LITURGIE ITALIANE di Augusto Minzolini

LITURGIE ITALIANE LITURGIE ITALIANE non offre certo l'immagine di una nazione seria. Su argomenti del genere un governo decide e chiede all'intero Parlamento la «fiducia» assumendosene «in toto» le responsabilità. Questo ricondurre decisioni che coinvolgono organizzazioni internazionali e altri Paesi, che mettono a rischio la vita di persone e i destini dell'Albania, al gioco nostrano dei vertici di maggioranza, degli incontri di Palazzo Chigi, delle telefonate tra segretari, delle mozioni votate per parti separate, finisce per apparire assurdo anche ai nostri partner più affezionati. A simili condizioni, una missione che dovrebbe aumentare il nostro prestigio rischia solo di farci precipitare nel ridicolo. Sotto i riflettori internazionali sarebbe meglio che tutti riscoprissero i propri ruoli. Innanzitutto Romano Prodi. Ieri, in una telefonata con uno dei leader dell'opposizione, Pierferdinando Casini, il premier ha riscoperto l'orgoglio: «Si parla di governi di minoranza e di altro - ha spiegato al suo interlocutore - ma non mi interessano. Uno sta a Palazzo Chigi se conta, altrimenti va a casa». Appunto. Uno sta al governo se «conta», se può scegliere davvero. Perciò il premier farebbe bene, specie su una questione così delicata, a presentarsi in Parlamento con una posizione concordata con i governi dei Paesi che partecipano alla missione e con l'Onu. Se la sua posizione sarà accettata, la missione partirà. Se gli mancheranno i voti di uno dei partiti della sua maggioranza si aprirà un chiarimento definitivo su tutto, magari coinvolgendo anche il Quirinale nel ruolo di garante, per verificare innanzitutto se questa maggioranza c'è mai stata oppure no. Una verifica sulla politica estera, ma anche sulla riforma del Waifare State per dare modo ai contraenti del fantomatico patto che ha permesso al governo di andare avanti in questi dodici mesi di guardarsi per la prima volta negli occhi. Certo, un chiarimento del genere una classe dirigente seria lo farebbe immediatamente. Ma visto che le liturgie della nostra politica hanno tempi diversi, che qualcuno per decidere vuole vedere i risultati elettorali del 27 aprile o sapere se ci sono i margini per fare davvero le riforme, si potrebbe anche accettare l'idea di andare avanti in una condizione di necessità. L'importante è non avere la presunzione che non sia successo niente, che non si sia tentati dalla voglia di applicare la politica dello «struzzo», sperando ancora una volta nell'arte del rinvio o credendo che i problemi possano risolversi da soli. Si correrebbe solo il pericolo di essere richiamati drammaticamente da un giorno all'altro alla realtà. Se Rifondazione voterà contro la mozione per l'intervento in Albania, tutti dovranno essere consapevoli che la crisi si aprirà nei fatti. Una crisi difficile, perché arriva in un momento delicato per un Paese impegnato a svolgere un ruolo internazionale a due passi da casa e a rincorrere l'Europa. Proprio per questo, una crisi lunga, gestita da un governo che di fatto rappresenta una minoranza, dovrà avere una risposta vera. Augusto Minzolini

Persone citate: Pierferdinando Casini, Romano Prodi

Luoghi citati: Albania, Europa