« Prevenire non basta »
« Prevenire non basta » « Prevenire non basta » Il giudice Melita Cavallo «Ecco la mia terapia» ROMA. «Io dico che la prevenzione e necessaria, altroché. Ma dico anche che non basta». Melita Cavallo, magistrato e presidente Associazione italiana giudici per i minorenni, non vuole entrare in polemica con il presidente Violante, ma ieri ha dello che ci vuole altro, per risolvere certi problemi: «Purtroppo la devianza e la delinquenza sono patologie ormai così estese che ci vuole una cura, subito». Lei cosa propone? «Una terapia urgente. Non possiamo lasciare che migliaia di ragazzi continuino a fare la vita che fanno, impegnati a pieno tempo nel crimine, abbandonati a se stessi. Parlo di ragazzi coinvolti nella criminalità organizzata, vittime di sfruttamento sessuale, consumatori e spacciatori di droghe. La grande criminalità lascia spazio ai minorenni, e di l'atto li inquadra, li manovra fin du piccoli. E allora ci vogliono strategie di recupero, che vanno avviate subito». In concreto? «Le strategie possono essere mille, e tutte utili. Guai, anzi, ad una strategia unica. Non dimentichiamo che si tratta di ragazzi, ognuno con una sua personalità, esperienze, speranze. In tanti anni di lavoro a contatto con loro ho capito che le strategie devono essere duttili, modificabili in corsa, a seconda delle esigenze. La cosa su cui puntare pero è la persona: per riuscire a tirarli fuori dall'area del grosso rischio, bisogna ridare ai ragazzi un minimo di fiducia in se stessi, spiegare loro che devono recuperare un'autonomia di pensiero, dirgli "sei stato uno strumento, puoi non esserlo pili, se vuoi"». Ma tutto questo come è realizzabile? «Ci vogliono progetti mirati, cioè personalizzati. Piccoli gruppi di ragazzi seguiti da buoni educatori. Buoni nel senso che devono essere professional;. In questo campo, le improvvisazioni sono solo dannose. Servono persone capaci di entrari: in rapporto con i ragazzi "a rischio" e con quelli già entrati in contatto con la criminalità. Gente clic faccia capire che il loro valore non può essere mercificato, e che sappia lavorare sulla persona». Esistono in Italia esperienze di questo genere che si siano rivelate efficaci? Le viene in mente un esempio che abbia dato risultati? «Effettivamente no. Ma l'Italia spende poco per queste cose. E sbaglia». Un'ultima cosa: chi educa, in Italia, i «buoni» educatori? «Ci vorrebbero delle scuole, e vero. Strutture che insegnino a lavorare sui ragazzi. Ma guardi, da anni io chiedo scuole per i magistrati minorili. E che dire poi degli insegnanti? In queste "scuole" bisognerebbe mandarci tutti quelli che hanno rapporti con i giovani, a cominciare dai maestri e dai professori», Brunella Giovara
Persone citate: Brunella Giovara, Melita Cavallo
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