Bicamerale, bagarre sulla Giustizia
Bicamerale, bagarre sulla Giustizia | Summit di Forza Italia in casa di Berlusconi: così non va, bisogna separare le carriere Bicamerale, bagarre sulla Giustizia Rifondazione epds: l'indipendenza dei giudici non si tocca ROMA. Il Palazzo vuole controllare la magistratura, minarne l'indipendenza, occuparne l'organo di controllo, il Csm. A sparare contro la proposta di riforma in materia della giustizia presentata dal senatore dei Verdi Marco Boato hanno cominciato ieri le toghe di Palazzo dei Marescialli. 11 più duro di tutti è stato Vladimiro Zagrebelsky: «Si continua a proclamare l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, ma in realtà sul tema dell'inamovibilità si torna indietro, fino al decreto Grandi del 1941. Nel Csm entra la politica, anzi, entra addirittura il Guardasigilli, e il ministro dovrebbe occuparsi pure della formazione dei magistrati». Di fronte alle pur autorevoli prese di posizione dei magistrati Marco Boato ha dichiarato: «I magistrati non hanno ancora potuto leggere la mia relazione, e si sono espressi solo per quel che ne hanno scritto i giornali. Sicché, i pareri negativi mi sembrano come di chi vada a caccia di fantasmi. Ascolteremo la prossima settimana, ufficialmente, in sede di Comitato, le loro posizioni». Le audizioni che, per via del voto parlamentare sull'Albania, sono slittate all' 11 e al 15 aprile prossimi. La sortita dei magistrati ha comunque arroventato il clima. Pietro Folena del pds, nel tentativo di calmare gli animi, ha sottolineato che «nessuno deve considerare le proposte contenute nella bozza Boato altro che una prima proposta di lavoro. Occorre essere prudenti e avere senso della misura». Folena usciva da una riunione del gruppo di parlamentari della sinistra democratica che partecipa ai lavori del Comitato Garanzie. E in quella riunione è stato ribadito che «il pds si muove e si muoverà per rafforzare l'indipendenza della magistratura, e contro ogni controllo del potere politico e dei partiti su questa». Piedi di piombo, dunque, e commissari al lavoro. Se davvero nessuno della maggioranza vuole che i magistrati vengano posti sotto controllo dalla politica, meno certo è l'esito della trattativa per quel che riguarda il Csm: perché sono gli stessi magistrati a non accettare una forte componente «laica» nel proprio organismo di autocontrollo. Ieri pomeriggio, però, è uscita allo scoperto Rifondazione comunista, bocciando per bocca di Ersilia Salvato la bozza Boato: «Sono scelte non condivisibili perché non garantiscono l'indipendenza della magistratura. Boato si è sbilanciato troppo verso le posizioni di Forza Italia». Ma Forza Italia, per converso, non sembra affatto soddisfatta. A casa Berlusconi in via del Plebiscito, appena la bozza Boato è stata resa pubblica, si è tenuta una cena di lavoro durata fino alla mezzanotte inoltrata. A parlare lungamente sono stati Tiziana Parenti, che ha criticato le dichiarazioni di Borrelli, poi ha detto di aver apprezzato il lavoro svolto da Boato, ma non il suo esito per quel che riguarda l'impianto della riforma, e Marcello Pera. Il punto che al Polo non piace, e che verrà stigmatizzato in un documento, è la mancata separazione delle carriere tra magistratura inquirente e magistratura giudicante. Silvio Berlusconi avrebbe preso atto che «evidentemente c'è ancora molto lavoro da fare». Intanto, ha provocato reazioni anche la riforma dell'istituto del referendum, criticata da Giorgio Rebuffa di Forza Italia. I lavori della Bicamerale sono stati anche og¬ getto degli strali dei popolari, riuniti in consiglio nazionale. Per Ciriaco De Mita il doppio turno proposto da Sartori è «un sistema brutale di annessione a disposizione delle forze maggiori contro le altre Una cosa nazista», e si sta arrivando invece «distrattamente» al semipresidenzialismo. E anche il segretario del ppi, Franco Marini, ha impallinato la proposta Sartori, esortando la Bicamerale a fare «correzioni che rondano del tutto certo che dalle elezioni scaturisca una maggioranza parlamentare stabile». Ha proposto di non cancellare la quota proporzionale del 25 per cento, che escluderebbe dal Parlamento le forze minori. E ha suscitato cosi l'approvazione di Casini del ccd: «Un atto di coraggio, quello di Marini». |
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