Il pirata della strada in fuga dal rimorso di Franco Giubilei
Il pirata della strada in fuga dal rimorso Modena: 4 anni fa aveva già travolto una bambina, venerdì è toccato a un ragazzo. l'ombra del suicidio Il pirata della strada in fuga dal rimorso «Ho ucciso un 'altra volta»: e sparisce MODENA. Di Andrea Pedretti, il giovane che la sera di Venerdì Santo è piombato con la sua auto su un gruppo di ragazzi e ne ha ucciso uno, non si sa più niente da sabato, e ora si teme il peggio. Schiacciato dai rimorsi, potrebbe anche essersi suicidato. I genitori, la fidanzata, i carabinieri lo stanno cercando ovunque. Ma di lui non c'è traccia. Già, perché l'investitore, solo quattro anni fa era andato addosso in macchina a una bambina di 11 anni, provocandone la morte. Venerdì scorso, la nuova tragedia: sono passate da poco le 20 su via Scarabella, una strada di campagna alle porte di Mirandola. Dodici ragazzi la stanno percorrendo, diretti ad una cappella votiva dedicata alla Madonna. All'improvviso, da una curva, sbuca a tutta velocità una «Fiat Uno» e li travolge. Andrea, 27 anni, operaio, scende dalla macchina per dare aiuto e si trova di fronte un disastro: Claudio Facchini, 17 anni, giace esanime sull'asfalto. Morirà al Policlinico di Modena qualche ora più tardi. Valentina Galavotti, di 13 anni, e Sara Bertolasi, di 15, vengono ricoverate all'ospedale di Mirandola per lesioni, la prognosi è di trenta giorni. A Elisa Deserti, quindicenne, e Cinzia Ravarotto, 17 anni, basteranno pochi giorni d'ospedale per ristabilirsi. Gli altri se la cavano con un grosso spavento e con lo shock di essersi visti morire di fianco un amico. Si compie così l'ennesima tragedia della strada, e comincia il nuovo dramma personale di Andre Pedretti, che la mattina di sabato si reca al comando dei vigili urbani per avere informazioni sulla sorte dei feriti e si sente dire: «La patente gliela dobbiamo trattenere, perché uno dei ragazzi è deceduto. Sa, è la prassi». Lui impallidisce, il pensiero probabilmente va a quel 9 ago- sto 1993 in cui Michela Fulco, una bambina di 11 anni, gli si parò davanti all'improvviso con la sua bicicletta: un urto tremendo, una decina di giorni di agonia, e infine la bimba si spense. Andrea ci ha messo mesi e mesi a superare quel trauma, i sensi di colpa. I suoi genitori hanno cercato in ogni modo di aiutarlo, standogli vicini per fargli dimenticare quell'esperienza. Non era stata un'impresa facile, ma alla fine il rimorso per la disgrazia era stato superato. Il giovane aveva trovato un lavoro stabile in una smalteria, si era fi- danzato con una ragazza di Cavezzo, un paese non distante da Mirandola. Andrea aveva anche ottime soddisfazioni dallo sport: si era dedicato al podismo, guadagnando così il titolo di «mirandolese più veloce» nella gara più importante della cittadina. Ma tutto questo ha cominciato a cadere a pezzi nel momento preciso in cui dal momento in cui venerdì sera è sceso dalla macchina per prestare i soccorsi dai ragazzi investiti. E ha finito di frantumarsi sabato, quando i vigili gli hanno comunicato la notizia della morte di Claudio Facchini. Senza dire una parola a nessuno, subito dopo il colloquio con i vigili è tornato a casa, un appartamento in via Filzi, ed è uscito a piedi con 30 mila lire in tasca. Una cifra ridicola, per chi volese darsi alla fuga. Da allora, di lui non si è saputo più nulla. Nei suoi confronti, la procura della Repubblica presso la pretura ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di omicidio colposo. Dalla tragedia di quattro anni fa, Andrea Pedretti era uscito con una nota di sospensione sulla patente di quattro mesi e con il concorso di colpa per l'incidente. Ieri, davanti a mille persone ammutolite dal dolore, si sono svolti i funerali di Claudio Facchini. Il ragazzo, che aveva compiuto 17 anni il giorno prima dell'incidente, aveva lasciato gli studi per ragioni di famiglia un anno fa, e aveva trovato un posto da operaio tornitore. Lavorava per dare una mano alla famiglia. Ora si attendono gli esiti delle ricerche del suo investitore. Franco Giubilei Un mazzo di fiori per Mark, il bimbo filippino anche lui vittima di un «pirata»
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