«Basta scoop sulle inchieste»

«Basta scoop sulle inchieste» «Basta scoop sulle inchieste» Vecchione s'insedia alla procura di Roma ROMA. Oggi entrerà nel suo nuovo ufficio, al terzo piano del Palazzo di Giustizia. E comincerà a lavorare a tempo pieno, «otto-dieci ore al giorno, senza interruzioni». E' il programma del neo-procuratore di Roma, Salvatore Vecchione, 63 anni e un lungo trascorso di inquirente, fino a ieri capo dell'Ispettorato del ministero della Giustizia. Un magistrato esperto ma come precisa lui stesso - riservato, schivo, che non ama i riflettori e la ribalta. Tanto che come prima mossa, ai giornalisti giudiziari invitati per un saluto e uno scambio di vedute informale, dice: «Non mi vedrete mai in televisione». Qualcuno, scettico, gli fa notare che volente o nolente, considerati gli impegni che l'aspettano, dovrà andarci spesso in tv. Ma Vecchione ribatte che in ogni caso avrebbe ben poco da dire. «Noi - avverte - abbiamo dei vincoli che sono quelli del riserbo e della segretezza. Ci sono dei meccanismi processuali che, se pubblicizzati troppo presto, producono un effetto opposto a quello per il quale sono stati istituiti. E accade che venga leso un principio costituzionale: la presunzione di innocenza dell'indagato». Al neo-procuratore non piacciono «gli scoop giornalistici che sviliscono le istituzioni». E il suo programma è presto detto: tanto lavoro e niente pubblicità, niente proclami, solo riserbo e segretezza, «principi ribaditi dal ministro Flick, dal Csm e dal Capo dello Stato. Le cosiddette esternazioni non possono essere fatte sui procedimenti in corso, e io condivido questo orientamento». In tempi in cui i magistrati vengono accusati di protagonismo, i propositi di Vecchione sembrano un tentativo di tornare ai vecchi tempi, quando lui faceva il sostituto procura¬ tore a Roma e, ricorda, «non avevo tempo per mantenere le pubbliche relazioni con i mass media, perché lavoravo sui processi». Al procuratore è venuta un'idea per tentare di avere comunque un rapporto con gli organi di informazione, «di cui ho il massimo rispetto per il ruolo essenziale che svolgono»: la creazione di una sorta di ufficio-stampa, retto da un magistrato, che tenga i contatti coi giornalisti «entro i presupposti di legalità», almeno per evitare «una cattiva informazione che quando diventa danno deve essere corretta». Ma è solo un'idea, non è detto che verrà realizzata. Poche anticipazioni anche sulla riorganizzazione di una Procura che ha quattordici vuoti di organico (47 sostituti su 61 previsti) e un'attività semi-paralizzata. «E' vero, la situazione è critica, però a Gela o a Caltanissetta stanno peggio, quindi...». Si continuerà ad assegnare i procedimenti con il computer? Saranno mantenuti i pool specializzati nei diversi settori d'indagine? «Se vi dicessi che so già cosa fare - risponde Vecchione - sarei un arrogante, e dico subito che all'inizio non toccherò niente. Solo dopo il confronto con i colleghi della Procura, e aver sentito il loro parere, sarò in grado di dire se qualcosa cambierà». [r. r.] Salvatore Vecchione

Persone citate: Flick, Salvatore Vecchione, Vecchione

Luoghi citati: Caltanissetta, Gela, Roma