«Zaire; fosse comuni con 50.000 corpi»

«Zaire; fosse comuni con 50.000 corpi» I massacri effettuati dai tutsi di Kabila. Eletto premier il più aspro nemico di Mobutu «Zaire; fosse comuni con 50.000 corpi» La denuncia a Ginevra del relatore italiano dell'Onu GINEVRA. L'esistenza nello Zaire orientale di fosse comuni dove potrebbero essere sepolti fino a 50 mila cadaveri è stata confermata ieri a Ginevra dal relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani Roberto Garreton. Di ritorno da una missione in Africa, egli ha sottolineato che molto probabilmente vi sono stati «molti massacri» (almeno 50) effettuati dai ribelli che fanno capo a Laurent Desirè Kabila. «A questo punto occorre condurre un'indagine approfondita», ha scritto Garreton in un rapporto destinato alla Commissione per i diritti umani, attualmente in sessione nella città elvetica. «L'esistenza di fosse comuni a Katale, Kibumba e Kilimanyoka è certa - ha sottolineato -, ma il numero dei morti dovrebbe essere compreso tra 5000 e 50 mila, e non 500 mila come alcuni sostengono». Genocidio per deliberata vo¬ lontà di eliminare un gruppo etnico? «Certi elementi lo fanno pensare», ha risposto il relatore che è rimasto per tre giorni nello Zaire orientale controllato dai ribelli, onde effettuare un'inchiesta preliminare per incarico dell'Unhcr. «Nelle zone occupate la gente ha paura di parlare e ha l'impressione di essere stata invasa da forze straniere. Certo è che molti dei militari non sono zairesi», ha detto Garreton. Sul fronte politico frattanto, per ironia della sorte, il destino di Mobutu Sese Seko potrebbe essere deciso dal suo più antico e acerrimo nemico politico, chiamato a «salvare» lo Zaire. Etienne Tshisekedi, per due volte in passato capo del governo e per due volte destituito dal generale-presidente, è stato designato infatti per la terza volta alla testa dell'esecutivo dall'opposizione che, secondo la Costituzione locale, ne ha l'e¬ sclusivo diritto. Il capo del governo, infatti, deve essere della fazione opposta a quella del presidente. La mossa di Kinshasa non ha convinto comunque i ribelli tutsi di Laurent Desirè Kabila e i loro alleati ruandesi e ugandesi che continuano a marciare su Lubumbashi. «Chiunque accetterà di essere il primo ministro di Mobutu Sese Seko sarà nostro nemico ha dichiarato alla radio di Goma il numero due di Kabila, Gaetan Kakudji -; il nostro obiettivo rimane la caduta del dittatore». Sabato prossimo, in Sud Africa, saranno intavolate trattative tra i ribelli e una delegazione di Kinshasa sotto l'egida dell'Onu e dell'Oua (Organizzazione per l'Unità Africana). Kabila ha annunciato che i suoi ci andranno, ma solo per trattare le dimissioni di Mobutu. Nonostante le minacce, Tshisekedi non demorde. Una dele- gazione del suo partito andrà nei prossimi giorni a Goma, capoluogo dei ribelli, per incontrare gli uomini di Kabila. «I ribelli hanno tutto il tempo che vogliono - sostengono diplomatici a Kinshasa -: hanno preso in una morsa Lubumbashi, la seconda città dello Zaire e capitale dello Shaba, la più ricca provincia del Paese, e quando lo decideranno ne prenderanno il controllo». Caduta Lubumbashi, «sarà la volta di Kinshasa», ha detto Kabila. I negoziati sono stati ac¬ cettati dai ribelli, ma nulla impedisce che vengano conclusi dopo la loro presa della capitale dello Zaire. Gli occidentali se ne rendono conto ed hanno inviato a Brazzaville, oltre il fiume Congo, proprio di fronte a Kinshasa, contingenti militari per proteggere un'eventuale fuga dei loro concittadini. Soldati americani, belgi, britannici e francesi sono pronti ad attraversare il fiume e a recuperare le molte migliaia di occidentali che si trovano ancora nello Zaire. (Ansai j| II nuovo primo ministro zairese Etienne Tshisekedi ed il presidente Mobutu Sese Seko