Bertinotti: Massimo, vuoi la crisi per l'Albania? di Fabio Martini
Bertinotti: Massimo, vuoi la crisi per l'Albania? Bertinotti: Massimo, vuoi la crisi per l'Albania? IL LEADER DI RI FONDAZIONE UROMA NA giornata così difficile Fausto Bertinotti non se l'aspettava. Alle nove di sera, a cose fatte, lo ammette lui stesso: «Francamente devo dire che non mi attendevo la doppia uscita di D'Alema e Marini. Che però mi sembra ispirata da esigenze diverse da quelle in discussione». Bertinotti ma non ha la sensazione che l'incantesimo si sia rotto? Che per una volta pds e ppi vi abbiano messo all'angolo su una posizione impopolare? «Ci sono dei momenti in cui una forza di sinistra deve svolgere una funzione educativa. Davanti all'attacco alle protezioni sociali c'è il pericolo grave che le masse popolari siano preda della paura e trovino un avversario nell'immigrato invece che, per dirla rozzamente, nel padrone». Ma non le viene il sospetto che D'Alema e Marini stiano invece cercando di dimostrare che Bertinotti si è messo lui fuori della maggioranza? «Bisognerebbe misurare il nonsenso nel Paese: chi vuole fare la crisi su questo, ha ragione di farla oppure no? Noi ci atteniamo alla questione di merito e se altri vogliono trarre conclusioni diverse, la possono camuffare come vogliono: sarebbero stati comunque loro a volere la crisi». Tirana non vai bene una crisi? «La nostra è una maggioranza e non un esercito e in ogni caso non credo che si preferisca la scorciatoia dannosa per tutti di una precipitazione su una questione impegnativa e non merita di essere fatta ricadere in logiche di schieramento». Insomma, lei non ha il sospetto che D'Alema mediti di cambiare maggioranza? «Lei crede davvero che si possa fare un governo che va dal pds ad an?». Lei non ci crede ma intanto Marini ha chiesto la verifica... «Faccio fatica a comprendere il termine verifica. Parliamo di Stato sociale, disoccupazione, questi sono i problemi». Lei circoscrive, ma D'Alema vi accusa di prendervi una responsabilità «molto grave»... «C'è sempre in D'Alema la propensione a drammatizzare, per stroncare gli argomenti di merito sotto il peso presunto degli schieramenti». Se D'Alema non vuole mettervi all'angolo, perché il suo ultimatum? «Vogliamo dirla così? Ppi e pds si sentono molto in colpa. Non vorrei introdurre elementi di psicologia politica, ma c'è un dissenso che soffrono molto perché riguarda le culture di origine. E oscurano il disagio che provano, mettendo avanti una questione di schieramento politico». Lei ritiene che i soldati italiani vadano in Albania a rischiare la pelle? «Sì. C'è un rischio crescente. Già l'esclusione di Valona dalla missione è indicativa che ci sono zone off limits. E queste zone non sono circoscrivibili da un muro: tra 0 e 100 ci sono diverse gradazioni di pericolo. Per noi è un errore mettersi in questo rischio». Scusi, ma l'alternativa qual è? Portare gli aiuti all'aeroporto e andarsene? «No. Per esempio un intervento delle forze Onu, che essendo estranee alla contesa potrebbero non essere dei bersagli. Quando sento dire: "Guardate che se vi fanno una domanda in italiano, rispondete in un'altra lingua", è evidente che c'è un rischioItalia». Dicono che Prodi fosse arrabbiato con lei: cosa vi siete detti a quattr'occhi? «Essendo un colloquio privato, non può essere raccontato». Dopo l'ultimatum di D'Alema e Marini, potreste cambiare la vostra posi- zione nei prossimi giorni? «No». Neanche una correzione? «Non vedo come. Le cose militari si pongono in termini drastici». Sarebbe la prima volta che l'Italia guida una missione nel Mediterraneo: se ci tiriamo indietro il nostro ruolo che fine fa? «Il ruolo internazionale di un Paese nasce attorno ad una soluzione reale del problema albanese. Il vero problema è l'Europa: latitante, non ha avanzato una proposta, un piano di aiuti, non ha individuato in Berisha un ostacolo». Ma non le sembra un'ingerenza quella di arrivare e chiedere le dimissioni Berisha? «No, ho detto che si metta da parte. Ma una ricerca politicista non va da nessuna parte. Le posizioni ormai sono così nette che vanno prese sul serio per quelle che sono». Fabio Martini «In questa avventura i nostri soldati finiranno per rischiare la pelle» «Sarebbe stato meglio inviare un contingente Onu davvero neutrale»
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