Fino rispedito a casa dai «nordisti» di Vincenzo Tessandori

fino rispedito a casa dai «nordisti» Un'Albania piena d'insidie per la Forza. Il capo del governo: ho telefonato a Dini (che nega) fino rispedito a casa dai «nordisti» Bombe a mano sulpremier in viaggio verso Sentati TIRANA DAL NOSTRO INVIATO La domanda è: in quale specie di Paese verranno i soldati italiani? E la risposta è difficile, la situazione è opaca, ovunque, e quasi a ricordare come il ribellismo sia più forte dello Stato, a Nord come a Sud, in 15 ieri hanno bloccato l'auto sulla quale viaggiava il primo ministro Bashkim Fino, socialista, in viaggio per Scutari. Avevano mitra e bombe a mano e hanno sparato e fatto esplodere una granata e sembravano i padroni, lì, al chilometro 15, appena fuori Bushat, che è poco più di un villaggio. Le 10,30 di un giorno radioso. Il piccolo convoglio con le Mercedes scure del primo ministro, di Arben Malaj, ministro delle Finanze, di Belul Cela, dell'Interno, e di Vasillaq Spaho, dei Lavori pubblici, si è trovato imbottigliato. I comunisti non passano, hanno detto quelli. Non era gente del posto, ha riferito la polizia, che si è presa una solenne strigliata perché nessuno da Scutari era andato incontro a quelli del governo. Tornato a Tirana di pessimo umore, tanto da evitare l'incontro con Clemente Ma- stella, vicepresidente della Camera, e con Pierferdinando Casini, segretario del ecd, Fino ha riimito il suo governo e ha detto di considerare «gravissimo» l'episodio vicino a Scutari. Ma non per questo cambierà di una virgola il programma. E poi, ha chiesto a muso duro, come facevano quelli del mitra a sapere del viaggio a Scutari? Così ha detto che farà aprire un'inchiesta sui ministri dell'Interno e della Difesa. E' stato un fine settimana simile a tutti gli altri, cioè disseminato di sparatorie, morti, episodi di violenza. Ecco, anche dei weekend dovranno tener conto i militari della forza multinazionale, perché proprio quando la setti¬ mana sta per consumarsi, chi ha dei conti in sospeso corre a saldarli. Come quel gruppo che presso il ponte di Mifol, sul fiume Vojoza, «confine» fra Tirana e Valona, ha catturato cinque nomadi che provenivano da un paese presso Fier. E li ha fucilati. Vendetta. Perché ima settimana prima una razzia compiuta da una banda era finita con 18 morti. Diciassette erano predoni. E alle 11 di ieri, a Fier, che è poi la maggior città mdustriale dell'Albania, i due fratelli Berhami, arrivati da Balsh con mi televisore da riparare, son stati sorpresi all'interno del laboratorio da un poliziotto, pure lui di Balsh. L'agente aveva pistola e mitra, gli altri, sembra, eran disarmati. Si sa come vadano queste cose: quando un uomo con il mitra e la pistola incontra un uomo disarmato, l'uomo disarmato è un uomo morto. Consumata la propria vendetta, di certo fredda, il poliziotto è fuggito, inseguito da altri agenti e dai blindati con tanto di cingoli e mitragliatrici pesanti. Così, se su al Nord bloccano il primo ministro, lanciano minacce e bombe a mano, a fissare la situazione a Mezzogiorno si ha l'impressione di aver davanti agli occhi la bocca di un vulcano. Naturalmente attivo. E forse per questo Akis Tsohatzopoulos, ministro della Difesa greco, ha fatto presente come al Sud non ci voglia andare nessuno. «Noi abbiamo propo- sto che le forze greche vengano dislocate nel centro della regione di Tirana, ma tutti vogliono andare là». La ragione è semplice, e non occorre aspettare l'opinione dello stratega di Atene per capirla: è vero che a Tirana si spara tutte le notti, anche stanotte, ma la polizia dà l'impressione di controllare la situazione. Cosa che, di certo, non può dire per Valona o per Saranda o per Scutari, dove le bande cominciano ora a saziare i propri immensi appetiti. Proprio così, conferma Tsohatzopoulos, «nessuno controlla il Sud dell'Albania e nessuno vuole andarci, perché i rischi sono maggiori». La voce ufficiale dell'Albania si chiama «Ata», agenzia di informazioni albanese. E la voce ufficiale rilancia la notizia che il primo ministro Fino, l'altra sera, ha telefonato a Lamberto Dini. «Il nostro premier gli ha detto di seguire con interesse il dibattito politico che si sviluppa in Italia e ha sottolineato come, a suo parere, la preoccupazione espressa da alcune forze della maggioranza parlamentare sia esagerata. In Albania le truppe italiane avranno la massima sicurezza e il pieno appoggio del governo e dell'opinione pubblica albanese». E non è tutto, il primo ministro avrebbe sottolineato «il desiderio dell'Albania per l'arrivo della forza multinazionale e per la presenza al suo interno dei soldati italiani». Insomma, tutto a posto, nel futuro balcanico dei soldati italiani? Neppure per sogno. «Io non ho avuto nessun colloquio, l'altra notte, con il primo ministro albanese Fino», ha dichiarato Dini. Vincenzo Tessandori voce ufficiale rilancia la notizia che il primo ministro Fino, l'altra loquio, l'altra notte, con il primo ministro albanese Fino», ha dichiarato Dini. Vincenzo Tessandori La grande manifestazione dei bambini a Tirana per la pace in Albania

Persone citate: Arben Malaj, Bashkim Fino, Dini, Fino, Lamberto Dini, Pierferdinando Casini, Vincenzo Tessandori