MILLE GIORNI AL DUEMILA di Igor Man

MILLE GIORNI AI. DUEMILA MILLE GIORNI AI. DUEMILA nozze di Jacqueline vedova di J.F.K. con Onassis e, in America, l'elezione di Re Riccardo III (Nixon). Che anno In quell'orribile estate sessantottina si guardava al 2000 in prospettiva soltanto cinematografica o sulla scorta dei libri di Urania (fantascienza profetical. Al 2000 infatti mancava una infinita distesa di anni: 32, più di una generazione che ne conta 25. Ora ci separano dal tramonto del primo millennio all'alba de) 2000 soltanto Mille giorni. Vale a dire appena tre (miserabili in senso temporale) anni. Leggo sui giornali che a New York non c'è più una stanza disponibile in albergo per il 31 di 1999. Come tutti sarmo, poiché oramai tutti viaggiano, a New York il Capodanno, pressoché da sempre, si festeggia in Times Square «cuore di Manhattan e crocevia del mondo». Nei Capo d'anno normali seicentomila persone assistono al rito della palla luminosa che scende dal cielo allo scoccare della mezzanotte. Tra mille giorni Times Squadre dovrebbe accogliere un milione di persone: «si prevede la smentita del principio della impenetrabilità dei corpi e un nuovo babyboom», ironizza da Tangeri l'immenso Bowles eh nel 2000 avrà novant'anni. Il Capodanno romano del Terzo Millennio, nella visione dell'infaticabile assessore (alla cultura) Borgna, «si svolgerà in piazza del Popolo, durerà almeno 12 ore non-stop: musica e spettacoli itineranti con un occhio anche al Giubileo». Al contrario del giovine amico Borgna, il direttore (anziano) del più nobile degli alberghi romani, fa rispondere a giapponesi e australiani: «Non possiamo accettare prenotazioni». Impossibile stabilire quale sarà, allora, il prezzo d'una doppia, spiega. Già, come si fa? Bisognerebbe, forse, chiederlo al ragionier Monorchio anche se l'interrogativo che angoscia non pochi italiani (in età plausibile, beninteso) è il seguente: saranno finite le manovrine tra mille giorni? Il lettore (amico) mi perdoni ma questa storia dei Mille giorni a uno che ne ha vissuti molti di più e tanti ne ha raccontati, proprio tanti, scarpinando, da buon soldato della notizia, per il mondo, inciampando in continuazione nella guerra e nel dolore e nella fame degli innocenti e nella morte dell'Uomo, salvandosi solo grazie alla Speranza, questa faccenda dei Mille giorni (ch'è, poi, una sorta di appuntamento ideale col futuro) fa pensare più al passato che al futuro, passando a setaccio il presente. Nel Sudan i cristiani continuano a crocefiggerli, in Iraq muoiono 150 mila bambini l'anno per man¬ canza di alimenti adatti, di medicine anche «di base». E quanti bambini ci saranno nel ventre disgraziato della nave albanese andata a picco nel Canale di Otranto, oppure si scoprirà che invece di un carico di innocenti quel rugginoso bastimento portava merce colombiana? Ieri un giovanissimo (e bravo) inviato d'una televisione rampante mi ha intervistato sulla pace in Medio Oriente, chiedendomi testualmente: «Mancano Mille giorni al 2000, basteranno a portare la pace in Palestina?». Ho risposto che tre anni sono pochi per conquistare quella pace giusta «in buona e dovuta forma» sognata da Rabin insieme con Arafat e con Peres (e coi palestinesi arabi, e coi palestinesi israeliani); ma solo uno spazio di tempo, da qui al 2000 giustappunto, tragicamente «ideale» per una nuova guerra in Terra Santa. Congedandosi, il giovane telereporter mi ha chiesto il mio «sito Internet». Volevo confessargli che non so esattamente cosa significhi e quel che valga ma per non apparire fuori del tempo presente ho risposto: «Non ne dispongo al momento, però ho già acquistato il loculo al cimitero». Risposta sgradevole, lo ammetto e per mondarmene ho deciso di affrontare subito Internet. Ma di qui al 2000 sarà ancora valido? La tecnologica non corre, vola più veloce del suono, lasciandosi terribilmente indietro i vecchi cronisti. Ho un amico cardinale ch'è an¬ che un buon pastore: dice Messa nella periferia amara di Roma. Lui sente che la crisi della fede cristiana (che si traduce nel materialismo vissuto senza retropensieri, nella ricerca spietata del «tutto e subito») non è che il riflesso, in definitiva, d'una crisi più vasta: della Cultura, della Modernità. Un po' tutti i modelli (tradizionali) dell'autorità politica sono apertamente contestati; la famiglia, la scuola non riescono più a trasmettere il senso del sapere e dei valori; i partiti, le associazioni intisichiscono minati come sono dalla disaffezione; gli sposi non credono più nella forza della fedeltà; i figli si allontanano pur rimanendo in casa magari sino ai trent'anni. Quella che Ratzinger chiama l'era del relativismo sta rubando l'anima all'uomo senza più religione. Che fare? La risposta del mio amico cardinale è «un consiglio»; niente nostalgia del passato, la Chiesa deve aprirsi «con prepotente umiltà» alle altre «verità» che la incalzano da presso e poiché il futuro della Chiesa che predica la Parola di Gesù è quello dell'Uomo, bisogna affidarsi all'impegno della solidarietà, occorre sforzarsi di «aprire spazi ai giovani» affinché la vita diventi un laboratorio a cielo aperto capace di restituire all'Uomo la fede in se stesso. Il Giubileo avrà un senso, conclude il mio amico cardinale, se la Chiesa avrà l'umiltà di imunziare a un preteso monopolio della fede, proponendo, invece, la sua millenaria esperien¬ za al servizio dell'uomo. Mille giorni al 2000. Mi ha colpito quanto ha detto Aldo Carotenuto, psicologo davvero attento, a un giornale: «La più inquietante paura è senz'altro quella della manipolazione. L'idea di poter essere manipolati geneticamente alimenta angosce profonde». Carotenuto ha ragione, ma quella di cui parla è una paura se non proprio antica senz'altro vecchia di ventinove anni esattamente. Ancora un film: Biade Runner, uscito appunto nel 1968. In un Medioevo tecnologizzato, «un tempo feroce», scoppia la rivolta dei clonati. Sì, ho scritto bene: clonati. Protagonista della storia atroce impietosamente filmata per il nostro doloroso stupore, è uno Spartacus figlio della tecnologia: Il Replicante che rifiuta la sua condizione blasfema. Ieri notte, a Sabaudia, sulla riva di quel lago antichissimo, ho visto passare la Cometa nel cielo pulito, nel silenzio totale di questo posto senza smog né chiasso-tv. «Arrivederci fra 2500 anni», ho detto a mia moglie, un po' per celia, un po' per non soffrire. Una irragionevole tristezza infatti assaliva il vecchio cronista. Alla fine della sua rivolta senza risultato, Il Replicante di Biade Runner a modo di congedo dice: «Ho visto cose che voi uomini non immaginate ma ora tutto andrà perduto. Come lacrime nella pioggia». Igor Man