« La loro è stata una manovra assurda »
La loro è stata una manovra assurda « La loro è stata una manovra assurda » L'ammiraglio Mariani: nessuna responsabilità italiana E ROMA SCLUDO categoricamente che possa esserci una responsabilità italiana». La replica di Angelo Mariani, ammiraglio di squadra e capo di Stato Maggiore della marina italiana, è netta, e giunge alla fine di una dettagliata ricostruzione dell'incidente avvenuto due sere fa che ha portato al capovolgimento di un'imbarcazione albanese. «Il dragamine albanese era partito da Valona. Era già stato avvistato dalla nave italiana Zeffiro, ma, invece di obbedire alle intimazioni di tornare indietro, aveva proseguito. La Zeffiro allora aveva avvertito le altre navi presenti in quelle acque, segnalando la sua rotta. Quando è giunto sotto il controllo della nave corvetta Sibilla, il capitano, Fabrizio Laudadio, ha cercato di portarsi a portata di voce». Che cosa ha fatto esattamente? «La Sibilla era già stata avver¬ tita del comportamento anomalo della nave albanese e ha cercato di agire con la massima prudenza. Ha messo in allarme le prefetture dei centri della costa italiana segnalando la rotta della nave fuggiasca, per dare modo di predisporre le forze di recupero lungo le spiagge. Dopo ha cominciato una manovra di avvicinamento». Si è parlato di speronamento... «Nessuno speronamento e basta considerare le modalità della manovra del Sibilla per rendersene conto. La corvetta si è avvicinata molto piano, mettendosi sulla sua scia di poppa. E non ci si mette di poppa se si intende speronare un'altra imbarcazione. Il comandante Laudadio intendeva, invece, effettuare un altro invito a tornare indietro con il megafono e voleva dunque essere abbastanza vicino da farsi sentire. Dai 50 metri di distanza fra le due navi del mo¬ mento in cui la Sibilla si è portata sulla scia di poppa del dragamine, doveva arrivare a circa 20 metri. Mentre la manovra era in corso, la motovedetta albanese è partita all'improvviso, virando sulla destra, con uno scatto brusco. Il comandante Laudadio ha dato immediatamente ferma e macchine indietro, ma l'abbrivio era tale da non poter evitare l'urto». A che velocità stava andando la Sibilla? «Quando ha iniziato a mettersi sulla sua scia di poppa era a una velocità di 7 nodi, vale a dire circa 10 km/h. L'altra nave, invece, viaggiava a circa 56 nodi. Non sono velocità elevate, anzi si può dire che le navi andavano a passo d'uomo. L'urto, infatti, è stato piuttosto lieve». Come mai allora la motovedetta albanese si è rovesciata? «Ritengo che la causa sia da attribuire a più fattori. Quan- do gli albanesi a bordo del dragamine si sono resi conto della manovra si sono portati tutti sul lato opposto della nave, squilibrandola. La virata brusca e l'urto hanno fatto il resto». Se non c'era intimidazione da parte della Sibilla, perché secondo lei la mo¬ tovedetta albanese avrebbe compiuto quella virata improvvisa? «Questo è un mistero. Si possono fare solo alcune ipotesi. Il capo della marina albanese mi ha confermato che l'imbarcazione era stata trafugata da alcune persone della malavita albanese. A quanto sembra vi II capo di Stato Maggiore «Hanno sbilanciato la barca e si sono rovesciati. A bordo 100 persone? Fantasie» L'ammiraglio Mariani, capo di Stato maggiore della Marina militare
Persone citate: Angelo Mariani, Fabrizio Laudadio, Laudadio, Mariani, Quan
Luoghi citati: Roma
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