale dell'Orni che, da New Delhi ha invocato una decisione rapida da parte degli italiani e a confermato il «carattere umanitario» dell'iniziativa. Una manna per Romano Prodi che, ancora ieri, si dibatteva davanti all'opposizione dei Vérdi e di Rifondazione che rischiava non solo di ritardare la missione ma addirittura di far cadere il governo, a meno che ecco il punto - la missione non fosse avvenuta sotto l'egida dell'Onu. Le parole di Annan non rendono la spedizione italiana una missione-Onu «tout court», ma comunque sono quella «benedizione» che Prodi si aspettava e che forse potrebbe fare la differenza per Rifondazione e Verdi. Ieri comunque gli animi, all'interno della maggioranza apparivano più sereni che nei giorni precedenti. Da una parte Romano Prodi, in unità con Piero Fassino, Livia Turco e altri esponenti del governo, si è prodotto in reiterate affermazioni sul carattere meramente umanitario e pacifico della missione. Dall'altra, i barricaderos di Rifondazione, per bocca di Bertinotti e Cossutta, hanno negato che su ima simile questione si possa giungere ad una crisi. Anzi, se il contesto internazionale della missione dovesse cambiare, magari tra non molto il loro dissenso potrebbe mutarsi in un più mite giudizio. E così le armi della destra che faceva leva su questa divisione interna per minare il governo, hanno perso capacità offensive. C'era infatti chi incitava Prodi a porre la fiducia e così sancire la spaccatura della maggioranza (Selva e Biondi), e chi invece agitava lo spettro di una possibile tassa per l'Albania (Costa). «La missione multinazionale che l'Italia guiderà sarà con ogni evidenza di carattere umanitario - ha detto Prodi - anche se è a tutti evidente e non può essere ignorato, che senza una organizzata assistenza di polizia internazionale, così come richiesto da tutti i gruppi politici albanesi, gli aiuti inviati in Albania finirebbero nelle mani di bande criminali e non raggiungerebbero mai chi ne ha bisogno davvero». Livia Turco, parlando ieri al- la Stampa, aveva espresso lo stesso concetto. Si può parlare di una vera offensiva di comunicazione da parte del governo per ribadire che in Albania non si va solo con i soldati, ma soprattutto con i volontari, le suore e i camion di viveri. Tutte cose a cui Rifondazione - almeno sulla carta - non dovrebbe opporsi. Tant'è che Fausto Bertinotti, pur ribadendo «un netto dissenso su questa missione sbagliata» ha riconosciuto che una crisi sarebbe una sconfitta per tutti, Rifondazione compresa. Un segnale di ammorbidimento, soprattutto se letto insieme con la dichiarazione di Cossutta: «Il nostro no alla missione - ha spiegato - non è definitivo. Noi abbiamo chiesto di aspettare, perché la vera alternativa sarebbe l'invio in Albania dei caschi blu». Per i fautori della trattativa a oltranza con Bertinotti, la svolta potrebbe esserci già oggi. Livia Turco presiederà una riunione del volontariato pro-Albania, Prodi quella dei ministeri interessati agli aiuti umanitari, e dopo questi segnali forti e ribaditi del carattere soft della missione, ci sarà un vertice dei capigruppo di maggioranza, al quale mancherà però - si è appreso ieri sera - proprio quello di Rifondazione, per risanare le fratture e fissare una linea comune. Che cosa accadrà? Le ipotesi sul tappeto sono due. La prima - sostenuta so¬ prattutto dai Verdi - vuole che si ottenga uno slittamento del voto (previsto per martedì al Senato e mercoledì alla Camera) per esplorare più a fondo gli spazi di mediazione. La seconda è quella delle cosiddette «mozioni incrociate». Per cui si ricorrerebbe a due mozioni simili nella sostanza e contrapposte nel voto, una del Polo e una dell'Ulivo. Ciascuno dei due schieramenti voterebbe la propria e si asterrebbe sull'altra. Questa ipotesi consentirebbe alla Camera, dove i voti del prc sono determinanti, di approvare le mozioni dell'Ulivo e del Polo. La soluzione confermerebbe tuttavia che il governo non dispone di una maggioranza propria. Per Berlusconi in ogni caso il «governo non cadrà, anche perché non c'è fine alla capacità di resistenza di questi signori». Raffaello Masci

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