Frankenstein postmoderni

Frankenstein postmoderni Frankenstein postmoderni E' in pericolo la diversità genetica mutazioni e ricombinazioni genetiche, che generano variabilità. La selezione naturale sceglie poi quei pochi che sono più «adatti» a sopravvivere in un certo ambiente. I progressi scientifici e tecnologici nel campo della genetica sembrano offrire la possibilità di intervenire sulla selezione naturale, impoverendola, sulla diversità genetica. Questo può portare a cambiamenti evolutivi più rapidi e alla destabilizzazione di caratteristiche delle specie generate dalla loro coevoluzione con l'ambiente. Non è facile prevederne gli effetti sulla lunga distanza. Bioetica. Neologismo coniato nel 1971, a partire da due vocaboli greci: bio-vita ed etos-morale. Esprime la necessità per lo scienziato, posto di fronte a radicali mutamenti della scena biomedica, di ripristinare un rapporto tra valori morali, cultura umanistica e scienze della vita. Marina Verna SI è parlato diffusamente del caso Dolly, ovvero della possibilità di clonare mammiferi, e questo ha offerto lo spunto per discutere di ingegneria genetica applicata, di quello che l'innovazione scientifica può portare nella nostra vita futura. Tutti discorsi molto pertinenti, e tuttavia io guardando Dolly ho pensato soprattutto agli animali domestici: a quale brutta fine abbiamo decretato per loro. Sì, perché il dibattito dei nostri giorni si è concentrato soprattutto sull'uomo: si è parlato di dignità della vita umana, di grande dono divino da salvaguardare, di un pericolo faustiano postmoderno... tutte sacrosante verità, ma tutte intrise di un antropocentrismo sconcertante. E questo è ancora più sorprendente se si tiene conto che non già la scienza è responsabile di queste aberrazioni applicative, ma proprio l'antropocentrismo. Possibile che davvero siamo così ciechi ed egoisti? In fondo se non abbiamo un occhio di riguardo per gli animali domestici, che sono stati i compagni storici del progresso umano, quale altra diversità potremmo comprendere e salvaguardare? L'esempio di Dolly, infatti non rappresenta un pericolo immediato per l'uomo, bensì decreta la fine degli animali domestici. Un tempo, molti lo ricorderanno, c'erano le razze locali, frutto del lavoro paziente dei nostri progenitori, e questi animali avevano caratteristiche rispondenti all'ambiente in cui vivevano. Poi con l'avvento dei capannoni intensivi tutto questo patrimonio genetico è stato distrutto con estrema superficialità. Oggi si corre verso la produzione in scala di uno stesso animale, attraverso tecniche particolari - come la divisione chirurgica degli embrioni, il cosiddetto splitting, e per l'appunto la clonazione - e il perché è presto detto. In un mondo abituato all'uniformità organolettica, si pensi alle bibite o alle merendine, la diversità biologica viene vissuta come un disvalore e pertanto anche la zootecnia si adegua. Ma i biologi sanno benissimo che in natura la diversità genetica è un valore, per questo la scelta riproduttiva sessuale, che crea continuamente individui diversi nel patrimonio innato, è stata nella storia evolutiva una scelta vincente. La diversità all'interno di una specie è un bene prezioso perché permette alla popolazione di fronteggiare con plasticità le malattie, le variazioni climatiche, i rivolgimenti ambientali. Ecco perché questa corsa all'omologazione genetica e a mio avviso il primo passo verso la distruzione delle specie domestiche. I maiali, cui sono stati inseriti ormoni della crescita umani, hanno uno sviluppo spavento¬ so, ma poi le loro articolazioni e le loro ossa si spezzano perché non sono in grado di sopportare quel peso. Un altro esempio sono gli animali mosaico, realizzati fondendo embrioni di specie differenti - la famosa quallina, frutto della fusione di un embrione di quaglia con uno di gallina, e la caprecora, frutto della fusione di un embrione di capra con uno di pecora. Questi animali hanno quattro genitori e in pratica non hanno un'identità genetica perché albergano nel loro corpo popolazioni cellulari differenti. Sono dei Frankenstein postmoderni, realizzati assemblando pezzi di diversa origine. La difesa delle specie in via di estinzione è diventata ormai patrimonio culturale di tutti, quello che invece stenta ad essere compreso è il grande debito morale che l'uomo ha nei conversi degli animali domestici. Questi animali sono infatti il frutto di un intervento storico dell'uomo che ne è stato a tutti gli effetti, non dico l'artefice, ma il fattore coevolutivo più importante. Ora De SaintExupéry nel famoso «Piccolo Principe» ci dice che si diventa responsabili per sempre di quello che si è addomesticato: converrebbe rileggere attentamente quanto ci ha detto Jonas sul principio di responsabilità. Roberto Marchesini Presidente del Comitato difesa animali d'allevamento

Persone citate: Marina Verna, Piccolo Principe, Roberto Marchesini