Le nazionali chiedono «asilo »
Le nazionali chiedono «asilo » Le nazionali chiedono «asilo » Granada, e i giocatori non tornano GRANADA. Tutti i giocatori della nazionale di calcio dell'Albania e della formazioni Under 21, impegnati in questi giorni sul campo neutro di Granada in Spagna contro l'Ucraina e la Germania nelle eliminatorie per i Mondiali di Francia 1998, hanno deciso in blocco di non fare ritorno nel loro Paese e hanno deciso di chiedere «asilo sportivo» in Spagna e in altri Paesi europei. Lo ha dichiarato ieri il vice allenatore albanese Faruk Sejdini. Oggi sul volo di ritorno Madrid-Tirana si imbarcheranno soltanto una decina di dirigenti. Non i giocatori. Da tre mesi in Albania è stato sospeso il campionato di calcio a causa della guerra civile. La Federazione internazionale, su richiesta delle autorità di Tirana, ha trasferito le eliminatorie dell'Albania a Granada, dove la Federazione spagnola di calcio si è offerta di pagare parte delle spese. I giocatori sono giunti qui senza soldi e perfino senza scarpe e magliette. La società tedesca «Puma» ha provveduto a fornirle, mentre le spese dell'albergo sono state coperte con la cessione dei diritti televisivi. Lo stipendio medio mensile di queste stelle del calcio albanese è di circa due milioni nel loro Paese. Ma è da gennaio, dopo il tracollo delle famigerate finanziarie fantasma, che non percepiscono un soldo. «Nessuno ha chiesto di andare in Italia - ha precisado Sejdini -. A parte che ormai è difficile entrarci, ci sono fortissimi risentimenti per la nave affondata. Alcuni fra i giocatori che provengono da Valona non sono ancora certi che fra le vittime non ci fosse qualche loro parente. Non abbiamo nulla contro gli italiani. Ma siamo delusi dal governo di Prodi, non riusciamo a capire l'episodio senza umanità dell'affondamento della nave di profughi nel canale di Otranto». Frattanto Leka I, figlio dell'ultimo re di Albania, ha ricevuto un'autorizzazione dalle autorità albanesi e si prepara a rientrare nel suo Paese dopo oltre mezzo secolo d'esilio. Lo hanno detto a Johannesburg, in Sud Africa, fonti del suo entourage. [Ansa]
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