Cane che abbaia commette un reato

Cane che abbaia commette un reato La Cassazione conferma il mese di arresto per il padrone dell'animale Cane che abbaia commette un reato l giudici: basta che un solo vicino si lamenti ROMA. Cane che abbaia non morde ma può disturbare, soprattutto se lo fa di notte. E non è necessario che tutti si lamentino: basta anche un solo vicino. Per misurare, poi, quanto possa dar fastidio il latrare in questione non servono perizie: bastano «criteri oggettivi» che si riferiscano alla sensibilità media. Con queste motivazioni, la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di un uomo dichiarato colpevole dal pretore di Monselice e dalla corte d'appello di Venezia perché, non impedendo l'abbaiare di due cani di sua proprietà durante la notte, disturbava una vicina. Il padrone degli animali era stato condannato a un mese di arresto. I magistrati di Venezia avevano tenuto conto anche del fatto che la vicina aveva già presentato un esposto ai vigili urbani, era già ricorsa al giudice conciliatore, e aveva «convincentemente» asserito che il continuo latrare le impediva di dormire. L'uomo aveva presentato ricorso contro la prima sentenza di condanna, affermando tra l'altro che la corte d'appello aveva «omesso di pronun¬ ciarsi sul superamento dei limiti di normale tollerabilità». Secondo la Cassazione, per accertare che si siano superati i limiti di tollerabilità è sufficiente una valutazione oggettiva fatta con criteri oggettivi riferibili alla sensibilità media delle persone che vivono nell'ambiente ove i rumori vengono percepiti, senza bisogno di perizie. La Suprema Corte ha anche osservato: «Nel caso in esame, che il latrare dei cani (specialmente notturno) fosse percepito da più persone è provato dal fatto stesso che l'imputato ha portato dei testimoni che hanno implicitamente confermato il fenomeno». La motivazione della decisione d'appello, poi, non si presta a censure: al di là «del dato secondo il quale il continuo abbaiare di notte può disturbare il riposo dei vicini, correttamente la Corte territoriale ha ricordato sia le precedenti denunce sporte dalla parte lesa sia, in particolare, il ricorso al giudice conciliatore», di fronte al quale lo stesso padrone «aveva riconosciuto le buone ragioni della controparte, impegnandosi, ma, evidentemente, senza mantenere l'impegno, a eliminare la turbativa». [Agi] L'allarme lanciato dalla Confcommercio: «Investiti dai boss in Riviera Adriatica 1800 miliardi» Ma in Romagna ribattono: conta che i soldi non siano falsi e non arrivino da delinquenti

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