Capolavori barbari di un Munch di oggi
LA TIGRE APPEL LA TIGRE APPEL Capolavori barbari di un Munch di oggi IL pittore olandese (Amsterdam, 1921 (Karel Appel non ha certo bisogno di presentazioni, e i torinesi ben lo conoscono in presa diretta per le molte mostre che la galleria Narciso gli ha dedicato in questi decenni. L'esposizione ora in corso, sempre alla Narciso, è di particolare interesse per la qualità delle 18 importanti opere presentate, che coprono l'arco di tempo dal 1961 al 1994. Subito emerge la coerenza del discorso di Appel: i dipinti più antichi hanno lo stesso linguaggio di quelli più recenti. I colori sono sempre vivi, smaglianti, puri e su ogni quadro si danno battaglia più coppie di complementari, generando quella festosità barbara che è il primo messaggio di Appel. In secondo luogo non vi è mai ricorso all'astrazione, al sogno e al surrealismo. Sono soggetti concreti come le maschere e i totem cui spesso l'artista direttamente si ispira, ma in un clima, ripeto, di gioia ed euforia. Karel Appel, che da tempo vive in America, è certamente un espressionista con dirette ascendenze in Munch, precursore di tutti gli espressionisti. Si vedano in mostra le quattro variazioni sul tema dell'Abbraccio, figlie dirette del cele¬ bre «Bacio» di Munch. Karel Appel è un grande colorista, che non lesina il pigmento e pare spremerlo direttamente dai tubetti. Ma Karel Appel è anche un forte disegnatore, un maestro del segno. Unendo queste sue indubbie doti egli vuole cantare, per la gioia di chi guarda le sue opere, la «canzone dell'uomo selvaggio» come egli stesso scrive in una sua poesia programmatica. Un «selvaggio» inteso come mito che una mente complessa e moderna costruisce per arrivare all'arte, cosi come Gauguin seppe usare i contadini bretoni e i figli felici delle isole Marchesi e di Tahiti. In mostra «Il ragazzo con i maiali» è un vero omaggio ai dipinti bretoni di Gauguin. I personaggi di tutti i dipinti sono «tigri dietro le sbarre», sono caricati di energia come i feticci dei primitivi, e questa energia proiettano con forza insuperata nell'arte del nostro secolo (si veda «Amore immaginario», che sembra preannunciare l'Eros virtuale olografico). L'AMERICA DI SANDY Un giardino di fronte a una casetta di legno, la tipica abitazione monofamiliare americana, una villetta eguale a tante altre, se non fosse che questa è tutta rosa, e rosa sono anche le sedie a sdraio, l'ombrellone, persino l'erba e un albero. Blu sono invece le decine di scoiattoli che sbucano da ogni dove, affollando quel «raccolto angolo di Paradiso». Sembra la descrizione di un sogno in technicolor, quasi un incubo fobico: è invece una delle venti grandi immagini Cibachrome (nella foto, «Gathering Paradise»), di Sandy Skoglund esposte da Photo fr Co. in via dei Mille 36 fino al 20 aprile. Nata a Quincy nel Massachusetts nel 1946, la Skoglund è una delle più importanti artiste statunitensi contemporanee. Nel 1980 le è stato conferito il premio per la fotografia del National Endo- Beppi Zancan Karel Appel Galleria Narciso piazza Carlo Felice 18 orario 10-12;30 e 15,30-19,30 chiuso lunedì e fest. Fino al 24 aprile SKOGLUND wment for the Arts e nel 1988 ha vinto il primo premio per la scultura della New York Foundation for Arts. Infatti non è soltanto fotografa, e queste immagini così colorate e surreali non sono realizzate con il computer o con espedienti di postproduzione. Sono ambientazioni costruite con estremo realismo e poi colorate con quelle tinte un po' assurde prima d'essere fotografate senza elaborazioni in sede di stampa, né uso di filtri. Per questo ogni set di posa è anche un'opera a sé stante, una grande installazione che, con l'uso ossessivo del colore e l'inserimento di animali in situazioni paradossali, comunica l'angoscia della «normale» vita quotidiana in Usa. [g. e] Galleria Photo & Co. via dei Mille 36 Orario: martedì-sabato 10,30-13 e 16,30-20 Fino al 20 aprile
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