«Stupratori del branco», no all'arresto

«Stupratori del branco», no all'arresto Il pm aveva chiesto l'ordine di cattura per 2 dei 4 giovani accusati di aver violentato una ragazza in pieno centro «Stupratori del branco», no all'arresto Il gip di Piacenza: elementi di accusa insufficienti PIACENZA DAL NOSTRO INVIATO Un gelato con gli amici, un salto nella sala dei videogiochi e alla sera tutti a ballare. Ieri è stato un sabato pomeriggio come tanti altri per i «ragazzi del branco» sospettati di aver stuprato la sera del 15 febbraio in centro una loro coetanea incitandosi a vicenda. Protetti dall'anonimato, voluto dagli investigatori, e dall'omertà degli amici, probabilmente hanno tirato un sospiro di sollievo. Il gip Giovanni Picciau ieri mattina ha infatti respinto la richiesta d'arresto per due di loro presentata qualche giorno fa dal pm Claudio Mazza. Ed è stata una doccia fredda per la procura piacentina, convinta ormai di essere arrivata ad un passo dalla soluzione del caso. Ma il gip ha ritenuto che, nonostante il voluminoso fascicolo presentato dagli inquirenti, non ci fossero elementi sufficienti per usare le manette. Soprattutto che a distanza di un mese dal fatto, fossero ormai venuti a mancare i presupposti per una custodia cautelare: nessun pericolo di fuga, dato che i quattro giovani indagati, e in particolare i due per i quali era stato chiesto l'arresto, in tutto questo tempo non si sono mossi da casa; nessun inquinamento delle prove possibile, visto che il referto medico sulla violenza subita dalla giovane, non avrebbe lasciato dùbbi; nessun pericolo di reiterazione del reato, che in casi come questo si può desumere soltanto da precedenti penali specifici e i presunti autori dello stupro sono incensurati. Un provvedimento dietro il quale, si sussurra negli ambienti giudiziari di Piacenza, si nasconderebbe una sorta di guerra fredda combattuta da tempo tra l'ufficio della procura e quello del gip. La polemica è sottile: «Vi è stata una diversa valutazione degli elementi raccolti a carico degli indagati. Ma io ritengo che gli indizi a carico delle due persone siano sufficienti per l'adozione di una misura restrittiva», dice il pm Mazza, rientrato in tutta fretta dalle vacanze che si era concesso dopo aver presentato le richieste. «E comunque - prose¬ gue - sono convinto che il tribunale del riesame di Bologna accoglierà il nostro ricorso». Reprime a stento la rabbia invece il capo della Mobile, Emanuele Ricifari: «Preferisco tacere. Abbiamo indagato a 360 gradi su questa storia, il massimo che potevamo fare». Tace completamente il gip Picciau. E così, affogata tra le polemiche, rimane per il momento impunita la violenza sessuale della giovane L., 17 anni. Impunita e misteriosa, visto che nessuno sa, o vuole raccontare con chiarezza come sono andate le cose. La giovane avrebbe detto di essere stata assalita da quattro coetanei in via Caccialupo, una stradina buia a poche centinaia di metri dal centro di Piacenza e a nem- meno 100 metri da una stazione dei carabinieri, mentre la sera del 15 febbraio, intorno a mezzanotte, stava tornando a casa. Uno ne abusava e un altro lo incitava, due guardavano un po' più distanti, pronti a dare l'allarme, forse seduti in una macchina. Scena raccapricciante, arrivata sui giornali ad un mese dai fatti, dopo indagini che si vorrebbero condotte nel massimo segreto. Ma basta fare un giro in pieno centro, nella sala di videogiochi che si dice sia la base dei quattro giovani, per capire che così non è. Che erano in molti a Piacenza a sapere cosa era successo. E che alcuni dei ragazzi impegnati tra una partita a boccette e una simulazione di Formula 1, conoscono la vittima, sanno chi è, che scuola frequenta. Ma non conoscono «il branco», non sanno nulla di «Turi», ovvero Salvatore, il ragazzo di circa 20 anni, di origini siciliane, che avrebbe mate- rialmente violentato la giovane e che probabilmente la conosceva da tempo. «E chi l'ha mai visto? Un siciliano? Ma qui è pieno di siciliani». «Turi» e gli altri tre, sembra siano stati anche già interrogati dalla polizia, come testimoni. Anche il titolare del pub Leone Rosso, dove la sera del 15 febbraio si ritrovarono i giovani del «branco», ha fornito dei particolari, anche se adesso nega e dice di non essere nemmeno stato lì quella sera. Nessuno sa nulla nemmeno in via Radini Tedeschi, quartiere Pop, edilizia popolare, soliti casermoni di periferia, solito squallore, dove, più di un'indiscrezione, segnala l'abitazione di almeno uno dei giovani sospettati dello stupro, «Turi», il siciliano, originario di Mazara del Vallo, muratore: come cercare un ago in un pagliaio in una cittadina che ospita una colonia di almeno 300 famiglie di Mazara, in gran parte impiegate nel settore edilizio. «Se vuole trovare dei siciliani vada nel palazzo qui a fianco - dice una signora affacciata a un balcone -. Ma è inutile chiedere, tanto non l'aiuterà nessuno». Paolo Colonnello «Non c'è pericolo che i sospettati fuggano o replichino il reato» Una scena del film «Il branco», storia di uno stupro di gruppo LA BAND A DEL BRANCO NUMERO DEI COMPONENTI: 4 j ETÀ': Tra i 20 e i 22 anni L'IDENTIKIT DELLO STUPRATORE OCCHI: Neri CAPELLI: Scori a casrhetto ALTO: . 1,79 ACCENTO: Siciliano

Persone citate: Claudio Mazza, Giovanni Picciau, Leone Rosso, Mazza, Neri Capelli, Paolo Colonnello, Picciau

Luoghi citati: Bologna, Mazara Del Vallo, Piacenza