Ricatti a luci rosse al Collocamento
Ricatti a luci rosse al Collocamento Bergamo: l'impiegato molestatore incastrato da una poliziotta fìnta disoccupata Ricatti a luci rosse al Collocamento «Se sarai carina con me ti troverò un lavoro» BERGAMO. «Se vuoi un posto di lavoro devi essere carina con me». L'impiegato dell'Ufficio di collocamento di Treviglio, nella Bassa bergamasca, si esprimeva sempre con parole garbate non appena al suo sportello si presentava una bella donna. P.D.S., milanese di 33 anni, non sapeva resistere e cominciava a tessere la sua tela, fatta di piccole attenzioni e di promesse che sfociavano poi nella proposta indecente. Il giovane era implacabile: solo poche donne riuscivano a iscriversi nelle liste dei disoccupati senza passare per le sue roventi avances. A porre fine alla tecnica di «abbordaggio» ci ha pensato una delle vittime che con l'aiuto degli agenti del commissariato di Treviglio è riuscita a incastrare l'impiegato. P.D.S., accusato di tentata concussione, è così finito sotto inchiesta, terminata con la richiesta di rinvio a giudizio. Tutto comincia in febbraio quando all'Ufficio di collocamento si presenta una trentottenne di Treviglio. «Sono senza lavoro, ho due figli malati che hanno bisogno di cure e io non ho un soldo», dice. Scatta la fantasia erotica dell'impiegato. (Adesso il metodo di assunzione delle aziende è cambiato - avverte -, in questo momento non glielo posso spiegare ma se mi dà il suo numero potrò illustrarglielo con più calma per telefono». La donna accetta e qualche giorno più tardi ecco la chiamata dell'impiegato. Che, secondo il racconto della vittima, avrebbe offerto la possibilità di un posto di lavoro in cambio di qualcos'altro. «De¬ naro?», chiede ingenua la trentottenne. P.D.S. risponde che i soldi non gli interessano, che vuole ben altro e che spiegherà tutto di persona se lei è disposta a vederlo. A questo punto la donna decide di rivolgersi alla polizia che organizza il tranello. Gli agenti montano telecamere e microfoni sull'utilitaria della signora e dicono a quest'ultima di accettare l'invito. L'appuntamento è per il pomeriggio successivo: lei passa a prendere l'impiegato all'ufficio di collocamento e, sempre seguita a distanza da un'auto civetta, si ferma in una zona appartata nei pressi della stazione di Treviglio. Qui il trentatreenne passa alla carica. Racconta che è difficile trovare lavoro in questo periodo, ma che le aziende ogni tanto chiedono a lui e ai suoi colleghi di segnalare persone di fiducia. «Certo - confida - noi facciamo i nomi di gente con cui abbiamo una certa amicizia o mi feeling». E per essere più chiaro il giovane comincia ad allungare le mani. Ma la donna scarica il pretendente: la missione è compiuta, le videocamere hanno ripreso tutto. Gli agenti però non sono ancora siculi: può darsi che l'ùnpiegato si sia preso una cotta. Qualche giorno dopo un'affascinante poliziotta in borghese si presenta all'ufficio di collocamento a chiedere lavoro. L'impiegato la nota, recita il solito discorsetto. Ed è meno timido: al momento del commiato affonda i polpastrelli nel sedere della poliziotta. E' la prova finale, finisce sotto inchiesta, [s. ser.)
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