La guerra dei 2 delfini

La guerra dei 2 delfini La guerra dei 2 delfini La forca contro il doppiopetto LA SUCCESSIONE AL LEADER PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Candidato unico alla propria successione, Jean-Marie Le Pen riceverà oggi il suffragio unanime dei 2200 congressisti. Ma dopo quasi mezzo secolo di battaglie politiche, il sessantottenne leader Fn - che entrò all'Assemblée Nationale con Pierre Poujade a soli 27 anni - appare, se non logoro, perlomeno minacciato dalla senilità. Le Politiche del '98 saranno - si mormora - la sua ultima grande occasione: alle Presidenziali Duemiladue, il Front National avrebbe interesse a non presentare più un Grande Vecchio che terminerebbe ottuagenario il mandato. Ecco allora profilarsi dietro l'unanimismo di facciata correnti e duelli interni per assicurarsi l'egemonia sul dopo-Le Pen. Battaglia felpata, ma non priva di colpi bassi. Jean-Marie Le Pen, in ogni caso, non ha per ora alcuna intenzione di abdicare. E a chi vedeva in Bruno Mégret - sindaco di Vitrolles per interposta moglie - il suo delfino, replicò in febbraio: «Al Fronte Nazionale non esistono Numeri Due». Furono in parecchi, nel Fn, a rallegrarsi di quella uscita. Il nvùeo fondatore - i «puri e duri» del fronti- smo che accompagnarono Jean-Marie Le Pen sin dalle origini gruppuscolari e ultraminoritarie (nel '74, contro Giscard, non raccolse neppure l'l%) - lo giudica in effetti un erede illegittimo. Le sue colpe: l'essere giovane (oggi sulla quarantina, non ha evidentemente potuto fare la Guerra d'Algeria), uscire da una Grande Scuola per commis statali, avere dietro le spalle una militanza nella Destra classica - quella in doppiopetto - e, soprattutto, nutrire ambizioni «finiane». Mégret attenderebbe in altre parole la morte (almeno «politica») di Jean-Marie Le Pen per rivederne il modello imitando lo strappo di Gianfranco Fini con la tradizione almirantiana. L'interessato nega. E aggiunge: «Non ripeterò mai gli errori di Rocard» - eterno secondo, rancoroso e amaro «con Mitterrand». A parte i fe¬ delissimi (notabili conservatori, qualche intellettuale, funzionari di partito e quadri dei sindacati che gravitano attorno al Front National) pochi gli credono. E il suo tatticismo esaspera ancor più gli avversari. La loro è una coalizione assai eterogenea, che trova nella megretfobia l'unico filo conduttore. La guida l'europarlamentare Bruno Gollnisch Le sue truppe comprendono la Vecchia Guardia tout court, ed esponenti del cattolicesimo tradizionalista o lefebvriano. E' il lepenismo - direbbe Bruno Mégret - arcaico. Quanto a Jean-Marie Le Pen, diffidando dei troppi amici pronti a tradirlo alla prima défaillance, preferisce loro una «guardia presidenziale» (malgrado gli piaccia farsi chiamare «le chef», il capo, la carica statutaria che ricopre è quella di presidente) home made. Yann, Marie e marie-Caroline, le tre figlie, si sono viste affidare mansioni discrete ma d'interesse strategico per la leadership del movimento. Quanto al genero, Samuel Marechal, dirige la federazione giovanile e il settimanale lepenista «National Hebdo». «Priorità alla famiglia» in casa Le Pen non ò solo uno slogan politico. [e. bn.] Ma il padre-padrone non designa eredi e si fida soltanto dei suoi familiari BRUNO MÉGRET Delegato generale del Fronte Nazionale, deputato europeo e consigliere regionale. BRUNO GOLLNISCH Segretario generale del Fronte Nazionale, deputato europeo, consigliere regionale.

Luoghi citati: Algeria, Parigi