D'Alema non vola in Albania

D'Alema non vola in Albania D'Alema non vola in Albania Alt di Prodi, anche Fini si adegua ROMA. Al piano nobile di palazzo Chigi i primi sintomi della «sindrome-Kohl» si manifestano poco prima dell'ora di pranzo. Sono le 12,45, il consiglio dei ministri si è concluso da pochi minuti, Romano Prodi torna nel suo studio, legge gli ultimi dispacci di agenzia («Sabato D'Alema in Albania») e viene informato che anche Casini e Fini sarebbero sul piede di partenza. Una parata che fa venire a Prodi un dubbio: «Con quante voci parliamo agli albanesi?», confida il Professore ai suoi. E insiste: «Figuriamoci domani cosa scriveranno i giornali... figuriamoci le strumentalizzazioni...». I collaboratori chiedono a Prodi: «Presidente, D'Alema l'aveva informato?». E Prodi: «A me non ha detto nulla...». Gelo, agitazione, ansia si diffondono nei corridoi ovattati di palazzo Chigi. Nei dubbi che prendono il presidente del Consiglio pesa - e brucia - il precedente della visita di D'Alema a Kohl proprio 24 ore prima che arrivasse a Bonn il presidente del Consiglio italiano. Un «sorpasso in curva» autorizzato da Prodi in persona e sul quale i giornali non poterono fare a meno di ricamare. Da quel momento inizierà per Prodi un tambureggiante giro di telefo¬ nate: prima D'Alema, poi Fini, poi Casini. A tutti lo stesso consiglio: «Non andate». Alla fine Prodi riuscirà a convincere D'Alema e Fini, non Casini, ma l'effetto-Kohl sarà sventato. Una giornata di passione per il presidente del Consiglio, iniziata di buona mattina con il vertice con Bertinotti e proseguita con una riunione movimentata del consiglio dei ministri. Proprio in coda, l'unico ministro verde, Edo Ronchi, chiede la parola, invocando «maggiore collegialità» e contestando il fatto che «in consiglio dei ministri non si è mai discusso delle modalità del pattugliamento delle coste». E chiedendo che a questo punto la missione assuma più chiaramente un carattere «umanitario». Prodi contesta l'osservazione, sostiene che di Albania «si è parlato nel Consiglio del 19 marzo», ma l'affondo del ministro verde in qualche modo lascia il segno, anche perché nel «super-comitato» di ministri che si occupa di Albania non sono rappresentati i verdi, i più critici verso la missione. Ma la grana più spiacevole per Prodi arriva con la notizia dell'improvviso viaggio di D'Alema. A palazzo Chigi sostengono che il presidente del Consi- glio ha appreso del blitz dalemiano «dalle agenzie». Ma a Botteghe Oscure fanno sapere che il viaggio in Albania del leader pidiessino era in gestazione da prima di Pasqua, che ovviamente la Farnesina era stata informata «da diversi giorni» e dunque è singolare che Prodi nulla sapesse. Su un punto le due versioni convergono: a differenza del viaggio a Bonn, stavolta D'Alema non ha informato personalmente Prodi. Finalmente poco prima delle 16 Prodi riesce a parlare con D'Alema. Un colloquio breve, senza parole forti, ma durante il quale ognuno dice la sua. Prodi chiede a D'Alema di «rinviare il viaggio a Tirana per evitare interpretazioni sbagliate», ma anche per «evitare che l'Italia parli in questo momento con più voci». Oltretutto qualsiasi sbavatura o incidente che dovesse turbare la visita di politici italiani «potrebbe avere effetti negativi sui nostri soldati». D'Alema non batte ciglio, ma spiega le sue ragioni, ricorda a Prodi che anche Casini e Fini sarebbero intenzionati ad andare in Albania e che forse non è il caso di ripetere l'errore commesso dal governo in occa¬ sione del naufragio nel Canale d'Otranto di lasciare il campo all'opposizione. Ma davanti ad una richiesta del capo del governo, D'Alema non la obiezioni. Il colloquio con Fini è più breve: «Caro Fini so che...». E il capo di An: «Guarda Prodi che non ci penso proprio...». E Casini? Il leader del ccd vacilla, si consulta con i suoi, ma quando persino D'Onofrio (considerato da Casini e Mastella «il trattativista» del ccd) dice «partiamo», gli ex de sciolgono la riserva. Ci sarà anche Alessandro Forlani, il figlio di Arnaldo che non è mai riuscito a sfondare, [f. m.] «Dobbiamo evitare che l'Italia in questo momento parli a Tirana con più voci» Il segretario del pds Massimo D'Alema