Missione, pronti allo sbarco dal 14 aprile di Francesco Grignetti

Missione, pronti allo sbarco dal 14 aprile Bindi preoccupata per la situazione sanitaria. Turco responsabile degli aiuti umanitari Missione, pronti allo sbarco dal 14 aprile L'Italia alla guida, la Francia avrà la vicepresidenza ROMA. La politica si aggroviglia intorno alla missione albanese. Ma il governo procede ugualmente con ritmo serrato. E' tutto un rincorrersi di riunioni a livello tecnico e ministeriale per organizzare la partenza. E' stata ormai l'issata la data: il 14 aprile, salvo colpi di scena, i primi soldati italiani e francesi metteranno piede sul suolo albanese e fisseranno le teste di ponte. Il resto seguirà nei giorni successivi. Anche se il panorama politico è complicato, infatti, l'emergenza al di là dell'Adriatico non cessa. Anzi si aggrava. La crisi sanitaria preoccupa Rosy Hindi, ad esempio: «I profughi che arrivano ora li controlliamo molto più di prima». A palazzo Chigi, al mattino, consiglio dei ministri con relazione di Lamberto Dini. «L'Italia avrà un molo da protagonista in Albania», sintetizza alla fine Giorgio Napolitano. Al pomeriggio, Romano Prodi passa da una riunione all'altra. La prima è dedicata agli aiuti umanitari: Livia Turco (ministro per gli Affari sociali) è nominata - recita il comunicato ministeriale - presidente del Tavolo di coordinamento della campagna di aiuti umanitari e di ricostruzione sociale e civile in Albania. La seconda riunione è dedicata alle linee operative della missione: presenti Prodi, Veltroni, Napolitano, Andreatta, Flick. In questa seconda sessione vengono valutali anche i (-osti dell'intervento. Perché naturalmente la crisi albanese costa cara. Solo i soldati, una trentina di miliardi al mese. Poi c'è tutto il resto. Dice così il sottosegretario al Bilancio, Giorgio Macciotta: «Ancora non so dire come si reperiranno i fondi. Comunque non credo che si seguirà la strada utilizzata perla Bosnia». In quel caso fu una tassa straordinaria sulla benzina. Ma si sono riuniti anche al Viminale sull'accoglienza ai profughi. E al ministero dell'Agri¬ coltura per stanziare 4 miliardi di aiuti in derrate: 1000 tonnellate di pomodori, 700 tonnellate di pasta, 1000 tonnellate di patate. Non mancheranno il pecorino romano, il grana padano e la carne di coniglio. Altri aiuti italiani (420 tonnellate di viveri donati dalla Cooperazione italiana) passeranno in Albania attraverso l'agenzia dell'Orni, World Food Programme. La riunione più importante di tutte, comunque, si è tenuta alla Farnesina intorno all'ora di pranzo. I rappresentanti di Austria, Danimarca, Francia, Grecia, Italia, Romania, Spagna e Turchia - tutti i Paesi che si apprestano a mandare truppe nella Forza multinazionale di protezione - si sono riuniti per esaminare la situazione e per costituirsi ufficialmente in Comitato di direzione politica. Presidente è il direttore generale per gli Affari politici del ministero, ambasciatore Amedeo De Franchis. Alla Francia va la vicepresidenza. Nel corso di questa riunione è stata fissata la data fatidica dello sbarco in Albania, la settimana che inizia il 14 aprile. Spetterà poi ai militari fissare esattamente il giorno e l'ora. «Sono state definite - annuncia la Farnesina - le procedure di comunicazione tra le Capitali, le modalità di redazione dei rapporti periodici al Consiglio di sicurezza Onu, e di trasmissione delle in¬ formazioni da inviare all'Osce, alla Unione Europea, nonché alla Ueo e alla Nato». E' un po' tutto da inventare, infatti, il meccanismo che presiede a questa missione. L'Onu ha dato incarico all'Italia di guidare la missione. Per noi è la prima volta. Ma per andare avanti non ci sono da seguire le procedure consolidate dell'Unione europea (per quanto riguarda gli aspetti civili) o della Nato (per quanto riguarda gli aspetti militari). Eventuali problemi tra i Paesi partecipanti, quindi, come quelli che si incontreranno sul terreno, saranno affrontati da questo Comitato. Il quale sarà anche l'interlocutore dell'Onu e delle altre istituzioni internazionali. Uguale lavorio è in corso a Vienna, nella sede dell'Osce. «Si sta montando l'intera operazione - fanno sapere ufficiosamente - e le riunioni di questi giorni hanno l'obiettivo di creare le necessarie strutture di supporto». La prudenza dell'ex cancelliere austriaco Franz Vranitzki, inviato speciale dell'Osce in Albania, però, è stata ripresa severamente dall'Osservatore Romano. Il quotidiano della Santa Sede critica: «La comunità intemazionale perde ancora tempo. Nonostante la sanguinosa insurrezione che miete vittime, quotidianamente si accumulano le discussioni e i ritardi». Francesco Grignetti