Sì alla missione, ma Prodi rischia la crisi

Sì glia missione, ma Prodi rischia iu crisi Bertinotti non ci sta. D'Alema fa autocritica. Marini chiede una verifica nella coalizione Sì glia missione, ma Prodi rischia iu crisi Maggioranza spaccata. Il Polo pronto a sostenere l'intervento ROMA. Non sono ancora le tre del pomeriggio quando Romano Prodi entra nell'aula di Montecitorio per il dibattito sui fatti albanesi. H presidente del Consiglio si soffia vigorosamente il naso e si guarda attorno: ai banchi del governo giungono Dini, Napolitano, Flick, Bassanini, mentre non c'è Veltroni, gli scranni della Camera, invece, sono semi vuoti. Di lì a poco in quell'emiciclo, dove non si registrerà il «pienone» nemmeno più tardi, andrà in scena lo spettacolo di una maggioranza «a breve scadenza». Bertinotti ribadirà il suo «no» alla missione in Albania. Marini gli risponderà a chiare lettere che la coalizione «non tiene», invocando una «verifica». D'Alema minaccerà il leader del prc di chissà quali conseguenze politiche. Il tutto proprio dopo che il Polo si sarà detto disposto a dare all'intervento italiano quell'assenso che invece Rifondazione nega. E così, alla fine, Berlusconi, davanti alle telecamere potrà dire: «Esiste una maggioranza diversa da quella che sostiene questo governo». Ma quando, alle tre del pomeriggio, Violante ricorda la sciagura navale del Canale di Otranto, mentre i deputati lo ascoltano rigorosamente in piedi, pochi hanno l'esatta percezione del potenziale deflagrante di quello spettacolo che l'aula di Montecitorio sta per mandare in diretta tv. Non Prodi, parrebbe. Nemmeno il ministro Andreatta che arriva un po' in ritardo e incespica sul gradino che lo dovrebbe portare sui banchi del governo. Il presidente del Consiglio comincia a parlare qualche minuto dopo le tre. E sembra subito «scaricare» il comandante della Sibilla. «Senza dubbio - dice - l'attività della nostra Marina non deve comportare incidenti come quelli del Canale d'Otranto. Proprio per questo le regole d'ingaggio impartite alle nostre unità imponevano che le manovre dovessero essere seguite in sicurezza, tenuto conto delle possibilità che il naviglio clandestino potesse essere in condizibnrhbh'óttrmali di navigabilità e nelle mani di personale non qualificato». E il capo del governo annuncia anche che il ministro di Grazia e Giustizia ha firmato il «decreto di procedimento previsto dal codice penale nei casi di reato commesso in acque internazionali in danno di cittadini stranieri» per permettere alla magistratura di indagare tranquillamente. Per il resto, Prodi difende il suo operato. Il «governo non è stato inerte», dice e spiega che l'Italia ha già accolto 13 mila profughi. Il nostro Paese, quindi, sarà sempre «terra d'asilo», in casi d'emergenza, per gli albanesi: ma se è vero che «l'Italia deve e vuole aiutare l'Albania», è altrettanto vero che «in primo luogo è l'Albania che deve aiutare se stessa». Infine, un accenno alla missione prossima ventura: Prodi ammette che è «non priva di rischi e di difficoltà». Il presidente finisce. D'Alema sbadiglia. Comincia il dibattito. Parlano Cito, Pivetti, Buttiglie¬ ne. Violante, inflessibile, toglie loro la parola appena scade il tempo. Con il verde Mauro Paissan è un po' più clemente. Quindi tocca al segretario del ecd Pierferdinando Casini, che chiede: «Ma Andreatta dov'è?». «Dorme», gli risponde una voce dal fondo dell'emiciclo. No: se ne è proprio andato. Breve consultazione e poi Violante annuncia che il ministro è assente giustificato: sta incontrando il titolare della Difesa albanese. Ora è il turno di Bertinotti, che snocciola un rosario di «no». Prodi alza gli occhi al soffitto. Poi c'è il Carroccio, con il leghista Lembo, che né Bossi né gli altri «big» amano frequentare troppo spesso il Parlamento di Roma. Violante toglie la parola anche a Lembo. E' giunto il momento di Marini. «Avverto disagio - dice il segretario del ppi - perché vedo che la maggioranza non riesce a tenere in maniera convincente. Il ripetersi di questi episodi porterà inevitabilmente ad una verifica». E dai banchi del Polo giungono applausi scroscianti. Quindi un ammiccamento al Cavaliere: «Non ho niente da ridire sulle lacrime di Berlusconi - afferma Marini perché chiunque di noi sarebbe rimasto sconvolto». E per finire un «consiglio» a Prodi: quello di rivedere le «formule tecniche del pat¬ tugliamento». E' la volta di Fini. Durissimo. Il presidente di An accusa il governo di «disinteresse» e «ambiguità», di aver giocato a «scaricabarile», di esssere slato «latitante». Ma annuncia anche l'appoggio del Polo alla missione, senza però risparmiare parole al veleno per Prodi: «Abbia uno scatto di dignità - dice il presidente di An -: un presidente del Consiglio deve prendere atto che non ha una maggioranza su cui poter contare». Più morbido, Berlusconi, perché ognuno nel Polo ha la sua parte. Il Cavaliere - che oggi riunirà Fini e gli alleati - attacca Andreatta «assenteista e irritabile» e invita il governo a «trovare almeno il coraggio» di condividere con l'opposizione la «decisione obbligata» delia missione italiana in Albania. Infine è il momento di D'Alema, che per giorni ha taciuto. Attacca quei giornali - cita in particolare «la Repubblica» - che hanno condotto una campagna per dire che l'Italia non era in grado di accogliere gli albanesi. Difende la Marina. Critica e fa autocritica rispetto all'atteggiamento assunto dal governo e dalla maggioranza dopo la sciagura: «C'è stato - dice - un difetto di tempestività, di presenza». Plaude all'intervento italiano: «Tirarsi indietro - spiega sarebbe una disfatta». A questo punto i minuti a sua disposiziono sono scaduti, Violante lo riprende, flebilmente, ina poi lascia correre, perché altrimenti rovinerebbe il gran finale contro Rifondazione: «Signor presidente del Consiglio - dice D'Alema - lei avrà il sostegno della maggioranza di questo Parlamento, spero anche della sua maggioranza perché chi negherà questo sostegno si assumerà una responsabilità politica molto grave». I deputati del centrosinistra si spellano le mani, quelli del Polo gongolano, e Bertinotti si allontana per un colloquio breve e più che burrascoso con Romano Prodi. Maria Teresa Meli Il premier si difende «Abbiamo già accolto 13 mila profughi L'Italia è terra d'asilo ma tocca all'Albania aiutare se stessa» MASSIMO D'ALEMA «Difronte atta richiesta del governo albanese di un nostro intervento a garanzia di un minimo di ordine èper favorire la transizione democratica, non possiamo tirarci indietro. Non possiamo dire "Non siamo capaci".Per noi sarebbe una disfatta olhv cioè un ermie politico» ROMANO PRODI «Il governo si attende di essere giudicalo sulla serena valutazione di risultati concreti e complessivi, non sull'onda di emozioni o di affermazioni infondate e parziali... L'Italia deve aiutare l'Albania, ma in primo luogo è l'Albania die deve aiutale se slessa». SILVIO BERLUSCONI disfatta olhv cioè un ermi«Molti cittadini onesti desiderano cije chi è al governo sappia impedire l'importazione del caos e dell'insicurezza sociale. Tuttavia non conosco compatrioti che predichino il rinnegamento del sacm principio del soccorso a chi ne ha bisogno». FAUSTO BERTINOTTI «Noi riteniamo che le questioni di contenuto siano le questioni fondamentali Se io non sono d'accordo sulla missione per le ragioni che ho detto, non me la faccio impone in nome di un primato degli schieramenti politici». ROCCO BOTTIGLIONE «La tragedia albanese mette in evidenza tutte le piccole vigliaccherie, le incertezze e gli errori del governo italiano. Sarebbe opportuno che il ministro Andreatta desse le dimissioni». PIERFERDINANDO CASINI «Non chiediamo le dimissioni del ministm della Difesa ma avremmo gradito la sua presenza....Al governo chiedianw clìiarezza: quanto maggiore sarà la chiarezza da parte del governo tanto muggioivsarà l'ascolto da parte dell'Opposizione». GIANFRANCO FINI «Oggi occorre prendete atto che su di una questione strategica come l'invio o no diurni missione di pace la maggioranza non esiste piit». . ungono apndi un amre: «Non ho lacrime di Marini sarebbe rier finire un ello di rivehe del pat¬ gCavalieregli alleatsenteistaverno a gio» di czione la «missionene è il mper giorngiornali -pubblicauna camnon era ••au!.*%:•. ■■> mm it. ; jggg^jgg. ^,^| I LEADER HANNO DETTO