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«Per lei sogno una vita vera» «Per lei sogno una vita vera» La madre: seguo ogni minuto i suoi importanti miglioramenti GENOVA. Federica Schiaffino Borgo parla con tono cortese, senza perdere mai umanità e autocontrollo. Signora Schiaffino, che cosa prova in questo momento? «Io e mio marito abbiamo voluto dare a nostra figlia un'opportunità, l'unica opportiuiità possibile, dopo che i medici ci ivevano assicurato che c'erano probabilità di farcela». E adesso quali sono le sue speranze? «Seguo ogni minuto i miglioramenti, importantissimi, di mia figlia. Cerco di non farmi coinvolgere dall'emotività, dalla tensione, dalla minima forma di entusiasmo. So che devo essere così, anche dentro di me». I medici di Miami hanno detto che Eugenia potrà diventar una ragazza come tutte le altre, crescere, fare sport, studiare, sposarsi, avere dei figli. Lei ne è convinta? «Sì, altrimenti non saremmo venuti in America. Io sogno per mia figlia una vita normale, come quella che ho avuto io». Come ha vissuto questi dieci mesi dalla nascita di Eugenia? «Non sono stati facili: la bimba è nata a Genova all'Istituto Gaslini. Nella disgrazia questo fatto s'è trasformato in una fortuna, perché al Gaslini ci sono gli strumenti e i medici per effettuare le diagnosi più difficili. Dopo la nascita di Eugenia siamo tornati due volte al Gaslini per nuovi controli, analisi e terapie urgenti: la bambina non è mai stata in grado di alimentarsi normalmente. Questo ha portato poi ai trapianti che le hanno praticamente ricostruito tutto il settore digerente e legato alla nutrizione». Come siete arrivati a Miami? «I medici del Gaslini ci avevano già in parte informati. Poi è subentrato un amico medico che s'era specializzato con Tzakis che è, lo dico senza esagerare, un genio, ma è anche una persona di eccezionale umanità. Dopo gli opportuni contatti, mi mese fa siamo partite in tre: io, mia madre e la bhnba. Abbiamo trovato un ambiente stupendo. E, devo dirlo, le spese non sono state neppure astronomiche». Quando tornerà in Italia? «Non faccio previsioni. Nessuno dei medici s'è ancora espresso sui tempi», [p. 1.]