L'urlo dei fantasmi di Pierangelo Sapegno

L'URLO DEI FANTASMI L'URLO DEI FANTASMI ABRINDISI VEVA gli occhi rossi, bagnati d'acqua come il cielo, e urlava disperato il nome di suo figlio, che aveva due mesi e che il mare si era ingoiato davanti a lui. Questa è la cronaca di una notte dei fantasmi, che ha ucciso il sogno italiano degli albanesi. E' la cronaca di una notte simbolo, nell'esodo di un popolo verso la vita e incontro alla morte. Sull'imbarcadero rischiarato dai fari, c'era il solito vento maledetto e c'erano Iryna e Urak che si stringevano fra loro e poi c'è Domy che correva dietro al cordone dei poliziotti allungando una mano, una parola, un grido, come se bastasse ad afferrare qualcosa, a restituire qualcuno che non c'è. Acqua e gelo sputa il mare, sulla banchina. E dalla vedetta ••809" scendono i primi venti naufraghi, le prime facce del dolore, con gli occhi di fuori e i capelli bagnati di salsedine, mentre Iryna e Uraq restano a bocca aperta stringendosi più forte, e Domy grida più aito, perché non c'è sua moglie e non ci sono i suoi due bimbi tra ciucili che sfilano dietro al cordone. Sono le due di notte, e questo vento maledetto mischia altre grida, leva altro orrore sulla banchina. Pierangelo Sapegno CONTINUA A PAG. 3 TERZA COLONNA